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Pensare il Futuro

L’ALTRA TERRA/1 L’ENTUSIASMO

MARIO AGOSTINELLI - 03/03/2017

trappist-1La recente scoperta di un sistema planetario nella costellazione di Acquario, denominato Trappist-1, con 7 pianeti rocciosi simili alla Terra ha creato grande entusiasmo. È però un po’ troppo presto per parlare di pianeti abitabili. Una lettura distratta potrebbe passare il messaggio che su questi nuovi pianeti ci sia un clima piacevole, con aria respirabile, e un paesaggio accogliente per l’uomo, proprio come sulla Terra.

Alcuni scienziati sostengono che la teoria della zona abitabile sia troppo semplicistica, in quanto viene presa in considerazione solo la vita conosciuta sulla Terra, mentre potrebbero esistere zone abitabili su altri pianeti in cui altri composti diversi dall’acqua, come l’ammoniaca e il metano, possono essere favorevoli ad altre forme di vita. Comunque, date le nostre conoscenze, la zona abitabile, o più precisamente, la zona abitabile circumstellare, indica l’area intorno a una stella dove un pianeta può teoricamente mantenere acqua liquida sulla sua superficie.

Un pianeta troppo vicino alla stella attorno alla quale orbita potrebbe essere così caldo che l’acqua evaporerebbe immediatamente. Allo stesso tempo, se fosse troppo lontano, l’acqua si presenterebbe allo stato solido, ovvero un mondo interamente di ghiaccio.

C’è di più: perché si evolva la vita, occorre che le costanti cosmiche (gravità, carica dell’elettrone, costante di Plank) non si discostino da quelle osservate nella fisica che descrive con precisione l’infinitamente grande come l’infinitamente piccolo.

Come ci si potrebbe accertare di quanto accade attorno alla stella nana rossa Trappist-1, con tre pianeti con temperatura tra 0 e 100 gradi?

Innanzitutto, essendo lontani 40 anni luce (235 miliardi di miglia), occorrerebbe inviare un segnale e aspettare altri 40 anni per avere una risposta (la luce ha velocità massima nell’universo e il “presente” in cui comunicare durerebbe l’età di un uomo). Trappist è fredda e ha una temperatura della metà di quella del Sole; i pianeti sono meno distanti della Terra dal Sole e quindi godono di buona temperatura; infine, le stime di densità hanno mostrato che i pianeti più interni dovrebbero essere rocciosi, proprio come i pianeti interni del Sistema Solare. È possibile farsi un’idea più precisa di quali pianeti abbiano le condizioni ambientali più favorevoli. In particolare i dati suggeriscono almeno tre pianeti Trappist-1 potrebbero trovarsi nella cosiddetta fascia di abitabilità: sarebbero cioè a una distanza sufficiente a permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie.

Il passo successivo sarà quello di studiare, con telescopi di nuova generazione, le atmosfere di questi pianeti, per identificare le “firme” chimiche di organismi viventi.

Da tempo gli astronomi ipotizzavano che stelle nane rosse con dimensioni affini a quella di Trappist-1 (che per tipologia è la più diffusa nell’Universo, probabilmente tra il 70 e l’80%) possono avere attorno molti pianeti rocciosi di dimensioni simili alla Terra. Tutti e sette i pianeti orbitano a una distanza inferiore di quella tra il Sole e Mercurio (circa 58 milioni di chilometri) e, proprio a causa della bassa energia della stella, tutti potrebbero ricevere una quantità di energia analoga a quella che irradia sui pianeti interni del Sistema Solare (Mercurio, Venere, Terra e – a seconda dei criteri utilizzati – Marte).

Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ha affermato: «Questa scoperta è importante non solo dal punto di vista scientifico, ma anche culturale: sapere con sempre maggiore sicurezza che oltre il nostro Sistema Solare ci sono luoghi potenzialmente favorevoli alla vita è semplicemente affascinante. La questione più dubbia è che esista un’atmosfera di tipo terrestre, il che consentirebbe perfino oceani sulla superficie. I pianeti rocciosi potenzialmente abitabili attorno a stelle molto più piccole e fredde del Sole, quali Trappist-1, costituiscono dei laboratori eccezionali dove studiare l’impatto sulle proprietà atmosferiche (e sul concetto stesso di abitabilità) di questi oggetti con storie evolutive molto diverse da quelle da cui ha avuto origine la nostra Terra.

Rispondere alla domanda ‘siamo soli’ è una priorità della scienza, della cultura, della coscienza di specie, della religione: ci stiamo avvicinando a passi veloci ad un balbettio di risposte affascinanti: forse il futuro arriva prima di quanto ci aspettiamo, basta saper guardare oltre i nostri nasi e togliere troppe pagliuzze dagli occhi.

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