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Chiesa

I CAGNOLINI E LE BRICIOLE

MASSIMO CRESPI - 28/01/2012

Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i discepoli gli si accostarono implorando: “Esaudiscila, vedi come ci grida dietro”. Ma egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”. Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita. (Matteo 15, 21-28)

 

Può succedere che Gesù non ci rivolga neppure una parola, nemmeno se la nostra supplica ha motivazioni reali, di vera richiesta d’aiuto; nemmeno se chiediamo di venire soccorsi per qualcosa di importante, di vitale; e nemmeno se tutti coloro che ci ascoltano comprendono le nostre preghiere reclamanti pietà. Accade verso le parti di Tiro e di Sidone, quando la donna Cananea grida tutta la sua sofferenza a Gesù, una sofferenza toccante, estrema, che riguarda la propria figlia. Quei discepoli presenti implorano Gesù di intervenire, quasi increduli nel vederlo reticente e disinteressato, quasi indispettiti nel considerarlo distratto, svogliato…

Può succedere che Gesù non ci risponda se l’imploriamo pregandolo di intervenire per il nostro bene. Tuttavia succede che parli, risponda, se ci prostriamo davanti a lui; così capita nel racconto della donna Cananea: “Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose”.

Che vuole dunque Gesù? Che ci si umili sino a strisciare per terra? Non pensiamo. Crediamo piuttosto che serva qualcosa di più di una semplice quanto facile domanda di aiuto. Occorre l’insistenza quale segno di buona volontà, quale prova d’inevitabilità della richiesta, necessariamente posta. Ma serve pure quel gesto fisico che costa sacrificio: prostrarsi; lo sforzo che esprime l’intenzione di offrire se stessi in cambio dell’attenzione del Signore nei nostri confronti. Noi vogliamo sentire la benevolenza del Signore ed essere esauditi, ma come si può pretendere ciò, senza mostrare la propria disponibilità nei riguardi di Dio, senza fare fatica alcuna, semplicemente comandandogli di soddisfarci?

La dinamica di relazione del Vangelo presuppone però l’affetto; non uno scambio, non un baratto di beni per il godimento reciproco, bensì l’offerta di sé sulla base del comune sentire di volersi bene. È l’amore che sfocia nell’apertura totale dove le braccia di ciascuno sono spalancate per testimoniare l’accoglienza, la voglia dell’altro, la riconoscenza sincera. La Cananea, prostrandosi, dichiara l’amore per Gesù: “Signore, aiutami!”; insiste, e s’inchina, cioè prega veramente. Ed è la preghiera vera che muove Gesù. Perciò ci inginocchiamo, perseverando nel chiamare Gesù con insistenza, senza stancarci mai.

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