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Garibalderie

IL MEREGÙN IN PIAZZA REPUBBLICA

ROBERTO GERVASINI - 01/04/2016

Così la futura piazza Repubblica?

Così la futura piazza Repubblica?

Geniale, che altro si può dire? Geniale da far crescere  l’invidia,  il vizio più pressante dei sette vizi  capitali di chi scrive (nell’ordine: invidia, ira, lussuria… …Brontolo, Pisolo, Aventino, Viminale). L’idea fantastica di costruire campi di bocce in piazza Repubblica a Varese lasciando in opera i gradoni residui sul lato della caserma Garibaldi come tribune per le folle di tifosi  delle bocciofile, confessiamo, avremmo voluto averla noi. Il progetto è annunciato come  soluzione “provvisoria“ e questo ci raffredda l’animo, tuttavia sappiamo che nulla è più definitivo di quanto dichiarato palesemente provvisorio, come accade nei cimiteri con le lapidi con la scritta “provvisorio“ dove, salvo un’eccezione, non è mai risorto nessuno, sono morti tutti , definitivamente.

Si auspica che i problemi legati alla realizzazione dell’opera  cara alle bocciofile siano stati ben ponderati dai tecnici così come abbiamo visto per il bunker alla Prima Cappella. I soldi per fare di più non ci sono e tuttavia tentare di ampliare il progetto con una soluzione globale nella sistemazione di Piazza Repubblica è auspicabile e voci di corridoio ci dicono che ci si sta lavorando sopra.  Viviamo nella Città Giardino e se si potesse coniugare la prassi con la poesia, e si può, le idee ci sono e da  tempo, a Varese. Dino Azzalin fece anni addietro una fantastica proposta per la caserma Garibaldi: raderla al suolo ed  allestire sull’area un prato fiorito proprio all’ingresso della città. Allora non  erano  ancora  pensati  i campi di bocce che qualche variante richiedono, per ragioni logistiche e, non meno gravi,  fisio-logistiche. Non si può negare l’evidenza: il gioco delle bocce affascina gli anziani come sempre abbiamo visto nei circoli dopolavoristici e gli anziani hanno  problemi di minzione per via della vescica sempre meno elastica, voluminosa e per la pressione crescente della prostata.

Se l’idea del pratone fiorito è certo  romantica e leggiadra, l’allestimento dei campi da bocce in zona limitrofa richiede qualche riflessione e di conseguenza qualche piccolo accorgimento. La memoria storica viene in soccorso sempre, anche a chi scrive. Come non ricordare il nonno quando, finita la lettura del giornale, si infilava nel campo di granoturco addossato alla cascina e dopo un po’ di tempo ritornava: senza il giornale.

Ecco, al posto della caserma Garibaldi, lungo la via Magenta  e fino a dietro le tribune dei campi di bocce, si potrebbe coltivare un grande campo di granoturco, seminato fitto fitto, ma proprio fitto, impenetrabile all’occhio degli automobilisti in transito onde permettere agli anziani di provvedere, durante le lunghe partite a bocce, alle necessità ed ai bisogni impellenti ed anche improrogabili senza troppo lunghe pause. E’ noto che nessun giocatore di bocce è astemio e beve molto durante le partite aggravando il problema di cui sopra.

Il campo di granoturco che ricorda le  tradizioni “de nùnc lumbàrd”, le polente e latte, le polente e uova, le polente e basta di cento anni fa, diventa anche un richiamo storico culturale.  Il campo “de meregùn” diventerebbe anche un’alternativa logistica ai cessi piazzati davanti alla Camera di Commercio in piazza Monte Grappa per Expo con immaginabile protesta dei caffè della zona centrale che sulla carenza di cessi danno uno scrollone al fatturato. Non bisogna guardare in faccia a nessuno, tantomeno altrove. Resta il buco in mezzo alla piazza, lo sfiatatoio del parcheggio sotterraneo.  Che fare? Oddio, basterebbe farlo passare per un’opera d’arte. Ci si mette davanti un bel cartello, con relativa data per non togliere meriti ai meritevoli: “Monumento al buco. La giunta municipale pose”.

E la finiamo lì.

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