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Editoriale

GOOD

MASSIMO LODI - 01/06/2018

?????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Ottant’anni fa lo scrittore Guido Morselli -scoperto da editori e critica dopo la morte- iniziò a tenere un diario che avrebbe proseguito fino al 1973, quando si suicidò nel giardino della sua villa di Varese. Sono migliaia d’incisive note, molte attualizzabili. Per esempio questa: “L’Italia è un paese adorabile che meriterebbe di essere meglio abitato”.

Ne abbiamo triste conferma dal 4 marzo scorso, quando s’è iniziato un crescendo di scelte popolari, dichiarazioni politiche, maneggi strategico-governativi che ci hanno portato sull’orlo del burrone. La spregiudicata propaganda sfascista ha attecchito presso molti, in pochi si sono soffermati a giudicare/analizzare la sostanza di folli promesse e l’inaffidabile profilo di chi le avanzava, l’impulso distruttore è stato più forte di qualunque induzione alla ragionevolezza. Neppure la paziente e perfino esagerata attesa del presidente della Repubblica, che ha concesso quasi tre mesi di tempo a Cinquestelle e Lega per attrezzare un governo degno di tal nome, ha arrestato la mortifera deriva.

L’epilogo (il primo e poi archiviato epilogo): impaurito dalla sua incapacità che stava per essere messa alla prova, Salvini ha affondato l’esecutivo Conte 1 ormai nascituro, trascinando nel gorgo disfattista il re dei dilettanti/trasformisti, Di Maio. Sarebbe bastato accettare la proposta di Mattarella (Giorgetti ministro dell’Economia invece di Savona, o un altro nome alternativo al professore antieuro) per avere l’ok del Quirinale. Invece no. Perché? Perché era sembrato più utile rovesciare pretestuosamente il tavolo e tornare al voto, nella speranza/certezza d’un incasso di suffragi maggiore del precedente. Il colpo grosso, insomma. Messo a segno sulla pelle degl’italiani, come purtroppo acclarato dai tonfi della Borsa e dai balzi dello spread.

È  seguita l’indecente campagna di delegittimazione del capo dello Stato, reo d’aver esercitato competenze attribuitegli dalla Costituzione, e al solo/ benemerito scopo di tutelare l’interesse nazionale. Interesse concreto: i risparmi di tutti noi, il lavoro di ciascuno, la solidità delle imprese, la tenuta dei conti pubblici. Eccetera. Un massacro partitico/mediatico fermatosi -ed eccoci al secondo e definitivo epilogo- solo dopo la retromarcia grillina sulla richiesta d’impeachment al presidente della Repubblica. Proposta di un esecutivo Conte 2 e trovato in extremis l’okay di Salvini alla condizione di togliere dalla casella dell’Economia l’antieuropeista Savona. Che pur di far parte del governo ha accettato un declassamento di nomina assai poco nobilitante.

Questo è il populismo con le sue capriole, la sua demagogia, il suo mood. C’è chi lo contrabbanda per volontà degl’italiani, ma è un evidente falso storico. Gl’italiani che han votato Cinquestelle non sono gli stessi che han votato Lega, e tantomeno Fratelli d’Italia. Gl’italiani in maggioranza -termini elettorali alla mano, anziché seggi – non sono di pulsione gialloverde. Gl’italiani, tutti gl’italiani, si trovano rappresentati da un ircocervo (Berlusconi dixit) nato da sostenitori d’opposte tendenze assemblatisi per opportunismo/calcolo e non per convinzione/empatia. Quali garanzie d’efficienza e durata esso possa dare, ciascuno lo immagina senza bisogno d’insistere sull’argomento. Vale solo la pena di evocare una frase attribuita al presidente americano Abraham Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo”. Good night, and good luck.

 Ps  Una lezione di dignità l’ha data, da esemplare civil servant, l’economista Carlo Cottarelli, resosi disponibile a guidare un governo tecnico e poi ritiratosi con umile augurio di buon lavoro a Conte dopo la ricomparsa della possibilità d’un esecutivo politico. Non a caso, all’uscita dallo studio di Mattarella, ha ricevuto l’inusuale applauso dei giornalisti presenti all’annuncio. L’Italia è abitata -ne sarebbe contento Guido Morselli- anche da gente così, per fortuna. Vi si dovrebbe affidare un’opposizione tutta da costruire, con l’augurabile scioglimento del Pd. Tanto per cominciare.

 

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