Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

In Confidenza

DA CUORE A CUORE

Don ERMINIO VILLA - 13/10/2016

Il crocefisso di Donatello in Santa Croce a Firenze

Il crocefisso di Donatello in Santa Croce a Firenze

“Come pastori siate non predicatori di complesse dottrine, ma annunciatori di Cristo, morto e risorto per noi. Puntate all’essenziale, al kerygma”.

Come si annuncia il Vangelo? La fede non si trasmette; alla fede si genera, introducendo in un mondo che si riempie di gioie e di sorrisi – scrive padre Ermes Ronchi – “un di più” di vita. Il Vangelo si sussurra come una melodia, che va da cuore a cuore.

Basta la domanda di un bambino che entrato in chiesa, accompagnato dalla nonna, stando col naso all’insù davanti ad un grande Crocifisso del ‘400 chiede: “Chi è quello lì?” per sentirsi spiazzati. Ci si accorge di colpo che quella richiesta, improvvisa e assoluta, ti provoca nel tuo intimo.

Non si possono dare risposte formali, ben strutturate sul piano della teologia. Le definizioni del catechismo e del Credo non servono al bambino. Se da piccolo non ha mai sentito parlare di Dio, il primo annuncio non può essere una frase preconfezionata.

Quella domanda – che è poi la domanda vera, il caso serio, su Gesù di Nazareth – tocca il cuore della nostra fede. Dio ci educa alla fede anche – e forse più – attraverso le domande (anche impertinenti) che non con le risposte più forbite o le affermazioni più eclatanti.

Quella domanda veniva da una bocca (e da un cuore) assetato di verità e affamato di carità, attraverso la quale le nostre vite esprimono desideri, respirano, mangiano, baciano…

Per tentare di rispondere davvero alle richieste più varie in materia religiosa… basta la vita. Il sacerdote cui è stata rivolta ha risposto: “Quello lì è Gesù, uno che ha fatto felice il mio cuore, tante volte!”. Così si celebra, come cantando, la propria fede: raccontando cosa c’entra quel personaggio con la propria vita.

Ciascuno, su questo piano, può rispondere solo per sé. Allora facciamo come Tommaso, che davanti a Gesù a Pasqua, lo riconosce come “mio Signore e mio Dio”: mio come il respiro e, senza, non vivrei; mio come il cuore e, senza, non sarei.

Il mormorio persuasivo del Vangelo è intonato su una doppia nota: la carità e la gioia. Lo dice anche la poesia di Twardowski: Non sono venuto a convertirla, signore, / del resto tutte le prediche oggi mi sono uscite di mente. / Da tempo ormai sono spoglio di splendore / come un eroe al rallentatore. / Non le farò venire il latte alle ginocchia / chiedendo cosa ne pensa di Merton / e discutendo non la rimbeccherò come un tacchino / con la goccia rossa al naso. / Non mi farò bello come un germano in ottobre, / non detterò le lacrime, che ammettono ogni colpa / non le verserò all’orecchio la teologia col cucchiaino. / Solo mi siederò accanto a lei / e le confiderò il mio segreto: / che io, un sacerdote, credo a Dio come un bambino.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login