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Cultura

FENOMENOLOGIA DI HUSSERL

LIVIO GHIRINGHELLI - 02/02/2018

husserlNato a Prossnitz (Moravia) nel 1859 da famiglia ebraica della media borghesia, Edmund Husserl si iscrive dopo gli studi liceali all’Università di Lipsia con lo scopo di studiarvi astronomia: nel 1878 si trasferisce a Berlino per dedicarsi alla matematica sotto la guida dei celebri Kronecker e Weierstrass. A Vienna si laurea con una tesi sul calcolo delle variazioni, seguita da Franz Brentano, da cui ricava la nozione di intenzionalità, per cui non c’è coscienza senza un contenuto correlativo; la coscienza non è riducibile a “cosa” o a semplice “effetto” d’associazioni, ma è sempre rivolta a un contenuto, ponendosi come un atto intenzionale.

Nel 1886 Husserl si converte al cristianesimo. Nel 1887 consegue l’abilitazione all’insegnamento universitario con uno studio sul concetto di numero e inizia la carriera accademica presso l’Università di Halle, dove rimane fino al 1901. Del 1891 è la Filosofia dell’aritmetica, in cui delinea l’origine soggettiva del concetto di numero. I concetti ultimi ed elementari della matematica e della logica si sottraggono ad ogni definizione logico-formale; si possono solo mostrare i fenomeni psichici concreti da e con i quali essi sono astratti.

Le Ricerche logiche escono in due volumi rispettivamente nel 1900 e nel 1901. Nel primo, Prolegomeni a una logica pura, Husserl critica lo psicologismo brentaniano: non bisogna confondere i fatti psichici, il fluire temporale della coscienza, qui e ora determinata, con il significato logico che in tali atti si manifesta e che è di natura universale e ideale. Nel 1901 Husserl si trasferisce a Gottinga e vi diviene nel 1906 professore ordinario.

La fenomenologia si accampa rapidamente, articolandosi in più sedi, con la collaborazione attiva di allievi come A. Koyré, F. Kaufmann, Edith Stein. Nel 1911 pubblica l’articolo fondamentale La filosofia come scienza rigorosa. Vi è chiaro lo sforzo di definire un approccio trascendentale, che investa gli ambiti del vissuto e dell’io, per rinvenire nell’intenzionalità della coscienza un elemento fondamentale di scientificità. Nel 1913 dà alle stampe le Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica. Nel 1916 è nominato docente presso l’Università di Friburgo; qui conosce Heidegger, che gli diviene amico. Nel 1928 dà alla luce le Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo. Il rapporto con Heidegger si è però interrotto con la pubblicazione di Essere e tempo (1927).

Del 1929 è l’opera Logica formale e trascendentale. Tiene alla Sorbona delle conferenze, che dal nome del filosofo del Discorso sul metodo chiama Meditazioni cartesiane. Viene allontanato dall’Università come ebreo coll’avvento del nazismo. Nel 1935 appaiono a Vienna e a Parigi due importanti conferenze, onde la pubblicazione de La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Muore ed è cremato a Friburgo nel 1938. Le sue ceneri sono poi trasferite a Lovanio.

Intensa la trascrizione dei numerosissimi manoscritti lasciati dal filosofo a cura di Padre Van Breda, E. Finke e L.Landgrebe. Da segnalare L’idea della fenomenologia (1950) e Fenomenologia dell’intersoggettività (1973).

Husserl assume una posizione critica nei confronti del positivismo, che non considera a sufficienza il ruolo della dimensione soggettiva-coscienziale nei processi dell’esperienza e della conoscenza. Questo senza pregiudizio del suo impegno razionalistico, sostenuto dalla profonda conoscenza dei dibattiti più recenti in ambito logico e matematico, mentre mantiene un rapporto problematico con la tradizione kantiana. Il fondamento della conoscenza è nella coscienza.

L’analisi dell’esperienza concreta del soggetto coglie la centralità dei suoi rapporti coi fenomeni, da descriversi nel loro peculiare “darsi” effettivo. I fenomeni costituiscono l’oggetto di partenza dell’indagine filosofico-scientifica e non sono da identificarsi coi fatti. Deve essere data particolare attenzione a ciò che caratterizza il rapporto uomo-mondo e alla dimensione complessa della coscienza.

L’attenzione specifica della fenomenologia deve essere rivolta a relazioni e significati, piuttosto che a fatti e leggi. Husserl esercita una critica radicale verso tutti i tentativi ricorrenti di ricondurre la logica alla psicofisiologia, per cui la logica è collocata all’interno di una dimensione psicofisica. Ne rivendica l’autonomia dalla metafisica e dalle discipline empiriche di recente formazione.

