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Ambiente

DEGRADO, LE EMERGENZE

ARTURO BORTOLUZZI - 19/05/2017

Varese sarà collegata con l’Europa via ferrovia (Arcisate-Stabio) entro poco tempo: il Comune deve operare per poter essere pronto a rendere splendente la città.

Non solo parlo della periferia verso Milano (arrivo a Varese con l’automobile o con ferrovia) ma anche della periferia verso la Svizzera e verso la montagna varesina e del centro città.

Si continua ad accettare che si affastellino brutture una sull’altra. Queste sono diventate facenti parte del normale panorama urbano. Occorre, invece, ribellarsi davanti a questo stato di cose e pretendere dal Comune che faccia di più.

Sul da farsi aiuta la giurisprudenza che ribadendo una decisione già espressa in passato, ha statuito che spetta ai Comuni preservare il decoro urbano, anche consentendo l’estromissione (con delocalizzazione o rilocalizzazione) degli esercizi commerciali incongrui o divenuti tali con il contesto. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, sezione III, con sentenza del 21 aprile 2017 n.1662.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’appello presentato da alcuni titolari di concessioni, rilasciate dal Comune per il commercio su aree pubbliche di generi non alimentari, ubicate in luoghi di interesse turistico della città, avverso la sentenza del Tar Toscana. Questa aveva, infatti, respinto il ricorso per l’annullamento del nuovo Piano del commercio su area pubblica con cui si disponeva il parziale spostamento di alcuni posteggi del mercato in altre aree comunali. La delibera del 2011 era assunta ai sensi della legge regionale Toscana 7 febbraio 2005 n. 28 che prevede la possibilità del trasferimento d’ufficio in diverse aree mercatali per motivi di pubblico interesse, ordine pubblico e sicurezza o igiene e sanità pubblica.

Nel respingere l’appello il Consiglio di Stato svolge un attento esame della ratio dell’articolo 52 del codice dei beni culturali e del paesaggio, al tempo del provvedimento impugnato, composto da un solo comma (poi incrementato dai successivi – specificativi ma non innovativi – commi 1 bis ed 1 ter dal Dl 8 agosto 2013 n. 91).

Il Consiglio di Stato ha precisato che:

  • la norma è diretta a preservare il decoro urbano;
  • tuttavia, la sua finalità non è la mera conservazione della situazione esistente, bensì la valutazione in ragione delle trasformazioni del commercio stesso;
  • l’operatività della norma, dunque, non è limitata alla cristallizzazione delle caratteristiche dei luoghi, ma si estende ad interventi orientati a preservare attivamente le caratteristiche essenziali dei luoghi.

L’obiettivo del decoro urbano, ovvero della salvaguardia dei centri storici e delle città d’arte, quale finalità immateriale dell’azione amministrativa, può essere perseguito anche con riguardo alle trasformazioni negative che nel tempo subisce la dinamica, pur solo merceologica, del commercio ambulante ove giunga a divenire incongrua con le caratteristiche storico-artistiche e la dignità dei luoghi.

Con la sentenza in commento il Consiglio di Stato ha confermato l’orientamento espresso (decisione n. 3861 del 2016) nel noto caso in cui Roma capitale aveva ricollocato alcune postazioni di commercio, esercitato tramite mezzo mobile con posteggio fisso, in punti della città diversi dai quelli precedentemente concessi in uso. Con tale pronuncia, si evidenziava come il decoro urbano non è una materia o un’attività, ma una finalità immateriale dell’azione amministrativa, che corrisponde al valore insito in un apprezzabile livello di qualità complessiva della tenuta degli spazi pubblici, armonico e coerente con il contesto storico. Esso, dunque, può essere frutto della tutela del patrimonio culturale o della disciplina urbanistica o del commercio, nonché della politiche comunali di concessioni di suolo pubblico, secondo la competenza di ciascuna amministrazione ed attraverso il vincolo di leale cooperazione (Corte costituzionale sentenza n. 140 del 2015; Consiglio di Stato, VI, 27 dicembre 2007 n. 6672; 5 marzo 2014 n. 1059).

Soci della Associazione Amici della Terra Varese che presiedo hanno raccolto qualche esempio del problema ora evidenziato che attende una pronta risoluzione in termini generali che attendo (certamente graduale) ma comunque immediata:

Si può cominciare dalla strada del Forte di Orino: correttamente, un armadio contenitore pur rozzo,  ma accanto due manufatti stupidamente abbandonati…

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Poi la rotonda tra Viale Aguggiari e Via Vannucchi: anche qui un tentativo di armadio contenitore, poi ampliato in versione creativa. Vicina, sgangherata, una cassetta di Poste Italiane: ma non la cassetta postale del quartiere, quella è stata tolta di mezzo con la costruzione della rotonda e nonostante la evidente necessità, mai reinstallata. 

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Piazza Partigiani…

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Vie  Veratti – Indipendenza  e  Via Como…

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I salotti di Varese: Piazza Giovine Italia e Piazza Carducci (il cartello giallo prescrive divieto di affissione e di appoggio). Interessanti anche gli schermi commerciali turistici fuori uso.

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E Piazza Monte Grappa…

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Non è detto che la bruttezza sia la regola: un po’ di impegno ed un armadio inox  possono risolvere

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L’occasione per provare ad uscire dalla palude: il giardinetto già dedicato a Liala, poi selvaggiamente occupato da un cantiere. Il suo ripristino, doveroso e certamente già previsto, deve essere esteso al fronte strada ed al marciapiedi. Che segni finalmente una inversione di tendenza per il decoro di Varese!

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Amici della Terra Varese spera che questo breve escursus tra le “bruttezze minori” (?) della città smuova un’attenzione che purtroppo è mancata. Ribadiamo, serve soprattutto attenzione, i manufatti sono in opera a cura e spese di privati ed occupano suolo pubblico, è sufficiente definire delle regole e farle rispettare seriamente, senza particolare impegni economici pubblici. Per il già fatto basterebbe probabilmente la “moral suasion” comunale applicata con gradualità e costanza nei confronti degli operatori.

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