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Noterelle

COMUNITA’ ORANTE

EMILIO CORBETTA - 20/10/2017

Gesù risorto appare a Maria di Magdala

Gesù risorto appare a Maria di Magdala

Capitato nel tardo pomeriggio d’un sabato sulla piazza di un paese della nostra zona varesina, entro per la messa prefestiva nella Chiesa che lì si affaccia. La navata è tutta occupata e mi capita di trovar posto davanti, di fianco all’altare. Posto insolito per me che di solito resto indietro e vedo i componenti dell’assemblea di spalle: una prospettiva diversa che ha il difetto di render più anonimi i fedeli. Tutti lì alla messa ad ascoltare le letture, il Vangelo, il pensiero del pastore, le invocazioni, la gioia del canto dopo il prefazio, il mistero della consacrazione, la preghiera corale del Padre Nostro, la Comunione. Una comunità che prega intenta, portando davanti all’altare le sue singole pene, le sue gioie, i problemi suoi e di ogni singola famiglia, un fascio di vite uniche, un fascio di vite intrecciate in una esistenza gremita di paure, di timori, di gioie. Gruppo orante di capi chini … Ma questa sera la comunità la guardo in faccia e mi accorgo d’essere in un paese dove ci si conosce, si vive e si fa parte di un gruppo che dichiara, con la sua presenza alla Messa, di credere in uno che millenni fa sarebbe resuscitato.

Quest’uno morto ucciso dai sacerdoti di una religione che ufficialmente diceva di adorare il Dio unico e vero, ma che da qualche secolo perseguitava ed uccideva i suoi profeti; ma questo era resuscitato come testimoni numerosi e credibili dichiaravano. E lo testimoniavano anche a prezzo della loro vita.

Era resuscitato, ma non tornato un essere come prima della morte: era nello stesso tempo con caratteristiche uguali a prima, ma anche diverse. Compariva in siti diversi descritti nei Vangeli in momenti sublimi, dove i protagonisti venivano sconvolti, conquistati e comprendevano di colpo quanto aveva detto da vivo e che loro non avevano capito. Lo capivano adesso che era lì diverso da prima ma che continuava a riversare su di loro la sua immensa carica d’amore.

Resuscitato: ma in che modo? Resuscitato nel mistero – inteso come pensiero ignoto a noi, ma in creazione, in sviluppo – e che si rivela tra i primi ad una donna, una Maria (di Magdala) che lo amava e lo ama perché lui l’aveva guardata un giorno come una persona, non come una schiava, un essere derelitto, un essere meno importante di un cencio. Lui l’aveva fatta sentire risorta come persona nota. Persona vera. Quel giorno della sua vita lui l’aveva guardata e vista. L’aveva guardata. Il suo modo di guardarla le aveva dato la sensazione di uscire dal suo nulla, di ritornare ad essere. Il suo sguardo l’aveva ricreata. Il suo sguardo l’aveva resuscitata. E lui resuscitato si rivela a lei perché l’amore di lei lo chiama? Ĺei è li dove il suo corpo era stato sepolto. Il suo corpo non c’è più; addolorata piange affranta, addolorata perché lei lo ama. Il suo grande amore lo chiama e lui si rivela resuscitato. Ma anche nelle altre rivelazioni è chiamato dall’amore di quelli che l’avevano seguito, perché è l’amore che chiama chi ama.

Maria di Magdala può essere il simbolo dell’amore della donna nella storia della società. Amore che è stato il fondamento della nostra civiltà, che l’ha sempre schiavizzata. Portatrice di immensi dolori e sofferenze, con generosità la donna ha permesso all’umanità di svilupparsi. L’umanità è crudele. Si dichiara sapiente, ma appare folle, perché favorisce il successo della violenza, generatrice d’immensi dolori, per raggiungere la ricchezza, il benessere di pochi contro il pianto di molti. Il sacrificio d’amore, umile e paziente delle donne, ha rimediato e rimedia allo squilibrio.

Ai nostri giorni sembrano trionfare le anoressiche modelle della moda, i volti di bambola delle giornaliste della TV, le imprenditrici imitatrici dell’arroganza maschile, e troppo spesso si dimenticano le Marie che gridano il loro dolore nei territori dove stupidamente crepitano le armi.

Torniamo alla comunità che mi stava ospitando. Dalla mia posizione alla comunione vedevo i profili dei pieni di fede che si avviavano a ricevere l’eucaristia. È stata una esperienza unica e profonda. Non stavo spiando, non stavo facendo diagnosi, non stavo giudicando: ero rapito da quel momento, culmine della preghiera di quella comunità. Quante esperienze, quante sofferenze, quanti problemi su quei volti, di anziani, di giovani, di padri, di madri, di coppie con bimbi, di povera gente dai volti rugosi, dagli occhi lacrimosi, portatori di lutti, di dolori fisici, di dolori interiori immensi. Sguardi di fede rivolti verso la particola che salva, che dà serenità, che dà speranza.

I miei problemi interiori son diventati un nulla di fronte alla fede profonda di quella comunità orante e unita nei grandi dolori dei singoli.

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