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Cultura

TEORIA DEL PRAGMATISMO

LIVIO GHIRINGHELLI - 27/01/2017

Charles Sanders Peirce

Charles Sanders Peirce

Col declino del primato culturale ed economico del New England e la prepotente espansione degli Stati Uniti verso ovest si determina un nuovo clima culturale che vede nell’anticonformismo di Charles Peirce (1839-1914) e nel suo orientamento evoluzionista la cifra di un nuovo approccio nei confronti della realtà e della filosofia. Rivelatasi per lui impossibile la carriera accademica, salvo una breve parentesi presso l’Università Johns Hopkins di Baltimora, Peirce pubblica in vita solo articoli e brevi saggi, di difficile accesso, ma in seguito di particolare fortuna per lo sviluppo delle facoltà logiche e la mentalità sperimentale, stimolate dal padre Benjamin, docente di matematica.

Nel 1868 Peirce pubblica tre saggi di carattere anti-intuizionistico, in cui la conoscenza è fondata sull’inferenza, che è un tipo di segno. Critica la conoscenza diretta dell’oggetto esterno (oggetto dinamico), che non risulti basata su cognizioni precedenti. Ogni conoscenza deriva, per un atto sintetico, da una conoscenza precedente, con un infinito regresso verso l’oggetto esterno, non colto immediatamente nella sua totalità e verità. Comunque i concetti o idee sono reali, a differenza di quanto affermato da Kant, per cui l’oggetto in sé, il noumeno, non può mai essere conosciuto.

Dal 1872 al 1875 un gruppo di giovani intellettuali, tra cui Peirce, si raccoglie per discutere di filosofia nel Metaphysical Club: al suo interno troverà origine il pragmatismo; questa teoria viene esposta per la prima volta da Peirce in una serie di sei articoli nel 1877-1878: Illustrazioni di logica della scienza.

Il significato di un concetto viene dato dalla concezione degli effetti pratici del concetto stesso. Comunque, mentre per Peirce una conoscenza produce certi effetti in quanto vera, per William James (1842-1910) invece una conoscenza è vera in quanto produce certi effetti (versione divulgata che la predica come filosofia del successo). In campo logico Peirce si segnala per la sua teoria dell’inferenza abduttiva. “L’adozione di un’ipotesi in quanto suggerita dai fatti è ciò che definisco abduzione “. La maggior parte dei ragionamenti euristici, ad esempio quelli diagnostici, è proprio di questo tipo incerto, basandosi su dati insicuri o incompleti. Così come opera nel pensiero progettuale.

In campo semiotico da segnalare la sua teoria del triangolo del segno, fondata su tre elementi (segno, oggetto e interpretante) e tre relazioni, due di tipo diadico e una di tipo triadico.

 L’indipendenza di idee e i viaggi caratterizzano l’esistenza di William James, meta privilegiata l’Europa, ma fortunata è pure la sua carriera accademica (docenza di psicologia dal 1875 e dal 1879 filosofia). Grande successo ottengono soprattutto i suoi Principi di psicologia (1890), emancipati dalla tutela della metafisica. L’intelligenza è interpretata come strumento adattativo, mentre lo sviluppo della mente risulta prodotto da un processo di aggiustamento dell’organismo all’ambiente. In gioco non è più il quesito “ cos’è la mente?”, ma “a cosa serve e come funziona?”.

La mente è un elemento dinamico e creativo, che pone dei fini consapevolmente. La coscienza non è che un flusso o corrente di pensiero in perpetua trasformazione. È un continuo che scorre, fluisce, non composto di elementi separati o di unità elementari.

Quanto all’emozione non è che la sensazione di reazioni fisiologiche. La volontà di credere (1897) è una raccolta di saggi, in cui si attesta che l’individuo ha il diritto di credere anche in mancanza di evidenze conclusive : contano e valgono le conseguenze pratiche.

 Se l’ipotesi in cui si crede risulta benefica per l’individuo, rendendo efficace la sua azione nel mondo, credere in essa è del tutto legittimo e razionale. James ha un rapporto polemico sia con l’orientamento materialistico del positivismo sia con il razionalismo dogmatico della teologia tradizionale. Ogni individuo ha il diritto di prestare ascolto a una fede personale a proprio rischio e pericolo. James propone una teoria della verità, che ne sottolinea la dimensione pratica, strumentale. Vero diviene sinonimo di conveniente. L’empirismo radicale di James non si restringe alle cose e alle loro proprietà, ma include anche le relazioni intercorrenti.

Con John Dewey (1859-1952) il pragmatismo giunge alla sua fase più matura. Si distingue per la più importante iniziativa sperimentale in tutta la storia dell’educazione americana, la creazione della Laboratory School di Chicago (1896), fondata sull’attivismo pedagogico, per il costante impegno nel sostituire i vecchi codici morali con l’atteggiamento sperimentale nell’apertura al nuovo, facendo dell’esperienza non più il nome del dato bruto, che innesca il processo conoscitivo, bensì il processo stesso, il cui esito risulti lo sviluppo di condotte funzionali a fronteggiare con successo l’ambiente circostante.

Prende in considerazione i modi, in cui relazioni più efficaci e vantaggiose con gli oggetti dell’ambiente possano essere stabilite in futuro. Con Arte come esperienza (1934) individua un rapporto di continuità tra l’esperienza ordinaria e quella creativa (la seconda rappresenta il compimento della prima).

Si tratta di un’esperienza che coinvolge in modo organico e integrale l’io e il mondo, il soggetto e l’oggetto, la ragione e le emozioni. L’opera racchiude tutti i momenti del processo che l’hanno prodotta in una circolarità dinamica e conclusa. Così l’esperienza risulta comunicabile, trasmissibile e socialmente fruibile. La fruizione non va confinata in musei e gallerie.

 Per il recupero del suo senso autentico serve il ruolo fondamentale della scuola e dell’educazione. Dewey, terminato per l’età l’insegnamento universitario, in relazione alla grande depressione economica, dà vita a un partito di tendenza riformista, influenzando il nuovo corso di Roosevelt. Nel 1937 è alla guida della Commissione d’inchiesta sul caso Trockij, denunciando i crimini staliniani.

La democrazia per Dewey deve favorire l’integrazione sociale di tutte le classi e di tutte le esperienze con la mediazione di uno Stato, che incarni l’interesse pubblico. Nessuna garanzia storica o sovrastorica garantisce il progresso umano, interamente affidato alle capacità di innovazione e di controllo. Grazie all’impostazione di una nuova pedagogia si deve mirare non al contenutismo, ma al metodo. Non si devono imporre valori, bensì favorire la ricerca, lo sviluppo delle capacità critiche. Evidenti gli influssi sulla scuola e la cultura italiana a partire dagli anni Cinquanta.

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