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In Confidenza

TENDERE AL RINNOVAMENTO

Don ERMINIO VILLA - 08/04/2016

suoreQuando esplose il Sessantotto, la contestazione entrò come un turbine nei monasteri e nei conventi, coinvolgendo specialmente le religiose e le Congregazioni di vita attiva, ossia quelle che operano nel mondo. Fu una crisi pericolosa, drammatica, ma alla fine benefica, quasi purificatrice.

Da lì si iniziò il vero rinnovamento, sanzionato nel 1994 dal Sinodo dei Vescovi, dove venne riconosciuta la “indispensabilità” della vita consacrata nella Chiesa, dei suoi diversi carismi per la sua missione nel mondo.

Ed è un rinnovamento che continua, perché stanno nascendo nuove esperienze religiose: alcune riconducibili a quelle antiche, ma molte altre completamente inedite, ad esempio i “nuovi monaci”, che vivono nelle città.

Forse è sempre stato così. Forse anche nell’eremitismo antico, nel monachesimo antico le distanze tra il “deserto” e la “città” non erano poi molto grandi.

E se col tempo le distanze si sono invece accentuate, è stato probabilmente per il peso eccessivo delle regole, delle strutture, delle imposizioni, e anche della paura di contaminarsi con un mondo che sembrava ostile, nemico e portatore di tanti mali.

È un fatto comunque che oggi i confini tra i due poli simbolici della vita consacrata non sono più così netti come una volta. E questo perché all’interno di Ordini e Congregazioni religiose c’è stato un certo processo di rinnovamento e, contemporaneamente, apportando linfa vitale, sono sbocciate tante nuove forme di vita evangelica.

La separazione dal mondo, pienamente legittima ancora oggi per quanti scelgano più il vivere con Dio che il fare per gli uomini, non dovrà tuttavia significare una totale estraneità dal mondo, che non si può ignorare: quante persone vanno aiutate nella vita spirituale, fino a ritrovare Dio!

Se la vera radice a cui si alimenta la testimonianza dei consacrati sta nell’ardere dello stesso Amore per il mondo di cui brucia Dio, nell’essere divorati dallo stesso Fuoco che Cristo ha portato sulla terra, allora sono pronti a rinunciare, se necessario, a opere e a consuetudini antiche, senza temere di andare per strade nuove, lasciandosi alle spalle sicurezze e certezze, garantite un tempo dalle mura spesse dei conventi.

Mille drammi del mondo d’oggi invadono le nostre celle, rumoreggiano intorno a noi e dentro di noi! Come potrebbero i consacrati rimanere insensibili al dilagare dell’odio e dell’ingiustizia?

È mai possibile – con il fuoco di Cristo nel cuore – rimanere chiusi nei conventi e nelle sacrestie, e non andare per le strade a riscaldare il mondo, a testimoniare che un’umanità diversa è possibile, che la pace è possibile, che è possibile sradicare le “strutture di peccato” che generano povertà vecchie e nuove?

Andate, infiammate, incendiate tutto!”, esortava i suoi sant’Ignazio di Loyola. Come potrebbero i consacrati sopportare che milioni di fratelli conducano un’esistenza senza senso, senza dignità e senza speranza, privi di casa, di assistenza, di istruzione e di lavoro, privi di amore, privi di Dio?

Perciò, quel che oggi più conta non è che i religiosi siano tanti, ma che siano accesi e portino “fuoco sulla terra”…!

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