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Opinioni

DEMOCRAZIA DIGITALE

LIVIO GHIRINGHELLI - 19/10/2018

rousseauIl digitale è diventato il fenomeno sociale di maggior rilievo (Internet, social media, smartphone, computer ecc.) in termini di propaganda e comunicazione. E il Movimento 5 Stelle se ne è fatto un uso strutturale. Aderiscono al partito solo le persone che risultino abili nell’uso di computer e Internet.

Beppe Grillo ha potuto commentare in merito che il partito non ha sede e non ha soldi. La piattaforma Rousseau si è costituita in sistema operativo del movimento. Ne è derivata una proprietà e gestione in segretezza dei server e dei big data. Si può affermare che il digitale funziona da strumento di potere all’interno del partito. E vi si fonda anche l’ideologia con la conseguenza di questo obiettivo: l’emancipazione politica dell’umanità grazie alle tecnologie informatiche (non si accampano più in primo luogo ideologia, filosofia, religione). Tutto a partire dall’Ideologia californiana di R. Barbrook e A. Cameron (1905). È il partito che si pone al servizio dell’utopia digitalista.

In Italia si fa data dal 4 ottobre 2009 per il movimento degli “Amici di Beppe Grillo” nella direzione di un vero partito con forte direzione centralizzata. La prospettiva è quella di una comunità mondiale di persone interconnesse, in cui si dispiegano una intelligenza collettiva, una gestione diretta delle decisioni della collettività umana, mentre si manifesta l‘inafferrabilità del movimento, in cui tutto si rivela contrario di tutto. Una sola è l’idea: il digitalismo politico.

Quali sono i rischi che il fenomeno comporta? Che si voglia fondare l’ideologia sulle macchine; il modello politico tutto digitale comporta l’esclusione di quanti per povertà, età, o tipo di cultura, non risultino abili utenti di Internet; la gerarchia sociale sarebbe basata più sul dominio dei bit che sullo stesso danaro e ci sarebbero a livello mondiale miliardi di cittadini discriminati; interverrebbe un’intossicazione da tecnologie digitali, con dipendenze, malattie; la vita si conterrebbe più in Internet che nel mondo reale, onde il passaggio dalla lettura quotidiana del giornale (la “preghiera” di Hegel) alla lettura e scrittura in Internet (brandelli di chiacchiere ripetitive); l’approdo una ingenua cecità politica verso gli abusi di un potere digitalmente costituito.

I social media tendono sempre più a immediatezza, superficialità, denigrazione, spirito settario. Le affermazioni sono apodittiche, frequenti le avversioni alla persona, è il trionfo del semplicismo; volgarità e aggressione verbale sono una cifra caratteristica da decenni.

Stretto è il raccordo tra digitalismo politico e populismo. Domina l’evanescenza del tempo e della memoria. Originariamente il Movimento 5 Stelle privilegia come temi delle rivendicazioni l’acqua, l’ambiente, l’energia, i trasporti, lo sviluppo; le radici ecologiste si coniugavano con la messa a nudo della società dei consumi, ci si scagliava contro la cosiddetta casta. Ma c’è stato il sopravvenire dei temi e del personale della destra populista, con l‘abbandono di circa 50 parlamentari dei 180 eletti nel 2013 e nel 2014.

Si è restaurato il potere di quella casta, che si voleva sbaragliare ed è aumentato il successo elettorale. Le due componenti social-ecologica e populista elettoralmente sono efficaci solo grazie allo sconcertante connubio.

Si può addivenire alle seguenti definizioni: si tratta di un partito digitale con il contemperarsi di una credulità messianica nella tecnica e del pragmatismo; di un partito privato, spregiudicato nell’arrivare a condividere il potere governativo e la casta di vecchia ascendenza.

Per Forza Italia di Berlusconi la promessa era di un nuovo sogno italiano, per M5Stelle di un nuovo Rinascimento. Le famiglie e le aziende cui fanno capo i due partiti si sono specializzate in pubblicità e marketing; alla TV commerciale degli anni Ottanta e Novanta corrisponde l’Internet commerciale degli anni Duemila. Il M5Stelle si caratterizza per l’ambiguità politica, ma governare significa scegliere tra favorire i deboli o i forti; mantenere lo status quo vorrebbe dire soltanto favorire i forti.

Il Governo Lega-5 Stelle è solo una testa d’ariete nell’aprire la prima breccia nell’edificio dell’Unione Europea, dopo che questa ha garantito, pur con tutte le sue insufficienze, più di mezzo secolo di pace e di prosperità. Una minaccia incombe sull’Europa.

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