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Attualità

COSTRUIRE UN CITTÀ DIVERSA

OVIDIO CAZZOLA - 19/05/2017

L'area vasta varesina

L’area vasta varesina

Un libro recente di Salvatore Settis, noto archeologo di fama internazionale insignito di varie importanti benemerenze e di numerosi prestigiosi incarichi in Italia e all’estero si presenta con il seguente titolo: ‘Architettura e democrazia – Paesaggio, città, diritti civili’ edizione Einaudi, 2017. Settis spiega che il libro “raccoglie le lezioni che ha tenuto all’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana nella sede di Mendrisio, come titolare della cattedra intitolata a Francesco Borromini. Città e paesaggio sono il tema centrale delle sue lezioni che riprende nel libro, perchè “..incarnano valori collettivi essenziali per la democrazia…”.

Chiude la sua riflessione con un augurio agli studenti di architettura, riferendosi agli apprezzamenti riconosciuti nel Seicento a Borromini dallo studioso di grandi del ‘disegno’ che fu Filippo Baldinucci : “..che aspirino, nell’esercizio della loro professione, non solo in quanto architetti, ma anche come cittadini fra cittadini. Perchè sfidare i confini difficili fra città e paesaggio, decostruire i feticci di un neomodernismo corrivo (la megalopoli e il grattacielo) vuol dire tentare il recupero della dimensione sociale e comunitaria della cittadinanza. In un paesaggio, anche urbano, inteso come teatro della democrazia, la forte responsabilità dell’architetto potrà contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro”.

Il libro di Settis ci invita a una riflessione anche per la nostra Varese.

E’ in corso una revisione del piano di Governo del Territorio (PGT) Sono state fatte delle proposte per una nuova visione del ruolo futuro di questa città, che non può essere ristretta alla sua limitata dimensione comunale. Ho ricordato più volte che negli anni’90 (ero allora coordinatore della Commissione urbanistica comunale) la società Oikos di Bologna, incaricata della redazione del Piano regolatore di Varese, aveva messo in evidenza nelle sue considerazioni preliminari come la dimensione della città reale doveva essere considerata più estesamente in un’Area varesina comprendente 170 mila abitanti.

Da questa realtà occorre ripartire per la revisione del PGT. Per riorganizzare un vasto territorio, per difendere, valorizzare, mantenere, offrire la sua bellezza che da secoli attrae e rasserena. Con la particolare bellezza di questi nostri monti, dei laghi, delle sue valli. Con ricadute positive anche sull’economia dell’area. Questo significa che va con urgenza avviata un’ ampia collaborazione intercomunale per la quale alcuni Comuni con amministrazioni sensibili si stanno già muovendo.

Il Comune di Varese deve assumere il ruolo che compete al capoluogo. Questa collaborazione può finalmente affrontare la dispersione urbana, il consumo noncurante del suolo, la ricostituzione di un tessuto di vita e di relazioni umane da tempo perdute e non più soddisfatte dai nuclei storici prevalentemente trascurati, ma certo non più adeguati alle attuali esigenze di relazione.

Nell’ambito strettamente comunale, oggetto della revisione del PGT vigente, occorre finalmente affrontare situazioni fin qui sottovalutate. La ricostruzione della Città è da queste condizionata. Come la permanente e inaccettabile incidenza delle radiali che producono la penetrazione diretta, senza nuovo ruolo loro attribuito, nel nucleo originario della città. Che consentono oggi una eccessiva velocità veicolare e presentano scarsità di immagine urbana significante. Che richiedono interventi adeguati con una nuova. progettazione della qualità dei loro percorsi, la protezione della pedonalità e della ciclabilità, un rilievo adeguato alle presenze che hanno già assunto o possono assumere rilevanza espressiva.di significative relazioni sociali. Rimuovendo l’impatto diretto dell’autostrada sul centro cittadino utilizzando la nuova uscita prevista all’incrocio tra il viale Europa e la via Gasparotto, di accesso meridionale, anche se non del tutto soddisfacente, al centro città. Con la indispensabile riduzione della velocità consentita a i veicoli su viale Europa, oggi di inaccettabili 70 km/ora. Aggiornando il sistema ferroviario ottocentesco esistente, perchè assuma anche funzioni urbane: con accessibilità non solo centrale, in vista anche del prossimo collegamento con Stabio.

Altri problemi incidono sulla nostra vita di ogni giorno e vanno con urgenza affrontati. Il primo, più generale, riguarda la mobilità urbana del tutto soggetta, oggi, all’imperio dell’automobile. Riaffermare e riorganizzare di conseguenza la Città sul diritto primario della pedonalità protetta e della ciclabilità difesa è obbligo immediato della nuova Amministrazione. Che richiede una riflessione sui luoghi e i caratteri dei percorsi e della sosta veicolare, coordinata con un riconsiderato sistema di trasporto urbano a integrazione del nuovo ruolo che possono assumere le ferrovie.

L’accesso a Santa Maria del Monte deve essere ragionevolmente riaffidato prevalentemente al trasporto urbano e alla funicolare. Il parcheggio dei veicoli può essere previsto in zona Stadio affrontando finalmente la desolante condizione dei grandi lasciti di un turismo perduto, non definitivamente, che ci guardano ogni giorno dal Campo dei Fiori e dal suo Hotel.

Il rinnovato PGT deve poi considerare la necessità di riordino del tessuto urbano che si è sviluppato disordinatamente nei primi decenni del secondo dopoguerra. Se i Centri storici non costituiscono più un riferimento sufficiente per le relazioni sociali, occorre individuare e integrare nuove polarità: anzitutto presso le sedi culturali, religiose, educative esistenti.

La diffusione e l’affermazione dei grandi supermercati ci impegna a creare alternative di queste nuove presenze, con l’impianto di piccoli esercizi per l’offerta di prodotti che assicurino la spesa quotidiana degli anziani e dei meno abili, sempre più numerosi come le statistiche e la nostra osservazione quotidiana verificano. Ho già rilevato che queste attività non possono essere affidate solo alla loro autosufficienza commerciale ma debbono essere sostenute anche dal supporto economico pubblico. Accessibili con percorsi protetti. Nel presso delle quali rafforzare presenze di servizio attrattive e il verde pubblico. Questa attenzione coinvolgerebbe estese disponibilità, anche volontaristiche. Da parte di anziani pensionati ancora attivissimi, da parte di giovani ancora senza occupazione stabile in cerca di esperienze gratificanti. Anche queste disponibilità costruiranno una città diversa. Architettura e urbanistica, dunque, a servizio della città, per costruire la convivenza democratica.

 

 

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