Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

LORO DUE

MASSIMO LODI - 14/12/2018

salviniaugustoNon arretreremo d’un millimetro. Chi se ne frega di quest’Europa dello zero virgola. Tanti nemici tanto onore. Tireremo dritto, la manovra non si cambia. Basta con le storie di numerini e decimali. Poi il ribaltone, che ci è costato una montagna di soldi in mesi di rovesci finanziari: Conte va da Juncker e gli dice che il rapporto deficit/Pil 2019 può scendere dal 2,4 per cento al 2,04. In che modo acrobatico e realistico? Vedremo, al netto delle chiacchiere e verificati i saldi finali. Ma le macerie politiche resteranno. Eccome se resteranno. Condizionando il futuro dell’alleanza gialloverde, dato che qualcuno dovrà mollare qualcosa più di qualcun altro. E gl’italiani, sensibili alle fregature, faticheranno a capire. Anzi, forse non capiranno affatto.

Il possibile malevento, historiae Urbis narrant, indurrebbe Salvini all’idea di far tirare le cuoia al governo anziché farlo tirare a campare. Prima che sia troppo tardi per ottimizzare il maxiconsenso attribuitogli dai sondaggi. E prima che dall’esecutivo se la filino, adempiuto al compito d’evitare la bancarotta, ministri di gran peso, Tria e Moavero per esempio. Tesoro ed Esteri, mica paglia. Di conseguenza: Lega e Cinquestelle obbligati a un rimpasto di qualità, non solo di quantità. Però chi trovare disponibile all’arruolamento? Si disegnano all’orizzonte percorsi di fuga a gambe levate.

Perché dunque non chiamare al ravvicinato opinionismo elettorale i connazionali, puntando al bottino grosso? Oggi o mai più. Per oggi s’intende l’inizio di marzo, a tre mesi e mezzo dalle europee. Record alle porte: mai nessuna legislatura è durata un solo anno. I ministri verdi si dicono pronti a seguire il Capitano, i governatori idem, gli amministratori locali pure. E gli alleati? Ma quali alleati. Col proporzionale, ognuno per sé, salvo generiche dichiarazioni di comuni intenti. Poi, a suffragi espressi, si vedrà che fare. Pronostico: il vecchio centrodestra supererà tutt’insieme il quaranta per cento. E avrà i numeri utili a governare, con tanti saluti a Di Maio et similia. Tra parentesi: alcuni (molti?) dei sostenitori stellati di ieri potrebbero diventare sponsor del sovranismo felpato di domani.

E l’opposizione? Già, l’opposizione. L’anticipo della partita per Camera e Senato la coglierebbe di sorpresa. Cioè: coglierebbe di sorpresa il Pd, sempre intento a rimuginare, distinguere, dividersi e via cincischiando. Buttiamolo lì, un audace/fantasioso pronostico: 1) Renzi va per conto suo, preferendo incassare una sconfitta onorevole con un nuovo movimento-partito piuttosto che la disonorevole débacle indossando lo smunto gilet rosso; 2) i Democrats fanno una campagna di riformismo pop, cercando d’occupare l’occupabile a sinistra; 3) resta il centro. Qui si attende, si giustifica e addirittura si invoca la discesa in campo dei laici cattolici: gli spazi ci sono. Anzi, le praterie. Reso noto un progetto alternativo di società e accesa una connessione sentimentale di massa, l’obiettivo primario è conquistare la fiducia degli sfiduciati, quelli che non votano più e rivoterebbero volentieri, se la loro inevasa domanda incrociasse un’accettabile risposta. Del resto, a emergenza, emergenza e mezzo: un partito aperto e inclusivo, pro diritti e ambiente, redistribuzione della ricchezza e progresso tecnologico. Talvolta le cose/le squadre fatte di corsa riescono meglio di quelle studiate a lungo. Festina lente, come diceva il paradossale Augusto: agisci presto, seppure con cautela. Che imperatori abbiamo avuto.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login