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Libri

BUGUGGIATE, ANNI SETTANTA

CHIARA AMBROSIONI - 08/01/2016

comparin“Scusate, per colpa dello Stato libererò i killer di vostro figlio”. Nel 1999 il sostituto procuratore generale di Milano Franco Maisto rivolse queste parole terribili ai genitori di Emanuele Riboli: rapito e ucciso a Buguggiate nel 1974. E proprio con queste parole si apre “Il male accanto” (editore Jouvence) di Massimiliano Comparin. “In questa mia seconda esperienza letteraria – spiega l’autore – ho cercato di raccontare una vicenda che mi stava molto a cuore. Mio padre, come rivela il mio cognome, è veneto e mia madre è lombarda: in questi anni ho raccontato due storie che mi appartengono. “I cento veli” – edito nel 2010 – ci porta sul confine orientale italiano, durante la seconda guerra mondiale, quando accadono dei fatti tragici che hanno segnato la storia successiva. In questo secondo scritto racconto invece una vicenda legata alla mia biografia, a fatti che hanno toccato la mia infanzia”.

“Il male accanto” è uscito negli ultimi mesi del 2015 e, come “I cento veli”, è frutto di un accurato lavoro di ricerca e di documentazione. In questo Comparin ha avuto la fiducia del magistrato Armando Spataro. Un sostegno importante, in quanto Spataro si è occupato di sequestri di persona e di terrorismo di sinistra a partire dal 1975. Ha coordinato fino all’89 tutte le inchieste milanesi, prima di iniziare a combattere la criminalità organizzata e il traffico internazionale di stupefacenti. Ha anche avuto un ruolo nel pool di “Mani pulite” e, dal 1998, fa parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Oggi è Procuratore Capo a Torino e ha deciso di affidare proprio a Comparin i verbali delle confessioni di un pentito, che sono l’ossatura de “Il male accanto”.

L’autore sottolinea: “Spataro, una persona che ho sempre stimato, è uno dei magistrati più conosciuti in Italia. Ho parlato con lui e altri magistrati che si sono occupati nel 1994 dell’inchiesta “Isola felice”, ma è stato proprio lui il mio riferimento per comprendere il processo, per capire questa società criminale – “locale” secondo la giusta terminologia – nata negli anni ’50 e ’60 e che ha avuto grande peso nelle dinamiche del nostro territorio negli anni ’70 e ’80, esaurendosi sotto la pressione processuale negli anni ’90. Anche se, molto probabilmente, il fenomeno ha solo cambiato pelle”.

“Il male accanto” affronta in un modo accurato e con grande rispetto per la famiglia, un doloroso fatto storico: il rapimento del giovane Emanuele Riboli e la sua scomparsa, a soli 16 anni. “Non è un romanzo storico – spiega Comparin -, non è un romanzo di formazione, non è un romanzo d’inchiesta, non è un’inchiesta giornalistica. E’ composto da due parti: la prima sono i verbali del testimone di giustizia che racconta al magistrato inquirente la sua vicenda criminale nel corso del processo. E’ una narrazione, fatta in prima persona, che spalanca le porte dell’inferno: non solo su questo sequestro, ma su un’attività criminale che pervade la nostra provincia a partire dagli anni ’70, con ripercussioni inaspettate fino ai giorni nostri”.

La seconda parte del romanzo, che si alterna alle pagine delle dichiarazioni del pentito, ha una forma diversa. “Ritengo che per dare valore a una cronaca giudiziaria si debba anche spiegare come questa impatti sulla vita delle persone. Ho inserito nel testo una vicenda di ragazzi di cortile nella Buguggiate dei primi anni Settanta, che vivono nello stesso ambiente in cui è vissuto il testimone di giustizia. Ho raccontato così il punto di vista di chi, in modi diversi, ha subito gli atti terribili che – con grande freddezza – il pentito racconta. La storia di questi amici, dalla loro infanzia, fino alla maturità, si cuce attorno alle dichiarazioni del testimone. Non credo sia sufficiente scrivere dello spaccio dell’eroina negli anni ’80. Bisogna sottolinearne gli effetti sulla popolazione, partendo da chi la usa e ne abusa, fino ad arrivare a chi finisce in overdose sulle panchine dei giardini pubblici di Varese e di qualsiasi altra città d’Italia, con le tragedie umane delle famiglie. Ho quindi usato una narrazione parallela a quella principale che, poi, diventa essa stessa principale perché – mi è stato detto da molti lettori – si arriva a un punto in cui la storia dei ragazzi prende il sopravvento rispetto a quella del pentito. E allora diventa importante capire quale esperienza fanno questi amici e come la loro vita cambierà”.

In un ritmo del tutto coinvolgente, la storia crudele riportata dal testimone di giustizia fa da contrappunto alle pagine narrate da Comparin con la freschezza che gli è propria. Ecco i “baloss” Regiù, il Ross e il Pera: amici che vivono insieme mille avventure ed esperienze. Il Pera è la voce filosofica di “Il male accanto”. E’ lui ad affrontare i grandi temi del racconto: Dio e la creazione, la nascita della mafia in Italia – contemporanea allo sbarco degli Alleati in Sicilia – e l’impossibilità di liberarsi dal Male ormai diffuso in modo capillare nella nostra società. C’è anche una zia speciale: ha cambiato all’anagrafe il suo brutto nome con quello di un gioiello diventando la zia Perla e ha poi trovato l’Amore negli occhi di un gentile marocchino, che dà all’autore la possibilità di toccare un tema importante come “la diversità”. Ci sono il sacerdote, il contrabbandiere, il gestore della balera. Tutti con la loro storia, tutti al fianco del protagonista Regiù nel suo vivere, tutti capaci di farci sorridere. E questo mentre il male ci è sempre accanto.

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