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Cultura

ANTESIGNANO DEL CONCILIO

LIVIO GHIRINGHELLI - 23/10/2015

congarRicorre quest’anno il ventennale della scomparsa di uno dei padri conciliari che più attivamente e significativamente attesero all’elaborazione di quei decreti e risoluzioni, che svecchiarono la Chiesa dopo un cammino travagliato e pieno di scontri cogli irrigidimenti tipici della sua struttura secolare: il padre domenicano Yves Congar.

Nato a Sedan nelle Ardenne il 13 aprile 1904, Congar vive il dramma della prima guerra mondiale; entra in Seminario nel 1921 per rivolgersi quattro anni dopo verso l’Ordine dei Predicatori. Studia teologia a Le Saulchoir sotto la guida eminente di p. Marie-Dominique Chenu. È un ambiente caratterizzato da grande apertura spirituale e culturale. Meditando sul cap.17 del Vangelo di Giovanni, che ci propone la triplice preghiera di Gesù, per la sua glorificazione, per i discepoli (“Padre Santo, conservali nel tuo nome, che mi hai dato, affinché siano uno come noi”) e per la Chiesa (”Io ho dato loro la gloria che tu mi hai dato, perché siano uno come noi siamo uno”), Congar scopre quella vocazione ecumenica, che ispirerà tutta la sua esistenza, la preghiera, lo studio, l’apostolato in un desiderio insopprimibile di fedeltà alla Parola.

Sono gli anni in cui tale prospettiva ha trovato smentita nell’enciclica Mortalium animos di Pio XI (6 gennaio 1928): vi si condannavano i cosiddetti movimenti pancristiani: l’unità non può sorgere che dal ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, sotto la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori.

Congar è ordinato prete nel 1930 e l’anno successivo diviene docente di teologia a Le Saulchoir. La stessa parola ecumenismo rende sospetto chi la pronuncia, ma coraggiosamente egli, affidandosi alla riflessione biblica e patristica e non all’apologetica post-tridentina o all’ecclesiologia giuridica e autoritaria della Chiesa di Roma, si orienta verso il superamento delle divisioni inveterate, delle scomuniche reciproche, delle sordità al dialogo.

 Dal 1935 è segretario della prestigiosa rivista Revue des sciences philosophiques et théologiques. Pubblica nel 1937 il volume Cristiani disuniti, inaugurando la collana Unam Sanctam presso le Editions du Cerf.

Partecipa nei servizi di sanità al secondo conflitto mondiale e dopo la disfatta del 1940 subisce il campo di prigionia in Germania sino al 1945. Deve affrontare il clima plumbeo della seconda parte del pontificato di Pio XII: dalla paura si trascorre alle condanne d’ogni dissenso o revisione.

I ricordi e le osservazioni contenuti nel suo Journal d’un théologien, 1946-1956, accanto ad altri scritti autobiografici, lettere o stralci, denunciano i caratteri di una persecuzione da sistema poliziesco, da gendarmeria spirituale, che qualificano la Curia verso le idee nuove. Congar vi coglie – sono parole forti, forse troppo – religiosità formale, ritualismo, ipocrisia. La Basilica di San Pietro gli appare fatta per le grandi cerimonie della cattolicità, ma poco adatta alla preghiera interiore. Ha l’impressione di un mondo chiuso, terra ideale dei carrieristi.

Il sistema – mediocre – fabbrica servitori a sua immagine. Unica eccezione o quasi mons. Giovanni Battista Montini per la sua apertura intellettuale e larghezza di spirito. Nel 1948 si vieta a Congar di partecipare all’assemblea di Amsterdam costitutiva del Consiglio ecumenico delle Chiese. L’integrismo si affida all’Enciclica Humani Generis (12 agosto 1950) e Congar lo denuncia nello stesso anno in Vera e falsa riforma della Chiesa. Ci vede una specie di Sillabo moderno.

È la sconfessione di ogni istanza di rinnovamento espressa dalla cosiddetta Nouvelle Théologie (che vede accomunati sullo stesso fronte p. Chenu, futuro autore della Gaudium et spes e i teologi gesuiti Henri de Lubac – attenderà alla Dei Verbum – e Jean Daniélou) alla luce del confronto nella dogmatica con gli sviluppi della filosofia contemporanea.

Al centro il problema dell’immutabilità e storicità della verità, il rapporto tra natura e grazia, i temi delle religioni non cristiane e del marxismo. Segue di Congar nel 1953 Punti-base per una teologia del laicato. Nel 1954 la vitalità del cattolicesimo francese si vede umiliata l’esperienza dei preti operai e Congar, nel mirino del Sant’Uffizio da tempo, viene rimosso dall’insegnamento e dalla possibilità di pubblicare.

È il tempo dell’esilio a Gerusalemme, Cambridge, Strasburgo: qui con l’autorizzazione del vescovo locale può insegnare teologia sino al 1958. Sempre nel 1958 pubblica il testo Quod omnes tangit ab omnibus tractari et approbari debet.

Col pontificato giovanneo si ha la riabilitazione di Congar, è prima nominato consultore della Commissione teologica preparatoria del Concilio Vaticano II, poi spicca il suo apporto soprattutto al Decreto Unitatis redintegratio sull’ecumenismo.

Alla poesia segue purtroppo la stagione della prosa, dell’attuazione faticosa dei deliberati di fronte a tante resistenze, difficoltà interpretative. Dal 1970 si naviga tra gli scogli e le secche. Congar verifica che progressi significativi si sono compiuti, ma il vero nodo da sciogliere è ancora quello della struttura, che le diverse Chiese si sono date nei secoli, della necessità per ciascuna di reinterpretare i propri dogmi rileggendoli alla luce della Scrittura, della storicizzazione della propria tradizione, di trovare il nucleo essenziale entro il grande alveo della tradizione comune.

Certo è da escludere realisticamente, al momento, il mero ritorno delle Chiese sorelle, come non si può accettare il differimento dell’unità all’orizzonte dell’escatologia. Congar ha fatto seguire a Cristiani disuniti Cristiani in dialogo (1964) e Diversità e comunione (1982).

Colpito, già nel 1968, da una grave malattia neurologica, Congar è creato Cardinale diacono da Giovanni Paolo II nel 1994, ma dispensato, per le sue condizioni, dall’ordinazione episcopale. Muore il 22 giugno 1995 e riposa nella cripta dei domenicani nel cimitero di Montparnasse. La grande lezione di umiltà, semplicità, fraternità e misericordia di papa Francesco è sicura garanzia della rotta segnata da Congar.

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