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Politica

L’ILLUSIONE GRILLINA

GIUSEPPE ADAMOLI - 13/01/2017

Grillo con Farage

Grillo con Farage

Un Movimento politico che nasce ufficialmente nel 2009 e che alle elezioni politiche del 2013 prende più di otto milioni e mezzo di voti, che rallenta fortemente alle europee del 2014 ma che il 4 dicembre 2016 concorre in modo decisivo alla vittoria del No al referendum sulla riforma costituzionale, merita molta considerazione e attenzione critica.

Ho cercato invano una parentela dei grillini con altre forze sociali e politiche in Europa ma non ne ho trovate. L’intesa a Bruxelles con l’estrema Destra europea di Nigel Farage era saltata nei giorni scorsi, e poi ripresa con l’ennesima capriola e per pura convenienza economica, per il rifiuto dei liberali dell’Alde di accettarli fra loro (cocente umiliazione). Le peculiarità di M5S sono tante, la principale sta nel “non essere”, più che nell’essere qualcosa di ben preciso e definito. Si dichiara ufficialmente un “Non partito” che ha un Non-statuto, che non vuole assomigliare a nessuna associazione, organizzazione o sindacato esistente. L’essenza è nell’essere contro: l’establishment, la casta formata da tutti gli altri, l’euro.

I cinquestelle non hanno un blocco sociale di riferimento, vogliono rappresentare il ceto medio impoverito ma anche quello medio-alto, i precari e i senza lavoro ma anche gli imprenditori. A volte propugnano lo sviluppo accelerato ma parlano anche di “decrescita felice”, vogliono un fortissimo abbassamento delle tasse ma anche il reddito di cittadinanza. Ovviamente questo non è un programma di governo ma un manifesto elettorale pigliatutto, finché dura.

Alcuni politologi (tra cui Michele Ainis) osservano che l’identità del Movimento è la sua visione costituzionale, è la democrazia diretta che non ha bisogno di organi decisionali riconosciuti e votati a livello territoriale attraverso normali assemblee politiche. “Uno vale uno” è il mantra del Movimento. Dentro questo perimetro, dicono, “la libertà è assicurata a tutti”, ma allora perché tante espulsioni, tante feroci aggressioni e derisioni a chi non esegue gli ordini della nomenclatura che comanda? Trentanove sono i parlamentari usciti o cacciati dal Movimento, in pratica da Grillo. Difficile spiegare tutto ciò.

Altra domanda, come si concilia la dichiarata democrazia diretta con la proposta ufficiale (qualche mese fa) del sistema elettorale proporzionale che della democrazia diretta è il sistema più lontano in quanto postula una larghissima delega al capo-partito per il dopo elezioni? Oggi stanno virando sul tanto vituperato Italicum di Renzi come uscirà dall’esame della Corte costituzionale il 24 gennaio, ma è soltanto una scelta – affermano – per votare il più presto possibile.

Le prove finora date sul piano amministrativo sono mediocri e perlomeno contraddittorie. A Parma, il primo capoluogo conquistato, il sindaco Pizzarotti che non aveva affatto demeritato è stato prima abbandonato e poi radiato. Chiara Appendino, sindaco di Torino, pare non stia andando male ma ha preso a prestito molte energie fuori dal Movimento e, dicono le cronache, forse si trova meglio con il presidente della Regione Chiamparino (Pd) che con i capi nazionali. Virginia Raggi è un prodotto diretto del Movimento e incolpare soltanto lei del disastro di Roma è troppo comodo. In realtà è un fallimento che chiama in causa le diverse anime grilline che si muovono come squali sulla povera malcapitata.

I cinquestelle sono abili nel cambiare fulmineamente posizione (avvisi di garanzia, sistema elettorale, alleanze in Europa) quando lo fiutano necessario. In realtà ciò che non cambia è il “verbo” che non è una ideologia vecchia o nuova, ma la voce di un blog i cui padroni politici sono Grillo e la Casaleggio&Associati. Riuscirebbero mai a guidare un Paese complesso come l’Italia?

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