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Il Viaggio

NELLE ANDE CON IL CUORE

CARLO BOTTI - 01/12/2017

peruSiccità e inondazioni; grandinate e gelate. E una nazione o una parte di essa muore. Ma un progetto di salvataggio – Disaster Risk Reduction – sviluppato in consorzio da tre ong internazionali, tra cui l’italiana Coopi (Cooperazione internazionale di Milano), nella regione andina di Puno, in Perù, al confine con la Bolivia, intanto è giunto al termine.

Questo progetto, della durata di diciotto mesi, per l’esattezza dal mese di marzo 2016 a tutto settembre 2017, finanziato da Echo (European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations) era stato avviato per aiutare le comunità e le autorità locali a fare fronte ai disastri naturali che sono soliti colpire la regione.

Ci si è occupati innanzitutto di svolgere le attività di campo con venti comunità di contadini suddivise in tre province della Regione (quasi quattromila i beneficiari diretti): Huancané, Carabaya e Azangaro. Province che si trovano tra i 4.000 e i 4.600 metri di altitudine. Ci sono stati corsi di formazione per gli agricoltori e per gli allevatori innanzitutto allo scopo di poter conoscere i problemi derivanti dal cambio climatico, dai rischi della siccità prolungata e delle gelate notturne. Quindi i contadini sono stati seguiti nel processo di miglioramento dell’ alimentazione delle vacche e degli alpaca. Sono stati realizzati interventi pratici per mitigare l’impatto dei disastri naturali: pozzi tubolari con pompe sommergibili, parafulmini, piccole stalle per il bestiame, sciarpe e cappelli per bambini, microserbatoi per immagazzinare l’acqua per l’irrigazione dei campi, e due biodigestori che convertono lo sterco degli animali in biogas per il riscaldamento di stalle e per cucinare. In parallelo con queste attività sono stati elaborati venti piani di gestione comunitari e cinque siti sentinella in grado di prevenire e organizzare le comunità per fronteggiare le difficoltà, soprattutto alimentari, che si riscontrano maggiormente durante le crisi climatiche.

Quando gli operatori del progetto – tra cui noi italiani – hanno potuto visitare le comunità per monitorare l’andamento delle attività si sono potuti vedere solo sorrisi grati e commossi, s’è sentita ben presente la forza degli abbracci per poter trasmettere la felicità dell’avere un pozzo d’acqua vicino a casa o una mucca finalmente grassa, in grado di creare un po’ di economia stabile per la famiglia. S’è vista in concreto nei volti dei contadini la felicità di non dover più percorrere chilometri per portare a casa pochi secchi d’acqua con cui abbeverare gli animali, innaffiare il campo quasi completamente secco da mesi e con qualche residuo riuscire a cucinare la cena.

Di questo importante e coinvolgente progetto l’ong milanese Coopi, da decenni impegnata sul fronte della solidarietà, ha sviluppato soprattutto l’aspetto istituzionale. Durante i diciotto mesi di impegno sul campo si sono svolti diversi corsi di formazione per i funzionari locali, regionali, provinciali e distrettuali (274 funzionari e 37 organizzazioni come beneficiari diretti). I corsi sono stati tenuti per migliorare le conoscenze degli strumenti tecnici nazionali e regionali per affrontare le calamità e ricevere finanziamenti pubblici per implementare progetti di risposta diretta. Inoltre sono stati elaborati due piani di prevenzione e riduzione dei disastri, uno globale della regione e uno specifico riguardante il pericolo della siccità: il primo piano regionale di questo tipo in tutta la nazione del Perù.

Attraverso l’uso di un drone, e della conseguente formazione nell’uso di software tecnici per il processo delle immagini raccolte, si è potuto aggiornare la piattaforma nazionale di prevenzione del rischio di disastri, denominata Sigrid. E grazie all’uso di Sigrid, una piattaforma web accessibile da chiunque e gratuitamente, si possono tuttora ricevere informazioni regionali sulle zone di rischio, sulle vie di evacuazione, sui punti sicuri, sui report tecnici e scientifici, sui piani di prevenzione attivi.

 È stato un anno e mezzo di lavoro molto intenso. La regione andina non è la tipica regione che ti accoglie a braccia aperte. Bisogna guadagnarsi la fiducia e il rispetto sia delle persone sia del territorio con il lavoro e mantenendo la parola data. I “campesinos” sono persone semplici ma dure, con una grande memoria e con molta riconoscenza.

C’è stata infine anche una “visita di monitoraggio” di Echo. In quest’occasione le comunità hanno potuto dimostrare in concreto come la qualità della loro vita sia migliorata, come si sentano oggi più preparati ad affrontare il cambio climatico e la imprevedibilità delle piogge e della siccità, come poter creare un ricco nutrimento bilanciato per il bestiame e sentirsi più sicuri con un parafulmine e una piccola stalla per riparare i piccoli alpaca dal gelo notturno. I funzionari dello stato e della regione finalmente dispongono di piani operativi e di tutti gli strumenti per poter operare attivamente e prevenire i pericoli e proteggere la popolazione. Purtroppo il futuro continua a rimanere incerto. Le stagioni saranno sempre più imprevedibili, ma l’adattamento e la preparazione sono un primo passo per migliorare la qualità di vita in questa regione andina molto spesso dimenticata.

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