Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

NOSTALGIA D’UN CORSARO

MANIGLIO BOTTI - 30/10/2015

pasoliniChe cosa avrebbe detto e scritto Pier Paolo Pasolini sulla vicenda dei migranti? E di quest’Italia in crisi perenne? Di Tangentopoli? Delle tivvù commerciali e della discesa (e lunga permanenza) in campo di Silvio Berlusconi? E prima ancora degli anni di piombo…?

Queste e altre domande si poneva, qualche settimana fa, un giornalista esperto di letteratura e di costume per poi concludere che si trattava di un ozioso e inutile esercizio retorico. Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali italiani più importanti del nostro Novecento, e anche uno dei più discussi, da tempo non è più tra noi. Fu assassinato nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975, esattamente quarant’anni fa. Il suo corpo fu trovato massacrato all’idroscalo di Ostia, dove il poeta e scrittore e regista s’era appartato per un “incontro amoroso” con un ragazzo di sedici anni: Pino Pelosi, detto la Rana. Il ragazzo venne poi arrestato, accusato e ritenuto il principale responsabile della morte dell’artista.

Di Pier Paolo Pasolini, anche su questo giornale, s’era parlato l’inverno scorso in occasione della proiezione nelle sale del film “Pasolini”, appunto, diretto dal regista italo-americano Abel Ferrara e interpretato dall’attore Willelm Dafoe. Un film presuntuoso e non riuscito, secondo noi, che, infine, non aveva saputo scavare nel personaggio e non gli aveva conferito un giusto spessore.

Che cosa avrebbe detto oggi Pier Paolo Pasolini… Se fosse stato vivo, avrebbe avuto novantatré anni. L’esercizio di domandarsi quali sarebbero state le sue opinioni applicate alla storia presente – lui che era così poco organico e trasgressivo, sempre politicamente scorretto, andando a rivedere i suoi interventi di quaranta e passa anni fa – appare davvero vuoto di significato. Come chiedere a un Gabriele D’Annunzio un parere sulle voci poetiche di oggi.

Ricordando i suoi famosi Scritti Corsari – come vennero poi raccolti e come s’intitolava la rubrica con quale ci intratteneva sul Corriere della Sera diretto dal “liberale aperto” Piero Ottone – sono citati spesso due momenti: quello in cui, dinanzi alle furibonde lotte metropolitane tra studenti e celerini, lui si schierava a favore dei celerini, i veri proletari, mentre gli altri erano figli (e continuatori) della borghesia che detestava; e quell’altro “scritto corsaro” in cui decretava la scomparsa d’estate nel nostro mondo oscuro mondo e nei nostri prati delle lucciole. Questa seconda constatazione o previsione, come si poté notare negli anni seguenti, non si confermò. Le lucciole tornarono, a dimostrazione che la storia, e la natura, corre sempre in un modo diverso da come, spesso, la interpretano gli uomini. E poi le sue dure prese di posizione, lui che fin dalla seconda metà degli anni Quaranta si proclamava comunista, e liberamente omosessuale ma contro il divorzio e contro l’aborto…

Pier Paolo Pasolini non va giudicato o incasellato né a posteriori né, tantomeno, a priori per i suoi commenti e per le sue esternazioni perché era un poeta, e come tale soggetto alle emozioni, al sentimento e alle contraddizioni. Anche per quanto riguarda i suoi film. Egli stesso, rivolgendosi a un ipotetico “nuovo lettore” dopo la presentazione di uno dei suoi libri di versi “Poesia in forma di rosa” (1964) scriveva: “…Ho girato molti films (dal Vangelo secondo Matteo, a cui stavo lavorando quando ‘Poesia in forma di rosa’ è uscito, a Uccellacci e uccellini, Edipo Re, Teorema, Porcile, Medea): tutti questi films io li ho girati ‘come poeta’…”.

Fu una scelta in un certo qual modo poetica anche la sua morte? Enzo Siciliano, che gli era amico, autore del libro “Vita di Pasolini” a un certo punto dice: “Pasolini chiese a se stesso di morire? Il suo assassinio fu un assassinio per delega? (…) Le ‘cacce’, replicate notte su notte, sembrano contenere la conferma irrefutabile che egli si predisponesse quotidianamente al supplizio: asseconderebbero il richiamo di un eros dai funebri colori…”. Ma anche queste domande sono a destinate a restare vuote, vaganti nell’aria a mezzo di una vita forse vissuta come poesia e però fagocitata da una squallida realtà.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login