La sua idealità fondativa rinvia alle funzioni della coscienza pura e consiste di leggi che posseggono una validità non riferibile a determinate regioni della psiche. La concezione husserliana si distingue anche dal cosiddetto logicismo, che nella tensione alla formalizzazione/ assiomatizzazione respinge qualsiasi nesso con l’esperienza psichica. Nelle Ricerche logiche si riconferma una delle caratteristiche costanti del suo pensiero, la correlazione tra gli oggetti, anche quelli logici e gli atti, anche quelli teoretici, che altro non sono che forme trascendentali, attraverso cui si organizza, oggettivandola, l’esperienza.

Questi ultimi rientrano nella categoria dei “vissuti”, che devono essere affrontati scientificamente da una psicologia puramente descrittiva, priva di presupposti, rivolta verso ciò che rientra nell’ambito della coscienza pura. Quest’ambito non è ancora identificato con quello dell’io trascendentale, come si verificherà in seguito e indica il nucleo fenomenologico dell’io, l’intenzionalità della coscienza pura.

Ogni vissuto contiene un riferimento preciso a un oggetto, oppure a un significato. Lo specifico del metodo fenomenologico è colto nella visione eidetica (da éidos, che significa essenza, forma), nel momento in cui lo sguardo è diretto dalle determinazioni psicologiche del vissuto alle componenti intenzionali. Nell’impostazione positivista invece l’unico metodo scientifico è quello delle scienze fisico-matematiche.

Il significato va al di là della sua espressione empirica (il segno) e si pone come qualcosa di ideale, di simbolico, dotato di una “oggettività” che rimane indipendente. Il nucleo logico universale si manifesta sempre nell’espressione segnica contingente. L’universale si dà sempre insieme all’intuizione sensibile. L’intuizione delle specie o delle essenze evidenzia come in ogni atto intenzionale della coscienza si presentano due momenti tra loro complementari. Nella percezione vi è sempre qualcosa di sensibile, che viene percepito e che per poterlo essere necessita della determinazione attraverso una forma specifica; quando si percepisce qualcosa si coglie anche una specie o essenza, si manifesta una intenzionalità duplice che investe qualcosa di sensibile e la sua forma, la sua idea.

Mentre l’intuizione empirica è rivolta all’oggetto individuale, l’intuizione categoriale coglie, a partire dall’oggetto empirico e in connessione con esso, l’oggetto generale, l’universale o la forma in sé. Queste forme (essenze o idee) costituiscono il campo dell’a priori, ovvero delle strutture costanti dell’esperienza. Husserl parlerà anche di ontologie regionali, i differenti modi di essere delle cose, le regioni in cui l’essere si articola.

A partire dalle Idee per una fenomenologia pura ed una filosofia fenomenologica (1913) Husserl propone il metodo della riduzione fenomenologica o sospensione del giudizio (epoché), ponendo tra parentesi i giudizio pregiudizi del senso comune e le teorie scientifiche, astenendosi dal farne uso. Allora emerge come residuo fenomenologico il campo trascendentale della coscienza pura, terreno di evidenze intuitivamente originarie, che nessuna riduzione potrà mai revocare in dubbio.

Quello che è messo in dubbio non è tutto il sapere, bensì soltanto l’atteggiamento naturale, che insiste sull’esistenza indipendente delle cose, la concezione di una oggettività e naturalità del mondo del tutto autosufficienti. È una decisione dal sapore esistenziale, d’abbandonare l’atteggiamento naturalistico. Il mondo ora perde il presunto carattere “trascendente” e la sua esistenza viene correlata alla coscienza.

C’è un unico assoluto, la coscienza, rispetto a cui il mondo assume le vesti di un essere di derivazione. L’indagine fenomenologica si volge verso il rapporto tra io e mondo, qualificandosi come genetica. Ciò che caratterizza il rapporto nella sua purezza è il suo porsi come centro di funzioni, a cui si riferiscono tutti i vissuti intenzionali. Il senso del mondo e delle sue oggettualità (noemi) si costituisce a partire dagli atti intenzionali (noesi) della coscienza pura. Nelle Idee la noesi è l’aspetto soggettivo, l’atto propriamente detto; il noema è il lato oggettivo, il correlato oggettuale dell’atto stesso. Il noema è l’oggetto una volta messa in atto la riduzione fenomenologica, cioè l’oggetto intenzionale in quanto distinto dall’oggetto reale ed è ciò che rimane invariante in molti atti anche separati tra loro (nucleo noematico). Tre sono gli stati fondamentali delle realtà mondane: le cose materiali, governate dalla pura causalità, le nature animali, soggette ai condizionamenti, le realtà psichiche, cui appartengono le motivazioni.

Queste ultime si caratterizzano nelle Meditazioni cartesiane come una intersoggettività originaria. Non più il cogito solipsistico cartesiano, né l’io puro di Fichte, ma un noi intersoggettivo, che coinvolge e si dispiega nell’operare comune di linguaggio, società, storia.

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