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Editoriale

IL KO

MASSIMO LODI - 05/12/2016

Matteo RenziIn quest’Italia tenacemente / allegramente / cupamente gattopardesca non poteva che finire così. Che vincesse chi fa finta (a chiacchiere) di voler cambiare tutto, ma se gli proponi (in concreto) di cambiare qualcosa, appena e timidamente qualcosa, si rifiuta di dire di sì. E grida, urla, strepita no. No a un modesto tentativo di riforma, no a qualche passo di modernizzazione, no a ridurre -cominciare a ridurre- poltrone, privilegi, sprechi (al Cnel hanno stappato bottiglie di champagne, saputo che conserveranno inutili e costose prebende).

No di qui, no di là. No a un governo ormai arrivato quasi alla soglia dei tre anni, no alla disoccupazione, no ai migranti, no alle povertà, no al degrado, no alle tasse, no alla malasanità, no alla nebbia, alla neve, al gelo. Ma che cosa c’entra questo insistito e pervicace no-no-no con la revisione costituzionale? Non c’entra un bel niente. Però le avversioni razionali/irrazionali a Renzi, al suo esecutivo, ai progetti di rinnovamento, al sogno di trasformazione dell’Italia si sono sommate, col risultato finale d’una sonora bocciatura del premier.

Peccato. Alla lunga (ma forse assai prima) il verdetto liquidatorio si rivelerà un errore. Grave e forse irrimediabile. Renzi è il nostro unico leader giovane di statura internazionale, ha guidato con buoni risultati il Paese in una contingenza difficile, riscuote consensi, stima, credibilità in mondi vari, quello economico-finanziario in primis. Farne a meno, non gioverà  ai più. Anzi, a nessuno. Chi, dopo di lui? L’accozzaglia c’era e ci sarà. Quale filo può cucire la sinistra traditrice di D’Alema e Bersani alla destra postfascista della Meloni, al populismo lepenista di Salvini  all’ambiguità dell’universo berlusconiano (il Cavaliere per il no, i dirigenti delle sue televisioni per il sì), all’inconsistenza di personalità e programmi dei Cinquestelle?

Le alternative non esistono, come sempre accade quando a uno che si batte per qualcosa si contrappongono altri che si battono solo contro qualcuno. Il rancore ad personam, la rabbia sociale, la miopia politica producono esclusivamente danni. Oggi sul futuro italiano pesa l’incognita di un’incertezza totale: non sappiamo a chi affidarci per andare chissà dove.

Il presidente della Repubblica sarà costretto a trovare una soluzione rabberciata e transitoria, una maggioranza parlamentare e un governo che garantiscano almeno l’approvazione della legge di stabilità (senza la quale c’è il default dello Stato) e il licenziamento della nuova legge elettorale. Poi si voterà, anche se rimane da capire chi (si profila una schiera di ronzini ai nastri di partenza) e quando. Certo non subito, come vorrebbero gl’irresponsabili cui non stanno a cuore le sorti di una nazione, ma quelle di un partito. Il loro partito.

In ogni caso, su di morale. Com’è scritto nella Legge di Murphy di Arthur Bloch: sorridete, domani sarà peggio.

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