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In Confidenza

IL TEMPO DEL DISCERNIMENTO

Don ERMINIO VILLA - 06/05/2016

annunciazione

Beato Angelico, Annunciazione, Firenze convento di san Marco

La saggezza del Qohelet ci ricorda che ogni tempo ha comunque il suo significato positivo se è gestito con libertà e responsabilità. Quello che occorre fuggire è l’usare il tempo senza sapere il perché, senza dargli un senso. Oggi molti non trovano più il tempo per sostare a meditare su se stessi, sulla propria vita e sul proprio futuro.

Si vive alla giornata, sempre affannati a lavorare e organizzare, a divertirsi e cercare di vincere con l’evasione la paura del tempo che passa… Per questo la noia della vita attanaglia il cuore e la mente di tanti e fa apparire insignificante la stessa esistenza. Occorre saper reagire ed opporsi a una società che riempie di cose e di proposte materiali, ma poi ruba quello che abbiamo di più prezioso dentro: la libertà di essere se stessi e di scegliere con verità il proprio futuro.

Ai giovani e ai ragazzi va detto che “c’è un tempo per seminare e uno per mietere, c’è un tempo per gioire e uno per piangere, c’è un tempo per gemere e uno per ballare, c’è un tempo per parlare e uno per tacere, c’è un tempo per cercare e uno per perdere…”.

C’è un tempo per riflettere e uno per decidere. La cultura del provvisorio tende a chiudere il futuro entro scelte occasionali e passeggere. Si ha paura di scegliere “per la vita” un impegno, l’amore per un legame stabile, una vocazione di servizio che investa l’esistenza per il Regno di Dio e per gli altri… Per questo si è sempre indecisi sul che cosa sia meglio fare per il proprio domani.

La giovinezza è il tempo per prendere sul serio la propria vita e indirizzarla con libertà e generosità verso la scoperta del progetto di Dio, aprendo il cuore all’amore di Cristo. Egli continua a chiamare e la sua voce non è debole, ma risuona forte anche se in mezzo a tanta confusione di rumori e parole vacue di cui è piena la giornata. Chi ne coglie la chiamata resta affascinato e riesce ad avere la forza di fare scelte impossibili, di cambiare radicalmente il proprio modo di pensare e di agire.

Non bisogna aver timore di rispondere di sì a Cristo e alla Chiesa, perché la gioia del donarsi riempie la vita intera di significato positivo e di speranza. Colui che chiama è fedele nell’amore, è un alleato potente su cui si può sempre contare, è come una roccia salda che fonda la vita sul bene-essere per sé e per gli altri.

È buona cosa conoscere e incontrare le persone consacrate, le comunità religiose, per scoprire il segreto della loro vocazione e delle loro scelte. Si scoprirà – con sorpresa – che la loro vita, impegnativa sotto tanti aspetti, è però carica d’amore, non quello effimero e passeggero del mondo, ma quello di Dio che riempie il cuore e le giornate di vera gioia.

Guardiamo a Maria, giovane fanciulla di Nazareth che con slancio generoso ha detto di sì a Dio e ha fatto la sua volontà. Ella ha saputo osare e ha scommesso tutta la sua vita sulla Parola che le è stata annunciata. Non si è tirata indietro ma ha accettato anche l’impossibile di Dio, rinunciando a se stessa, e trovando, nella scelta della verginità per il Regno e nella obbedienza della fede, la sua vera gioia. Il suo canto del “Magnificat” prorompe da un cuore colmo di amore, che ha trovato il senso della vita nel donarsi a Dio, il solo che può colmare la nostra sete di felicità.

 

 

 

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