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Politica

GRILLINI CHE SALTANO

MANIGLIO BOTTI - 09/06/2016

raggiI Grillini saltano. Di gioia. Per adesso. È probabile che continueranno a farlo tra qualche giorno, dopo gli esiti dei ballottaggi, a Roma. Magari anche a Torino, chi lo sa.

La loro candidata nella Capitale, Virginia Raggi, una bella e giovane signora (come Chiara Appendino a Torino), esultante per l’ampiezza del risultato raggiunto, non è stata altrettanto concreta a nostro parere nelle dichiarazioni: i romani – ha affermato composta e soddisfatta – hanno capito che il movimento – l’M5S – ha un progetto serio e trasparente per la città che deve tornare a essere splendida secondo i meriti che le competono ecc. ecc.

Sono cose che avrebbe potuto dire e sostenere ogni candidato possibile. In effetti, anche se non ne conosciamo a fondo il programma, bisognerebbe capire, come ci si dovrebbe comportare, e soprattutto  come si comporterà il M5S, dinanzi a una città i cui debiti, ormai, si contano solo nell’ordine dei quasi venti miliardi (di euro) e le cui funzioni laico-amministrative si sono così obnubilate che, se non ci fosse papa Francesco a risollevarne le sorti, almeno quelle dell’umanità, a dispetto dell’illustre passato verrebbe considerata periferia dell’impero.

Sarebbe stato interessante capire (ma non ne mancherà di certo l’occasione) come si sarebbe comportata la probabile e possibile sindachessa grillina davanti al fenomeno delle centinaia di “pizzardoni” che, di norma, preferiscono trascorrere da “malati certificati” il Capodanno a casa, piuttosto che in servizio al Campidoglio o nelle strade.

Ma il “balzo della Raggi”, come l’ha definito uno dei principali giornali quotidiani italiani all’indomani del voto, era previsto, almeno a Roma. Si aveva quasi l’impressione che se per una storia ai confini della realtà a Roma, dopo il flop di Marino, si fosse candidata una squadra del pianeta Saturno, questa sarebbe stata eletta senza colpo ferire. E forse il candidato Giachetti – il centrocampista del Pd – manco sarebbe riuscito, stringendo i denti, a contenderle il primato al ballottaggio.

Trasferire le grida di gioia dei grillini da Roma a Varese o in altre città (Torino esclusa, il solo risultato che – da parte loro ma soprattutto da parte di Fassino – andrebbe bene analizzato) è impresa impossibile. E non soltanto perché a Varese i grillini non si sono presentati, andando probabilmente a infoltire la schiera dei non votanti: nella nostra città capoluogo, in pratica, ha votato un bosino su due. Ma perché qui la protesta – se c’è – viene intercettata in modo diverso. Milano docet. Ci pensa già la Lega, una certa Lega, che vanta ancora (forse non meritatamente) diritti di primogenitura. Agli altri, arroccati nei loro castelli industriali e finanziari, sta ancora bene un sindaco laissez-faire, gli affari sono sempre affari, s’intende. Anche se la forza azzurra pare generalmente indirizzata verso il declino. Inutile girarci su.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi, a commento della prima giornata di voto, non ha sorriso, e ci mancherebbe altro. Anzi, s’è detto deluso. Il Pd fa fatica. Arranca nel Nord, si fa stracciare nel Sud (vedi Napoli, e poi muori…). Però non è che gli altri, tutti gli altri, possano di già innalzare peana di vittoria.

La battaglia decisiva di Renzi deve ancora venire. Tra qualche mese. Tutto sommato, oggi, tranne a Milano (e a Varese?), se le cose andranno come devono andare non ci sarà nemmeno da piangere. È la democrazia, bellezza. Può darsi che i risultati della scorsa settimana, già incassati e in qualche modo metabolizzati, siano un po’ assimilabili alla tremenda sconfitta che i romani subirono a Canne. Ma poi venne la battaglia di Zama, altrettanto devastante – forse di più – per gli avversari di Roma, che non furono capaci di risollevarsi. È probabile che Renzi a questa battaglia finale si stia preparando come meglio può. Cucendo le ferite, ma affilando il gladio. Non sarebbe nemmeno una novità.

Dovunque si guardi, intanto, le dispute per i ballottaggi – nella nostra città bosina in particolare maniera – appaiono in salita ripida. Smuovere gli assenti volontari sarà impresa titanica: quei 45 varesini su cento, come s’è sottolineato. Dando fondo allo scetticismo si potrebbe dire che le cose non cambieranno di molto. Staremo a vedere.

Se in qualche compagine si nasconde (anche come comprimario?) un Vincenzo Nibali pronto a una corsa di riscatto proprio nelle ultime tappe di montagna, e a indossare infine la maglia rosa fino a… Palazzo Estense, si faccia avanti in fretta o lo si cerchi. Per ora è difficile scorgerne il profilo affilato e affamato.

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