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Ambiente

SOFFRE L’OLONA

ARTURO BORTOLUZZI - 24/06/2016

L’Olona in piena

L’Olona in piena

Le condizioni del fiume Olona preoccupano. Dal 2013 (Convocazione di tutti gli interessati presso la Commissione tutela ambientale della Regione Lombardia) a oggi ho raccolto una notevole quantità di articoli di giornale che descrivono il fiume come malato, inquinato, con schiume galleggianti e odori molesti.

In un panorama nel quale non può non vedersi l’incapacità di chi ci amministra di produrre dei risultati migliorativi delle emergenze ambientali, ciò che allarma è, da una parte, lo scollamento tra corpo sociale e politica, dall’altra lo scollamento invece quello tra le diverse istituzioni politiche. C’è poi la mia solita lamentela per il fatto che non ci sia mai, da parte delle istituzioni, una chiamata in causa delle Associazioni ambientaliste, nonostante questo sia ciò che vorrebbe l’unico testo vigente per l’ambiente, la Costituzione italiana, la Legge applicativa della convenzione di Aarhus.

Mi spiego: c’è la politica regionale che dispone di qualche finanziamento e che fino a oggi ha nella pratica sempre deciso in proprio; i Comuni rivieraschi del fiume vedono i problemi ma non hanno soldi per agire, e la società che gestisce le fonti idriche integrate, Alfa, società a responsabilità limitata, ha i finanziamenti per potere agire ma che al momento (pur avendo un presidente) tace. Infine ci sono anche i cittadini, che come i comuni rivieraschi vivono quotidianamente i problemi del fiume e che non sono chiamati a fare niente di attivo se non imprecare contro la politica che non da compiti e non lascia spazi.

Ho letto sulla stampa locale di questi ultimi giorni che il presidente della Commissione tutela ambientale della Regione Lombardia, chiamato da alcuni Comuni, ha fatto un sopralluogo sulle rive del fiume e stilato un calendario sulle nuove audizioni della Commissione stessa. Ho deciso dunque di scrivergli, facendo presente come non riuscissi a vedere, secondo mio desiderio, un consequenziale procedere delle iniziative per la salvaguardia del corso d’acqua in oggetto e il correlato rispetto degli impegni che l’Italia è chiamata ad assumere verso la Comunità europea; gli ho ricordato che ero stato convocato nella commissione quattro anni fa e che avevo chiesto che fossero attuate (in breve) quattro iniziative perché ci fosse un completo cambio di direzione delle scelte finora compiute dalla Regione Lombardia e potesse essere così incominciato un cammino nuovo.

Chiedevo dunque alla Regione nel 2013: 1) di fare un passo indietro rispetto al metodo da essa utilizzato in passato: non avrebbe dovuto più essere la sola a prendere le decisioni riguardo al fiume Olona, nelle fasi preparatorie così come in quelle finali; 2) di indicare in maniera esauriente ai richiedenti i soggetti (persone fisiche e giuridiche) che si erano interessati alle vicende inerenti la salvaguardia del fiume Olona (dando una tempistica perché i soggetti nuovi potessero farsi avanti), e di garantire un colloquio continuo tra tutti costoro (non soltanto con la Regione, come ora) e lo svolgimento di un’opera di coordinamento da parte della Commissione; 3) di rendere l’inquinamento del fiume un problema, certamente tecnico strutturale ma, soprattutto, sociale (per questo motivo avevo applaudito alla scelta della commissione di voler istituire le sentinelle dell’Olona).

Volevo che i cittadini fossero coinvolti nella loro scelta e che queste (le sentinelle) potessero avere un diretto collegamento con l’Arpa e la Asl e partecipassero a più Consigli comunali dando conoscenza pubblica del proprio lavoro. Volevo che le sentinelle informassero almeno mensilmente la Commissione Tutela ambientale della Regione Lombardia sugli interventi da eseguire. La commissione, quindi, avrebbe dovuto informare, in merito ai dati raccolti, l’assessorato alla Tutela ambientale, i comuni bagnati dal fiume e le Associazioni o i singoli interessati. E poi chiedevo di trattare i problemi del fiume Olona nella loro globalità (dalla sorgente alla foce) e non, tratto per tratto(come fatto sino a ora).

Ciò è avvenuto nel 2013. Da allora, nessuna di queste richieste è stata soddisfatta, tanto che, essendo stato chiamato in causa, insieme ad altri interessati, dalla sede territoriale di Varese della Regione Lombardia, proprio su questioni inerenti al fiume Olona, mi sono lamentato di questo stato di cose. Dopo la suddetta riunione, sono stato contattato tramite computer solo per correggerne il verbale. Null’altro c’è poi stato.

Ho concluso la mia lettera al presidente della Commissione tutela ambientale, di nuovo, chiedendo: 1) di poter avere informazioni così da poter interloquire con gli interessati appartenenti ad altre parrocchie; 2) di fare in modo che i cittadini sappiano dei problemi del fiume e siano in qualche modo chiamati ad esserne partecipi; 3) di fare in modo che i cittadini siano consapevoli di quanto possa fare il presidente di Alfa che persegue, prima di tutto, uno scopo pubblico; 4) di trovare la modalità perché questa nostra venga tramutata in un deliberato regionale; 5) di conformare all’interno della Regione, come già abbiamo chiesto all’assessore alla tutela ambientale, tutte le leggi regionali e i regolamenti esistenti, a questa pronuncia del Tribunale amministrativo regionale: “TAR PUGLIA, Lecce, Sez. I – 8 ottobre 2009, n. 2286. DIRITTO AMBIENTALE – Informazione ambientale – Convenzione di Aarhus – L. n. 108/2001 – Nozione di “informazione ambientale” – Art. 2 della Convenzione – Fattispecie. Gli artt. 6 e 7 della Convenzione di Aarhus – ratificata in Italia con la Legge n. 108/2001 – obbligano l’Amministrazione ad informare il “pubblico”, qualora sia iniziato un processo decisionale comportante un impatto sull’ambiente, in modo tale da garantire ai soggetti interessati la possibilità di poter partecipare all’elaborazione di piani, programmi e politiche relative all’ambiente nella fase preliminare e quindi in uno stadio in cui tutte le operazioni siano ancora pendenti, cioè all’inizio del processo decisionale. L’art. 2 della Convenzione, nel definire la nozione di “informazione ambientale”, fa riferimento unicamente allo stato dell’ambiente (aria, sottosuolo, siti naturali etc.) e ai fattori (sostanze, energie, rumore, radiazioni, emissioni) che possono incidere sull’ambiente, la salute e la sicurezza umana; ne deriva che non formano oggetto dall’informazione ambientale gli atti e i documenti relativi a fatti che non comportano un impatto ambientale (fattispecie relativa all’atto di intesa diretto a regolare le modalità del servizio di raccolta dei rifiuti già incorso di esecuzione). Pres. Ravalli, Est. Lattanzi – Codacons Onlus (avv.Russo) c. Comune di Taranto (avv. De Tommaso) e Regione Puglia (avv. Bonicelli di Scattaglia) – TAR PUGLIA, Lecce, Sez. I – 8 ottobre 2009, n. 2286”.

 

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