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Cultura

“LAZZARO, VIENI FUORI!”

MANIGLIO BOTTI - 01/04/2016

giotto

Giotto, La resurrezione di Lazzaro

Gli uomini che sono scesi nell’Ade, e che – si racconta – hanno fatto ritorno, godono a dir poco di intoccabilità. Da ragazzino, ricordo, suscitava molta emozione nel film di Richard Fleischer “Barabba” (1961) l’incontro del bandito sopravvissuto a svantaggio di Gesù con l’uomo che, invece, Gesù aveva riportato alla vita, Lazzaro di Betania, richiamandolo dalla morte quattro giorni dopo, come si dice nel Vangelo di Giovanni. Un uomo, Lazzaro, ancora stordito e con la mente, forse, rivolta altrove. Ma testimone.

Il “viaggio andata e ritorno”, indecifrabile, impossibile, ha sempre affascinato il pensiero umano, anche nella letteratura. Quasi fosse una sorta di passaggio che ponesse il personaggio-protagonista al di fuori del tempo e della storia. Pensiamo all’Ulisse dell’Odissea, all’Enea dell’Eneide, a Orfeo e Euridice… Ma soprattutto a Dante che si eleva tra i nostri poeti fino alla categoria di “sommo” per l’opera pensata e vissuta – chissà – e descritta.

La resurrezione di Lazzaro, ci sembra, è un fatto ben diverso, che si ferma prima della letteratura, al livello di un tempo sempre presente e – come s’è detto – di una testimonianza. Non è un caso che, nel nostro rito ambrosiano, la sua vicenda sia letta nel Vangelo che precede di un paio di settimane la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. Ci sono alcuni passi di quella storia che andrebbero ripassati. Gesù era amico di Lazzaro e delle sue sorelle Marta e Maria. Sapeva che l’amico era morto ma volle andare da lui per riportarlo alla vita. Era talmente amico che quando vide Maria andargli incontro e prostrarsi davanti a lui si turbò e pianse. Come un uomo che soffre, il figlio di Dio pianse. E poco prima aveva detto a Marta: Tuo fratello resusciterà. Lei, triste, rassegnata e concreta: Lo so che resusciterà nella resurrezione dell’ultimo giorno…

Ed è qui, in questo brano di Vangelo narrato da Giovanni, che si apre uno spiraglio attraverso il quale, volendo, tutti potremmo passare: Chi crede in me – disse Gesù –, anche se muore vivrà, chiunque vive e crede in me non morirà mai. Credi tu questo?

L’epilogo della storia è noto: Togliete la pietra… Signore, egli manda già cattivo odore perché siamo al quarto giorno… Lazzaro vieni fuori!… Scioglietelo e lasciatelo andare…

Si faceva così la gloria di Dio. Nei Vangeli si parla di altre resurrezioni (quella della figlia di Giairo e quella del figlio della vedova di Nain) ma questa di Lazzaro, raccontata anche nelle sue parti più crude dovrebbe davvero indurci a qualche riflessione. Non siamo degli esperti di dottrina ma il passaggio chiave sta nelle parole rivolte a Marta, ed evidentemente non soltanto a Marta: Credi tu questo?

Si potrebbe chiudere qui. Se uno non crede non resta che sperare e pregare per lui… Per quanto ci riguarda, pur con la difficoltà iniziale di Marta ma poi con l’altrettanta fiducia manifestata senza riserve, crediamo. Comunque la si prenda, c’è una risposta, e una presenza, un’affermazione in questa vicenda che domina su tutto: sulla razionalità e sulla logica, sulla filosofia e anche sulla scienza. Pensiamoci un po’ su.

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