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Noterelle

LO STILE DI UNA MAGGIORANZA

EMILIO CORBETTA - 24/06/2016

consiglioEssere minoranza e fare politica d’opposizione è dura, anzi durissima. Sofferenza ed alienazione ti sono addosso, ti inibiscono, ti distruggono. Spesso hai la sensazione di scagliarti senza protezione contro un muro.

Qualcuno dice che invece è uno stato di comodità. Non essendo al comando dell’attività dell’Ente, qualunque cosa accada tu non hai responsabilità. Non puoi commettere errori, perché non sei quello delle decisioni. Qualche altro malignamente insinua che sei, o che sembri essere connivente, quando non sai impedire che chi ha le responsabilità commetta sbagli. Non sai difendere, o non vuoi difendere la città.

Se chi è all’apice della baracca, pardon struttura, è criticabile, non meno responsabile sei anche tu minoranza. Il dovere t’impone di reagire, di studiare, di pensare, di capire i problemi, le situazioni, ma nel contempo sei in una posizione tale per cui non hai a disposizione i materiali e sopratutto i tempi per approfondire le problematiche, per fare tua la realtà. Talvolta o spesso un abile maligno gioco ti toglie l’obiettività della situazione per cui sei costretto, impiastrato (oserei dire), in posizione drammatica nei confronti delle decisioni da prendere”. Allora astieniti”: … mica facile, anche quella mossa può assumere significato politico. Talvolta qualcuno si toglie d’impiccio uscendo dall’aula. Vigliaccheria? Ma certi bisogni son bisogni … in qualunque momento!

Dieci anni di opposizione vissuti sono tanti. Nei momenti delle votazioni i numeri di ghiaccio delle stesse ti gelano gli entusiasmi, le speranze, le idee, la volontà, il morale.

Tu ce l’hai messa tutta, hai faticato tanto, ma il tuo pensiero non è accolto perché tu sei la minoranza, perché tu non conti. Tu sei contro chi comanda e non puoi dire, non puoi fare, non puoi ottenere nulla, anche se dietro te ci sono tantissimi cittadini. Potresti essere quello che ha nelle mani la soluzione migliore, ma sei messo in difficoltà a formularla bene perché ti mancano i tempi, ti sono tolti i mezzi di studio. Un semplice freddo no della Giunta distrugge il tuo ideare. Ripeto, tu non conti nulla, tu non comandi.

Uno dei difetti del metodo attuale di lavoro è questo. La maggioranza è la verità. Lei ha i numeri per comandare, ma dovrebbe anche avere il dovere di ascoltare, valutare, studiare il pensiero della minoranza, e, se respinge, dovrebbe motivare comunque la negazione, il rifiuto perché la voce di uno è la voce di tanti e la minoranza non è solo il consigliere che parla.

Dietro il freddo “no”, talvolta mormorato con noia o addirittura con disprezzo, ci potrebbe essere l’incomprensione del tuo discorso per diversità di cultura, ma anche la volontà di incomprensione, volontà di negazione preconcetta, volontà di prevaricazione; ammetto pure che potrebbe essere difesa del pensiero della maggioranza, ma allora tu assessore devi giustificarlo e motivarlo.

Altro difetto del gioco dialettico dell’assemblea consigliare è che spesso un protagonista ritiene che il suo pensiero sia lo stesso di chi lo ha votato, ma potrebbe anche non essere così. Se non ci si pone continuamente questa domanda, c’è il rischio non soddisfare gli elettori. Il protagonismo del consigliere è veramente al servizio dei cittadini o li sta tradendo? Il protagonismo, il narcisismo del politico può diventare tradimento degli elettori, decadendo in discussioni personali, dimenticando il bene della città. Discussioni vuote, lontane dal tema in argomento, lontane dagli interessi della popolazione.

Mi vien in mente un noto comico che impersonava un passato presidente della repubblica che faceva la prima colazione costretto a mangiar rospi al posto delle brioche. Il povero consigliere di minoranza vive un po’ così, continua ad ingoiare bocconi amari, impossibilitato a obiettare, a reagire anche per colpa del regolamento che non ti dà e non può più darti la parola.

Ma deve essere proprio così il gioco di un consiglio comunale? La minoranza conta così poco? Dipende dalla classe, dallo stile, dall’onestà della maggioranza, ma specialmente da chi la dirige e spero vivamente che, col cambiamento avvenuto in Varese, la vita del Consiglio Comunale cambi valori e funzionalità.

 

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