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In Confidenza

LA COMPRENSIONE

Don ERMINIO VILLA - 02/02/2018

correggereOgni tanto si sente qualcuno dire: ‘Mi prenderei a sberle’… Si può anche tirarsi le orecchie o infliggersi altre penitenze. Ma sono tutte azioni scomode e poco utili.

Se hai sbagliato, invece di perdere tempo ed energie con le sberle o le tirate d’orecchio, è meglio dedicarsi subito a correggere lo sbaglio fatto.

Correggere vuol dire trasformare il tuo errore in una opportunità: di imparare, di crescere, di conoscere te stesso e gli altri, di affrontare le esperienze della vita. A ben trattarli, anche gli errori sono molto utili.

Per cambiare un errore in una opportunità serve un atteggiamento solo: essere “indulgenti” con se stessi. Essere indulgenti con noi stessi non vuol dire – beninteso – darsi sempre ragione e nemmeno darsi una doppia morale: una larga per noi e una stretta per gli altri.

Vuol dire, invece, conoscere e ri-conoscere con esattezza i nostri limiti, le nostre debolezze e dunque i nostri errori: lo dice anche il Papa nel paragrafo citato: “C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare noi stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi, per poter avere questo medesimo atteggiamento verso gli altri”.

Ma dobbiamo anche conoscere e ri-conoscere la nostra capacità di cambiare, le nostre qualità affettive e intellettuali, i nostri numeri, insomma.

In quanto creature Dio ci ha fornito di limiti ma anche di talenti: i limiti ci servono per non perdere il senso della realtà; i talenti per superarli, per scoprire nuovi orizzonti. Per diventare uomini nuovi.

Vive male chi si considera uno stupido irrecuperabile. Vive peggio chi si ritiene infallibile come Dio: quanti errori divini deve correggere, per mettere il mondo a posto!

Dal momento che nessuno di noi aumenta di un centimetro gonfiando il petto o tirandosi su per le orecchie, tanto vale essere “indulgenti” con la nostra condizione di creature: si tratta di un dono, non di una condanna!

È molto importante avere un giusto concetto di sé come raccomanda Paolo ai cristiani di Roma: “Per la grazia che mi è stata data io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. […] Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi” (Rom 12,3-4.6)

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