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Politica

TRE RIFORME IMPORTANTI

GIUSEPPE ADAMOLI - 29/07/2016

renziCome sta l’Italia dopo due anni e mezzo di Renzi al potere? Il dato più positivo è la ritrovata credibilità in Europa che era già migliorata con Mario Monti ed Enrico Letta dopo gli ultimi fallimentari governi di centrodestra. Sottolineo questa inversione di tendenza perché i risolini sarcastici di Sarkozy e Merkel rivolti sfacciatamente al premier Berlusconi mi avevano colpito, mortificato e irritato come italiano. Francia e Germania (che resta il Paese guida) rispettano oggi il piglio critico del nostro governo sulle politiche dell’UE e questo è un risultato niente affatto trascurabile.

C’è chi ironizza sull’aumento del Pil dello zero virgola (per la verità lo faceva anche Renzi quando immaginava una progressione più rapida rivelatasi impossibile) ma intanto è ricomparso il segno più in una situazione economica molto difficile in Europa e altre parti del mondo. Solo con una forte stabilità politica si potrà fare meglio sconfiggendo la paura del futuro che da troppo tempo ci attanaglia.

Sottolineo tre riforme che ritengo decisamente importanti. La prima è il Jobs Act con i provvedimenti finanziari correlati. È aumentato notevolmente il numero dei contratti a tempo indeterminato quando l’eccessiva precarietà del lavoro era, e continua ad essere, una piaga da curare. Ma non si tratta solo di questo. Il Jobs Act è stata la chiave che ha permesso all’Italia di aprire (o socchiudere) la porta della flessibilità europea in materia di bilancio di cui abbiamo assoluta necessità.

La seconda riforma, priva di costi economici, riguarda le “unioni civili” che dopo moltissimi anni e tante velenose polemiche ha costruito un equilibrio sensato. Equilibrio difficile, certamente, ma tranquillizzante per il progresso dei diritti civili già in essere in quasi tutto il mondo occidentale. La questione dei figli esistenti sarà esaminata e risolta volta per volta dal giudice chiamato ad intervenire su queste delicatissime controversie.

La terza riforma è quella costituzionale. Non tocca una virgola dei valori e dei principi di fondo ma cerca di aggiornare l’insieme delle Istituzioni le quali, benché non facciano “schifo” come sostengono in modo assolutamente contraddittorio molti sostenitori del NO al referendum, richiedono un profondo ed organico cambiamento. L’obiettivo è semplificare il sistema istituzionale, renderlo capace di giungere a decisioni nei tempi rapidi che corrispondano alla velocità dei cambiamenti sociali ed economici del mondo globalizzato. In sostanza, si vuole lasciare alle spalle alcune delle cause dell’inefficienza pubblica che ha rappresentato il costo più pesante pagato dagli italiani.

La legge che meno ho condiviso è stata l’abolizione totale dell’Imu. Durante l’acuta crisi finanziaria degli anni scorsi avevo accarezzato l’idea di una “tassa” sugli immobili, con percentuali diverse e a scalare, che sarebbe facile da riscuotere e impossibile da evadere. Vero che il catasto è un disastro (ecco un’altra riforma importante da fare) ma il controllo affidato ai comuni avrebbe potuto rappresentare un rimedio razionale ed efficace.

Il momento per un giudizio sul governo ancora più attendibile arriverà prestissimo con la prossima legge di Stabilità. Dovrà perseguire un chiaro disegno di crescita complessiva del Paese, di lotta alle disuguaglianze sociali e alla costante erosione del reddito dei ceti medi. Sbagliato e dannoso sarebbe il rincorrere i particolarismi e trascurare gli interessi generali. Quando Renzi afferma che bisogna tornare al “primato della politica” applaudo con convinzione ma non deve mai essere solo uno slogan.

 

 

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