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Economia

LE BANCHE CHE CAMBIANO

GIANFRANCO FABI - 30/10/2015

ubibancaIl 10 ottobre cinquemila soci di UBI banca riuniti in assemblea hanno votato quasi all’unanimità la trasformazione della banca popolare in società per azioni. UBI banca è un grande gruppo a cui fa capo anche la Banca popolare di Bergamo, fortemente presente in provincia di Varese dopo aver assorbito negli ultimi anni il Credito Varesino e la Banca popolare di Luino e di Varese. La trasformazione in SPA era allo studio da tempo e la nuova legge, varata all’inizio dell’anno dal Parlamento, ha reso obbligatorio un passo che prima appariva più complesso e difficile.

Il cambiamento non avrà, almeno a breve, alcun riflesso sull’operatività delle banche interessate e quindi sulla clientela, mentre qualche contraccolpo, è presto per dire se positivo o negativo, lo avranno gli azionisti. Il perché è presto detto: mentre prima, come soci di una banca popolare, ogni azionista poteva contare su di un voto in assemblea indipendentemente da numero di azioni possedute, adesso, come soci di una società per azioni, i piccoli azionisti non conteranno praticamente nulla perché le decisioni saranno prese dai soci che posseggono un grande numero di azioni: già ora i fondi di investimento e i fondi istituzionali hanno più del 40% del capitale di UBI e quindi saranno loro a decidere nomine e strategie dell’istituto.

In prospettiva c’è anche la possibilità di una fusione di UBI con un’altra banca: si era parlato del Monte dei Paschi di Siena, da tempo alla ricerca di un sostegno finanziario, o di una possibile integrazione con il Banco popolare, la banca di Verona che riunisce anche le popolari di Lodi e Novara ed è presente a Varese con le insegne del Credito Bergamasco. È più che probabile che entro l’anno prossimo qualcosa si muova sia perché tutte le dieci grandi banche popolari dovranno trasformarsi in società per azioni, sia perché, pur essendo fondamentalmente solido, il sistema del credito deve comunque ancora rafforzarsi anche per rispettare o nuovi criteri patrimoniali imposti prudenzialmente dalla Banca centrale europea.

In provincia di Varese sono attivamente presente anche altre grandi banche popolari che si trasformeranno in società per azioni con in primo piano la Banca popolare di Milano, il Credito valtellinese e la Banca popolare di Sondrio, ma sono presenti anche sportelli di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza.

In questa panoramica non possiamo dimenticare, oltre alle popolari, la presenza consolidata delle due grandi banche italiane, Banca Intesa, che ha raccolto l’eredità della grande Cassa di risparmio delle provincie lombarde e della Banca commerciale italiana, e Unicredit, che è nato dal Credito italiano e da altre banche locali. Così come presenti sono altre importanti banche estere come Paribas, che ha acquisito la Banca nazionale del lavoro, Crèdit agricole, presente con Cariparma, o la tedesca Deutsche Bank e la britannica Barclays.

La provincia di Varese ha quindi una presenza bancaria di tutto rispetto anche se ha perso quasi completamente le banche locali. L’unica presenza è infatti ora costituita dalla Banca di credito cooperativo di Buguggiate e Busto Garolfo, una piccola, ma significativa realtà espressione del mondo molto importante delle casse rurali.

Tutto il sistema bancario appare comunque in movimento anche per l’attuazione di quella unione bancaria europea destinata non solo ad unificare l’attività di vigilanza, ma soprattutto a definire criteri sempre più stringenti a livello di requisiti patrimoniali e di trasparenza gestionale. E sempre nell’ambito dei regolamenti europei è stata recepita anche in Italia la direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche (Bank Recovery and Resolution Directive), una direttiva che cambia sostanzialmente le regole per gli istituti di credito in difficoltà, ipotesi purtroppo tutt’altro che remota dato il prolungarsi della stagnazione economica e la forte quantità dei crediti in sofferenza. Con le nuove regole viene in pratica introdotto il “bail in”, cioè il fatto che al salvataggio della banca debbano innanzitutto contribuire i fondi interni, innanzitutto gli azionisti (per definizione possessori di un capitale di rischio), ma poi progressivamente tutti coloro che hanno in qualche modo apportato capitali alla banca, compresi i clienti-risparmiatori per la quota di depositi oltre i centomila euro.

Tutti questi elementi portano tuttavia a sperare che il sistema bancario locale, anche se espressione di grandi banche nazionali o internazionali, saprà ancora affiancare le famiglie e le imprese in un momento di necessaria spinta alla riconquista della fiducia e alla ripresa economica. A Varese le imprese hanno registrato nelle ultime settimane una minore difficoltà ad ottenere crediti: sicuramente un buon segnale.

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