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Divagando

LAGO, RISVEGLIO DEI TARDONI

AMBROGIO VAGHI - 12/02/2016

In basso a destra l’impianto di depurazione di Bardello

In basso a destra l’impianto di depurazione di Bardello

In questi ultimi giorni il lago di Varese è tornato a far parlare di sé o meglio in tanti sono tornati a parlare di lui. Nessuna nuova naturalmente, ma un risvegliato interesse dello storico problema croce (assai pesante) e delizia (assai ridotta ) che Varese e paesi rivieraschi si portano sulle spalle rappresentato dal lago più inquinato e sicuramente più chiacchierato d’Italia. Sicuramente un approccio nuovo e più determinato ci è sembrato l’ultimo incontro a Bodio Lomnago per sottoscrivere una nuova convenzione dell’Associazione di Comuni rivieraschi in sonno da tempo ma che in momenti più recenti ha trovato il modo di aggiornare i propri scopi e la propria attività per la salvaguardia del Lago.

La presenza di tutti i Sindaci o loro delegati di tutti i Comuni, che si affacciano o sono tributari del lago, può rappresentare una garanzia di impegno. Questa volta si è aggiunto Attilio Fontana, sindaco di Varese, Comune che in passato si era defilato dalla partecipazione non sappiamo per quali ragioni. Motivo di maggiore fiducia è dato dalla presenza di alcuni primi cittadini fortemente impegnati per passione o professionalità nelle problematiche lacustri e della difesa ambientale. Per il momento non sappiamo quale forma giuridico amministrativa i Comuni daranno alla loro Associazione, ma pare certo che da ora in avanti vorranno contare e dire la loro in prima persona. I troppi medici che nel trascorso mezzo secolo sono corsi al capezzale del malato hanno fatto spendere una montagna di soldi pubblici con deludenti risultati. Parliamo sopratutto dei vari dottor Dulcamara coi deludenti interventi di ossigenazione o depurazione chimica dei fondali del lago in costanza di continui flussi inquinanti, problema primo da evitare. O anche dell’anello di raccolta di tutti i liquami fognari neri e misti da convogliare all’impianto generale di depurazione di Bardello. Una soluzione di ripiego che ha mostrato tutte le sue insufficienze in momenti ormai frequenti di forti precipitazioni atmosferiche quando tutto le acque reflue tracimano dal collettore ed entrato direttamente nel lago perpetuandone l’inquinamento.

Ora sembra che anche i più tiepidi e tardoni abbiano compreso che la via maestra da percorrere è una e una sola: separare in ogni Comune le reti di fognatura nera da quelle bianche. Conferire le acque nere all’impianto di depurazione (messo in grado di svolgere al meglio la sua funzione) e mandare tutte le acque bianche nel lago malato. Non un euro dovrebbe essere più speso per cervellotiche soluzioni.

Quale lo stato di fatto delle reti fognarie dei Comuni rivieraschi e tributari? Occorre un censimento, preciso ed aggiornato delle reti fognarie di ogni singolo Comune. Bianche, nere, miste. Numero di residenze e di abitanti non collegati a reti ma solo forniti di fosse biologiche (non sempre ripulite o addirittura perdenti), scarichi industriali tutti, di ogni tipo. Una ricerca sistematica per avere un quadro più aggiornato possibile. Da qui occorre partire.

Realisticamente ci sembra che i singoli Comuni, quasi tutti di dimensioni modeste, non siano in grado di svolgere questo compito in tempi certi affrontando le relative spese. Quindi la rilevazione dello stato di fatto, propedeutica a qualsiasi progetto tecnico finanziario, dovrebbe essere svolta da un unico soggetto per tutti i Comuni rivieraschi. Chi paga? Potrebbe finanziare lo studio la Fondazione Cariplo? Apprezzabile sicuramente il suo stanziamento di 100.000 euro per il monitoraggio delle acque del nostro Lago da parte della Insubrias Biopark di Gerenzano ma è ancora un partire dalla coda del problema.

Sui dati rilevati e solo su di essi sarà possibile tracciare un piano generale per la salvaguardia del lago, determinare sia pure in larga massima la dimensione tecnica-economica del progetto ed individuare dove e come reperire le necessarie risorse finanziarie. Un progetto di recupero ambientale di una grande area e di un lago che, tra l’altro, raccoglie tesori palafitticoli riconosciuti anche dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Un progetto generale di ampio respiro attorno al quale suscitare l’impegno, la passione, l’orgoglio varesino di cancellare il passato, di recuperare il suo lago.

La Regione Lombardia sarà chiamata a non ritirarsi da suoi compiti istituzionali, che vanno certamente oltre il finanziamento delle gare di canottaggio. E, date le dimensioni e l’importanza del problema, ci sarebbero anche tutte le condizioni per accedere a bandi della Comunità Europea.

Ovviamente l’attuale Associazione dei Comuni dovrebbe darsi la necessaria forma giuridica per operare. Un altro Consorzio? Certamente un ente sovra comunale, democratico nei fini e nella gestione. Indispensabile per riaprire il discorso sul chiacchierato Consorzio proprietario del collettore e del depuratore di Bardello e di cui la Provincia (in via di superamento) possiede il 30%.

Sapranno gli aspiranti sindaco di Varese farsi carico anche del problema Lago, non solo a parole?

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