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Incontri

QUATTRO AMICI

GUIDO BONOLDI - 30/11/2018

bonoldiIl 30 novembre è terminato il mio rapporto di lavoro con l’Ospedale di Busto Arsizio dove lavoravo dal giugno 2010.

Da notare che per me otto anni e mezzo di servizio in uno stesso ospedale, alla luce della mia elevata mobilità professionale (ho lavorato durante la mia carriera in 11 ospedali in 4 diverse nazioni), costituiscono un tempo lungo; in effetti Busto Arsizio è l’ospedale in cui, ex aequo con Cittiglio, ho prestato servizio per il periodo più lungo.

In questi otto anni quanti incontri significativi con colleghi e pazienti!

Vorrei raccontare ai lettori di RMFonline.it in particolare di quattro medici, che ho incontrato durante questo periodo e che sono diventati per me dei cari amici.

Tre sono varesini, di nascita o di adozione, ed uno bustocco.

Il primo è Carlo Maria Castelletti, rampollo di una nota famiglia varesina, che abita alla Prima Cappella, nell’edificio chiamato il Conventino, il luogo che Padre Aguggiari e gli altri personaggi che hanno edificato il Sacro Monte avevano scelto come propria “base logistica”.

Carlo Maria, che è mio coetaneo, aveva frequentato nei miei stessi anni il Liceo Classico Cairoli, in una sezione diversa dalla mia.

Non appena sbarcato in quel di Busto, in qualità di decano dei primari nonché direttore della Farmacia, mi ha chiamato a rapporto per farmi tutte le raccomandazioni del caso.

Il suo studio, ubicato al piano terreno dello stesso padiglione dove ha sede il mio reparto, la Medicina II, è diventato per me una tappa usuale del mio ritorno a casa alla fine della giornata lavorativa. Lì abbiamo spesso discusso insieme dei problemi dell’ospedale e della sanità; lui ha cercato di tenere a freno la mia irruenza nell’affrontarli, senza riuscirci sempre.

Ma soprattutto Carlo Maria è stato con me sempre generoso: avevo espresso l’intenzione di cambiare l’auto, mi ha accompagnato lui alla Toyota; ho avuto bisogno di un carrozziere di fiducia, di un assicuratore, di un gommista, mi ha accompagnato lui da suoi conoscenti, che mi hanno riservato un trattamento di favore, in quanto amico del dottor Castelletti.

Sono diventato così il suo “Bonoldone”, uno in più della sua famiglia di cui prendersi cura.

Il secondo di cui voglio raccontare è Pietro Bernasconi, primario di Radiologia, anche lui varesino. Con Pietro, che nasconde dietro un modo di fare un po’ burbero un cuore d’oro, l’amicizia è sbocciata inaspettata; lui è stato colpito dal modo con cui io l’ho trattato senza che me ne accorgessi.

In questi anni Pietro ha dimostrato nei miei confronti una disponibilità che mi ha colpito e commosso: sempre pronto a rispondere a tutte le mie sollecitazioni per esami radiologici da fare ai miei pazienti; Whatsapp è diventato lo strumento usuale con il quale gli chiedevo ad ogni ora del giorno di fare una TAC per quel certo paziente o di valutare un certo caso per decidere riguardo ad una eventuale procedura di radiologia interventistica. Lui alla fine faceva quello che gli chiedevo senza neanche rispondere. Su di lui ero sicuro di poter contare.

Il terzo è un varesino di adozione, Antonio Triarico, nato a Portici, in provincia di Napoli, ed arrivato a Varese all’età di 32 anni, che ha svolto, fino ad un mese fa, le funzioni di Direttore Sanitario del Presidio di Busto Arsizio. Con Antonio, persona fine, accorta ed accurata (raramente ho visto una scrivania ordinata come la sua) siamo diventati amici gradualmente. Il rapporto tra noi due si è poi consolidato quando, prima suo suocero e poi suo padre, sono stati ricoverati nel mio reparto.

Anche Antonio ha dovuto subire alcune mie intemperanze ed una pioggia di messaggi Whatsapp sui problemi dell’ospedale, ma mi ha sempre perdonato. Anche su di lui ho sempre potuto contare.

Dulcis in fundo un bustocco doc, Paolo Genoni, medico di famiglia, nonché consigliere comunale del comune di Busto e Presidente della Fondazione Scuola di Medicina Carnaghi e Brusatori.

Con la Fondazione ho avuto in questi anni un rapporto molto stretto: tutti i corsi di aggiornamento da me promossi sono stati realizzati tramite la Fondazione, che ha donato al mio reparto due ecografi.

La stima reciproca tra noi due in questi anni è cresciuta e sappiamo di poter contare uno sull’altro.

Il mio rapporto con Carlo Maria, Pietro, Antonio e Paolo sono sicuro che proseguirà anche in futuro: a Paolo ho promesso che continuerò a collaborare attivamente con la Fondazione Carnaghi e Brusatori, Carlo Maria ha già aderito alla erigenda associazione “Varese per il Molina”; Pietro ed Antonio sono sicuro che seguiranno il suo esempio.

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