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Cultura

GIACOMO QUARENGHI, ARCHISTAR

ROSALBA FERRERO - 07/04/2017

rancate-quarenghi-02L’importanza di Giacomo Quarenghi nel panorama dell’architettura europea è tale che il 2017, anno in cui cade il bicentenario della sua scomparsa, è stato designato come ‘anno Q’ come ha ricordato Letizia Tedeschi, direttrice dell’Archivio del Moderno di Mendrisio, durante la conferenza ‘Un architetto per Caterina la Grande: Giacomo Quarenghi e le sue radici italiane’ tenutasi a Mosca all’Istituto di Cultura Italiana. L’evento ha aperto il vasto programma di celebrazioni e festeggiamenti continentali, che vedono in prima fila Russia, Italia e Ticino, in cui si inserisce la mostra in essere alla Pinacoteca Züst  di Rancate.

Quando Giacomo Quarenghi nasce nel settembre del 1744, Rota d’Imagna, borgo poco distante da Bergamo, appartiene alla ‘Serenissima Repubblica di Venezia’, uno stato  ricco, colto, aperto alle novità; la sua è una famiglia di notai e agrimensori, tutti  amanti dell’arte e pittori per diporto.  Riceve una solida formazione umanistica al collegio Mariano di Bergamo, poi studia pittura a Venezia, a Verona, a Padova, a Mantova, ove frequenta i maestri della pittura del momento.

La sua formazione prosegue con un soggiorno a Paestum, ove ha modo di conoscere i canoni dell’architettura romana che tanto influenzerà la sua produzione artistica.

A Roma frequenta gli architetti Derziet, Giansimoni e Posi. Ma in lui è forte la passione per ciò che è classico ‘…la Provvidenza volle che mi capitasse casualmente alle mani un Palladio delle migliori edizioni…non potresti mai credere l’impressione che mi fece questo libro…’ scrive al suo amico Marchesi. Proprio la lettura de ‘I quattro libri dell’architettura’ di Palladio lo spinge a studiare i monumenti antichi e moderni, e poi a ritrarli in disegni di vedute, secondo i canoni settecenteschi. Tornato a Venezia, approfondisce la conoscenza di Palladio studiando le sue chiese, le prestigiose ville del Brenta, gli edifici Vicentini.

Ormai convinto ad intraprendere la ‘carriera’ di architetto, assume vari incarichi, tra cui la ristrutturazione della chiesa di Santa Scolastica a Subiaco.

Ma la svolta decisiva arriva con la committenza del Reiffenstein per un lavoro in Russia a condizioni ‘onorificentissime’. E’ il 1° settembre 1779 quando Quarenghi si trasferisce nel lontano Paese, ove collabora con architetti, tra cui Rusca, Gilardi, Quadri, Camuzzi e gli Adamini, e le maestranze provenienti dal Canton Ticino che da tempo si sono colà trasferiti per esercitare il loro mestiere.

In una lettera del 1785 sempre al Marchesi, fornisce indicazioni sui numerosi lavori cui si è dedicato: palazzi, ponti, teatri, ospedali, la borsa, la banca, e le decorazioni d’interni, e i giardini per la Zarina e per la sua corte,  per nobili e per ricchi signori.

Alla Corte degli zar riceve l’incarico di ‘virtuoso architetto ’ da Caterina II, da cui dipendevano in quel momento le sorti del Paese; diviene poi consigliere di stato, e trasferisce la sua dimora all’Eremitage.

Risiede ed è attivo in Russia per oltre quarant’anni -l’ultimo progetto è la chiesa Anglicana del 1816- durante i quali le realizzazioni e i suoi numerosi progetti contribuirono a ‘creare’ la nuova capitale, e nel contempo a dare un’impronta palladiana all’architettura Russa e a far assimilare il gusto ‘neoclassico- veneto’ alla nuova classe dirigente russa. Gli schemi planimetrici, le proporzioni, le facciate, le rotonde, le sale, le gallerie, le logge ove la ricerca dell’equilibrio delle proporzioni sono la cifra caratterizzante della produzione, accanto alle decorazioni come la cornucopia, il bassorilievo, i grifi, l’aquila, insieme all’uso della trabeazione dorica su fusto ionico, risentono della lezione palladiana, dello studio del Pantheon e delle chiese veneziane

Alcune delle opere quarenghiane, come la Banca di Stato, l’Accademia delle Scienze,  la Borsa dei Mercanti demolita nel 1805,  la Cappella dei Cavalieri di Malta, l’Istituto Smol’nyj per le fanciulle nobili, il palazzo Joussoupoff, l’osservatorio di Poulkovo, il teatro dell’Eremitage  e il Palazzo Imperiale sono veri  ‘landmarks’ di San Pietroburgo.

Giacomo Quarenghi è stato definito la prima ‘archistar’ della storia e in affetti fu considerato un grande maestro, un simbolo amato e osannato in vita quale ‘virtuoso architetto’ sia dalla corte russa sia dai suoi collaboratori e amici.

Tutto questo racconta con dovizia di particolari la mostra alla Pinacoteca Züst , che si sofferma sullo studio delle raccolte grafiche del grande maestro conservate in Ticino, di notevole valenza storico- documentaria.

I disegni appartengono ai Fondi custoditi dall’Accademia del Moderno di Mendrisio:  il fondo Adamini, il fondo Quadri, il fondo Gilardi, l’album Rusca Grimani, e dall’archivio Camuzzi di Collina d’oro.

Sono esposti numerosi disegni di edifici quarenghiani, alcuni dei quali mai realizzati o demoliti nel corso degli anni, raggruppati seguendo la raccolta grafica di appartenenza, che danno l’idea della ricchezza della produzione del grande architetto, ma sottolineano anche il suo ruolo di leader indiscusso del ‘gruppo dei maestri ticinesi’ in Russia che riproducevano in modo quasi fotografico ogni dettaglio di ogni singolo disegno, per una eventuale realizzazione futura, come dimostrano alcuni fogli esposti di Tomaso Adamini e di Domenico Gilardi.

Di notevole valore uno splendido album donato nel 1795 da Luigi Rusca all’ambasciatore della Repubblica di Venezia: è composto di venti disegni tra cui il prospetto autografo della facciata progettata per l’Eremitage. Interessante poi l’incisione che riproduce il Palazzo della Borsa di Pietroburgo che nel 1785 il Quarenghi commissionò ad un calcografo ticinese, il Mugena, che testimonia la sua  volontà di divulgare le proprie opere a stampa. Oltre al materiale grafico, la mostra propone alcune chine a penna a pennello e ad acquerello dell’architetto-pittore: vedute di campagna, il prospetto di un muro con carrozza, il  prospetto per le Logge di Raffaello e il prospetto per il Mausoleo Volkonskij.

La mostra è curata dall’architetto Navone, uno dei maggiori conoscitori dell’opera dell’artista bergamasco.

Giacomo Quarenghi (1744-1817) nelle raccolte grafiche degli architetti ticinesi
Fino al  17 aprile 2017
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Rancate Mendrisio
 

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