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Noterelle

SIAMO IN UN COVONE

EMILIO CORBETTA - 16/12/2016

unioneVita crudele segnata dal susseguirsi inesorabile delle generazioni. E arriva anche l’ora della tua a sciogliersi nel nulla. È una constatazione straziante. Non che da giovani si ignorasse la fine: di rami spezzati ce n’erano spesso, ma la grande prova, la tragedia è degli anziani. Non c’è possibilità di fermare l’autodistruzione della molecola proteica, che ti distingue dal mondo dei cristalli che sembrano non morire mai. Qualcuno dice che anche loro hanno una fine, ma non hanno una vita vibrante e tremula, affascinata dall’esistere, dalla consapevolezza di esistere. Allora tu, povero essere che sogni l’immortalità, che hai dentro il desiderio, la vocazione per l’infinito, che cosa puoi fare? La logica sembra dire che la tua vita serve a lasciare ai tuoi figli un mondo migliore.

La cosa che dovrebbe distinguere l’uomo, animale che si crede razionale, dagli altri dovrebbe essere la capacità di lasciare appunto ai figli un mondo più bello di quello ricevuto dai padri. Invece no! Si fa di tutto per distruggerlo. Un libro antico dice che il mondo è stato donato all’uomo per dominarlo con il suo operare nel bene, ed invece no! Ripeto. Lo sta distruggendo, lo sta impoverendo.

Non sono mancati i grandi maestri nelle generazioni precedenti. Non sono mancati purtroppo i più numerosi cattivi esempi, che hanno portato grandi dolori, folli distruzioni, lacrime cocenti nelle generazioni antiche. Follemente si prosegue imperterriti a distruggere il bello, a far soffrire i fratelli, a donare ferite e morte, dando poi la colpa di tutto a Dio.

È Dio che non ha creato bene. È Dio che ha inventato le malattie, la sofferenza, la morte. È Dio che ti lascia uccidere, sperperare, distruggere.

Invece no! Sei tu folle che abusi della violenza. Sei tu che non sai vincere la paranoia che ti scaglia contro i fratelli perché hai paura di loro, come è successo nel secolo scorso e come sta succedendo ancora. Non ti viene il dubbio che sei tu che ti crogioli nell’insipienza, che non sai capire la vita, il mondo, l’universo?

Da ignorante usi una violenza aggressiva, evidente, spettacolare. Se hai studiato e sai più cose, se sei più acculturato, usi allora una violenza più subdola, apparentemente non violenta, cercando di agire nel mondo dell’economia, nel mondo della finanza depredando, in nome del libero mercato, i beni degli altri, facendo aumentare la miseria dei già poveri.

E le generazioni continuano a comparire, fioriscono, appassiscono, scompaiono. Hanno un cammino analogo a quanto avviene nel mondo vegetale, ma c’è una differenza: la piante lasciano frutti che fecondano il vivere. Cosa lasciano invece gli uomini? Anche loro fecondano il vivere? Gli ottimisti credono e sperano sempre nell’uomo, molti invece disperano.

Ogni protagonista si crede unico e non s’accorge invece di far parte di un covone. Non s’accorge che da solo è un unico fragilissimo stelo facilmente spezzabile, mentre il mazzo di steli è forte e resistente, capace d’essere flessibile davanti agli eventi della vita. Il fastello è più forte se i componenti sanno essere saggi, con molta cultura, uniti. Il dramma è il non saper concepire, apprezzare, credere nel valore dell’amore, negletta virtù capace di far fiorire la vita. L’amore vero è fondamento della vita, ma anche lui chiede fatica per viverlo.

Puoi obiettare che tu da solo non puoi far nulla. È vero e non è vero. Più giusto dire che puoi far poco, che è sempre più di nulla, ma se sei in un covone, come detto, se sei in una comunità, si fa tanto. Non devi annullare l’Io, sarebbe un grave errore, perché sei in un insieme che non pretende l’annullamento, anzi ha bisogno del tuo Io. Devi solo condurlo con saggezza, senza prevalere sugli altri.

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