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Storia

NOMI DI VIE E DI PIAZZE

FERNANDO COVA - 29/07/2016

s. martinoAlcune curiosità relative al nostro territorio. Fino al 1877 piazza XX Settembre si chiamava piazzale (del) Quadrivio; qui convergevano le attuali vie con il medesimo nome, eccetto via Vittorio Veneto allora via Garoni.

E ancora: la chiamiamo piazza della Motta ma il suo vero nome é piazza sant’Antonio; Alessandro Ogheri direttore e unico redattore dell’Asino, “giornale serio-faceto-popolare con caricature” uscito dall’8 luglio al 30 dicembre 1878 era anche titolare della Litografia Varesina, con sede in piazza sant’Antonio n. 243.

Percorrendo via san Martino a Varese molti pensano che la via sia dedicata al santo poiché la chiesa omonima è posta alla fine della via, ma in parecchie guide-stradario degli anni Sessanta/Settanta è indicata come “san Martino della Battaglia”, forse questa è la giusta intitolazione poiché la piazza Cacciatori delle Alpi davanti al tribunale una volta era piazza San Martino della Battaglia.

La zona compresa tra le vie Verdi, Bellini, Monastero Vecchio, piazzale Libertà e Monte Rosa è sempre stata una zona paludosa tanto è vero che i frati del convento di san Bartolomeo nel 1689 si trasferirono nella zona ove sorge il liceo classico a causa del clima malsano.

Il luogo dove sorge l’istituto Daverio era una vera palude e una cascina, posta ove sorge la via Giuliani, era indicata nel Catasto di metà ottocento col toponimo di “Paù”. Fino a metà del secolo scorso il proprietario di questi terreni possedeva un barca dal fondo piatto in uso nelle zone paludose.

Nell’Annuario Milano Sacro ossia stato del clero della città e diocesi di Milano per l’ anno 1874 “viene segnalato a Casbeno l’oratorio della santissima Trinità alla fontana di patronato Dralli. Oggi è l’attuale cappella destinata al rito ortodosso in via Milazzo. La cosa curiosa è la dicitura “alla fontana”; a che cosa si riferisce? Al poco lontano Vasselletto (Vasselét ) o a una fontana che insiste nel vicino lavatoio?

Lo storico locale Giampaolo ci informa che da un manoscritto del 1636 risulta che al Sacro Monte furono poste tre croci: una sul piazzale a levante della basilica, una sulla torre nel giardino delle monache e la terza fu posto sul monte che allora veniva chiamato “Biotto”, ora monte Tre Croci. La sua denominazione era dovuta al paragone con il monte Oreb, ovvero Sinai, cima di natura rocciosa e di incombente mole. Sempre il Giampaolo però ammette che è possibile che le croci poste sul monte possano essere già tre e il manoscritto fosse impreciso. Tuttavia da una incisione del 1697 si possono vedere già le tre croci.

Alla caduta del fascismo una serie di vie imposte dal passato regime cambiarono denominazione: via Adua divenne via Felice Cavallotti; via Balilla fu dedicata a Elvio Copelli; via Birago cambiò in via del Teatro; via Fasci Combattimento divenne via Evaristo Trentin; piazza Impero fu dedicata alla Repubblica; via Minniti divenne via Como; viale delle Vittorie cambiò in via XXV Aprile; via Umberto I fu dedicata alle Medaglie d’Oro; via XXVI Aprile divenne via René Vanetti.

Uno stradario ragionato di Varese potrebbe fornire riscontri inediti e curiosi: a quando la sua stesura?

 

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