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Cultura

SCRITTURA E TRADIZIONE

LIVIO GHIRINGHELLI - 20/07/2018

concilioAnnunciato a sorpresa da Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 il Concilio Vaticano II fu celebrato in quattro sessioni dall’11 ottobre 1962 all’8 dicembre 1965. Si doveva passare in termini di autoaggiornamento da una Chiesa che si autodefiniva con i termini giuridico-sociali di una società gerarchicamente strutturata a una Chiesa che si autocomprendeva come popolo di Dio e come comunione, più evangelica, più dialogica, più solidale. Di contro all’impostazione teologica, apologetica e deduttiva precedente s’imponeva ormai la centralità biblica e innovativa dell’audire. La Chiesa esiste in quanto serva della parola di Dio e sotto la parola di Dio , nel doppio movimento di ascolto e annuncio. Per essere Ecclesia docens deve essere Ecclesia audiens. E la comunicazione più che dottrinale deve essere vitale e avviene nella storia. Si tratta di una dimensione al contempo storica e salvifica , cristocentrica e d’estensione universale. Seguire fedelmente le tracce non significa restarvi. Si riproponeva la vecchia quaestio tra cattolici e protestanti del primato tra Parola e Tradizione.

In precedenza con l’Enciclica Providentissimus Deus di Leone XIII (1893) si era proposto di far fronte allo spirito razionalista dominante negli studi biblici fuori dell’area cattolica e al contempo di dare impulso agli stessi, scientificamente condotti, all’interno del Cattolicesimo (funzione conoscitiva positiva e funzione apologetica di difesa).Il problema non concerneva soltanto il rapporto tra scienze naturali e Bibbia , ma pure tra ricerca storica e affermazioni bibliche relative a fatti storici, ma prevalse la linea apologetica. Con l’Enciclica Divino Afflante Spiritu di Pio XII (1943) si riconosceva ufficialmente il diritto di cittadinanza al metodo storico-critico nella Chiesa , con la possibilità di affrontare serenamente il problema dell’interpretazione della Scrittura e con lucidità quello dei generi letterari.

Da questa Enciclica dipende fortemente lo schema De fontibus Revelationis redatto dalla Commissione teologica presieduta dal tradizionalista Card. Ottaviani per la discussione nel corso della prima sessione del Concilio. Il 14 novembre 1962 si apre un acceso dibattito. Ottaviani fa richiesta in conseguenza di una sospensione dello stesso , respinta però dall’Assemblea. Giovanni XXIII allora interviene sospendendo sì la discussione , ma aprendo alla redazione di un nuovo schema affidato a una Commissione mista composta di membri della Commissione dottrinale e membri del Segretariato per l’unità dei cristiani, date le preoccupazioni in ordine ecumenico, con l’integrazione di sei Cardinali. I lavori procedono a fatica tra tensioni e incomprensioni. Il nuovo schema De Revelatione divina riafferma il valore della Tradizione , senza però affermarne esplicitamente la superiorità rispetto alla Scrittura. Alcuni passaggi risultano deboli e imprecisi rispetto ai progressi registrati in campo ecumenico. Dal nuovo percorso redazionale rimane infatti escluso il Segretariato per l’unità dei cristiani. Il 7 marzo 1964 la Commissione dottrinale elegge i membri della sottocommissione per la redazione del futuro De divina Revelatione , Presidente Mons. André Charue , Vescovo di Namur con la presenza di periti in rappresentanza delle diverse anime e ispirazioni. Terminati i lavori si decide di richiedere comunque un parere al Segretariato per salvare la continuità del processo redazionale. Il 3 luglio 1964 Paolo VI autorizza l’approdo in aula conciliare: continuano a manifestarsi resistenze all’approvazione, onde il rinvio alla quarta sessione del Concilio. Finalmente nel corso di questa (14 settembre- 8 dicembre 1965) il De divina Revelatione è votato in aula conciliare il 20-22 settembre : ampio il favore. Il 18 novembre è promulgata la Costituzione Dei Verbum con un consenso quasi unanime : 2344 voti a favore su un totale di 2350 Padri.

Ora la verità della Scrittura è concepita in ordine alla salvezza. Si distingue tra verità salvifica e verità scientifica o storica (non è questo lo scopo dell’ispirazione). La verità non va accolta nelle singole affermazioni, bensì nell’insieme . Individuare il genere letterario di un testo non è un semplice esercizio stilistico e formale, ma una vera operazione ermeneutica. Il genere letterario mette in gioco ciò che l’autore ha voluto asserire (che non equivale a dire). Prima la Scrittura era un bene preziosissimo per la Chiesa , ma da custodire e difendere passivamente . Ora si tratta di una forza attiva, costruttrice della Chiesa e non soltanto a lei affidata. Si tratta di un ruolo attivo, di una appartenenza non soltanto allo scritto come tale, ma allo scritto in quanto capace di ridiventare parola viva. Siamo ben lungi dalla teologia neoscolastica in auge prima del Concilio col suo positivismo magisteriale e il deduttivismo. Il discorso di Gesù non fa appello alla teologia, ma chiama alla metanoia e alla sequela. La teologia non svolge nella Chiesa un ruolo primario, bensì solo secondario. Prima viene la fede, poi l’intelligenza della fede (atto primo, atto secondo). La Chiesa si pone in relazione sia con la sua origine , che con la sua missione nel mondo. Allì’ermeneutica si impone un parlare di Dio che sia il più rigoroso e il più esigente possibile. Si accentua il vivo senso della storia col maturo risveglio dello spirito critico e scientifico. Va promosso il più largo accesso alla Sacra Scrittura.

N.9 della Costituzione Dei Verbum : La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. N. 8: La Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione tanto delle cose,quanto delle parole trasmesse . N. 10 . L’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo magistero vivo della Chiesa , il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio , ma la serve. Il N. 22 postula la necessità di traduzioni appropriate e corrette. N. 24 . La sacra teologia si basa come su un fondamento perenne sulla parola di Dio scritta, inseparabile dalla sacra Tradizione.

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