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Urbi et Orbi

VATINEWS

PAOLO CREMONESI - 25/01/2019

Paloma García Ovejero

Paloma García Ovejero

Con la nomina di Romilda Ferrauto, ex responsabile della redazione francese di Radio Vaticana a Senior advisor, di Cabrera Perez, peruviano anch’egli da Radio Vaticana e di suor Bernadette Reis, come assistenti, di Thaddeus Jones statunitense come Office manager è stato completato pochi giorni fa il nuovo assetto della Sala stampa vaticana.

Sala al centro delle traumatiche dimissioni proprio l’ultimo giorno dell’anno del direttore e della sua vice. Se l’uscita di Burke, nominato l’11 luglio 2016 era nell’aria già da diverse settimane, quella di Paloma García Ovejero, apprezzata giornalista della radio spagnola, è maturata negli ultimi giorni. Un “gran rifiuto”, per usare la celebre espressione di Celestino V, nei confronti di papa Francesco con la scelta di presentare insieme le dimissioni. Gesto che ha lasciato sorpresi gli stessi giornalisti e impiegati di via della Conciliazione. A Burke, che dalla Tv americana proveniva e forse alla Tv tornerà, è subentrato in gran fretta Alessandro Gisotti, 44 anni, finora coordinatore dei Social media del dicastero per la comunicazione.
Che cosa c’è dietro questo episodio? Il settore delle comunicazioni vaticane è uno di quelli che più ha subito le ripercussioni dello ‘stile Bergoglio’. Sino agli anni passati, la Sala stampa gravitava nell’orbita della Segreteria di Stato. I loro responsabili (pensiamo a Joaquin Navarro Valls con Giovanni Paolo II e a padre Federico Lombardi con Benedetto XVI) erano personalità di grande carisma che godevano di un rapporto diretto con il pontefice. Dei veri e propri ‘porta-voce’.

Con l’arrivo di papa Francesco invece sia per la sua centratura carismatica (telefonate, prefazioni a libri, interviste spesso all’insaputa degli stessi responsabili di settore) sia per la volontà di riformare profondamente la Curia, la comunicazione è stata pensata in maniera diversa.

Due anni fa l’allora responsabile della Segreteria per la comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò (omonimo del nunzio al centro dello scandalo McCarrik ma estraneo alla vicenda) con il pieno sostegno di papa Francesco (che poco dopo infatti promosse con un ‘motu proprio’ la Segreteria a Dicastero) iniziò un lavoro teso a rendere la struttura il punto di riferimento di tutti i media della Santa Sede (da Radio Vaticana alla casa editrice Lev, dall’Osservatore Romano alla appunto Sala stampa). Un percorso arduo, viste le tante personalità coinvolte e anche la diversa natura degli organi di informazione, ma che ha l’obiettivo di fare della comunicazione vaticana una sorta di ‘media company’ sui modelli anglo americani

Lo scorso marzo lo stesso Viganò dovette però rassegnare la dimissioni. Il motivo fu la pubblicazione di una lettera “personale e riservata” che il papa emerito Benedetto XVI gli aveva inviato e che era stata letta in pubblico solo parzialmente, omettendo le parti in cui Ratzinger criticava il coinvolgimento di alcuni studiosi nel progetto costituito da undici volumetti sulla teologia di Francesco pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev).

In un primo momento, il comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana non conteneva l’ultimo paragrafo della missiva inviata dal Papa emerito. Ma pure queste ultime righe non erano la conclusione della lettera: mancava infatti anche una parte dove Benedetto XVI spiegava perché mai e poi mai avrebbe elogiato gli undici libri. Al pasticcio era seguita poi una foto dei due fogli: il primo in bella mostra e il secondo – dove appunto c’era la parte “incriminata” – coperto dalla catasta di volumi. La prestigiosa Associated Press, fin da subito, parlò di manipolazione contraria all’etica professionale.

A Viganò è succeduto così a luglio, primo laico nella storia della Chiesa, Paolo Ruffini, giornalista di lungo corso (dalla Rai e alla guida di Tv 2000), che a sua volta ha scelto come suo direttore editoriale Andrea Tornielli vaticanista della Stampa fondatore dell’autorevole sito Vatican Insider. Entrambi hanno il compito di consolidare il cammino intrapreso. Contestualmente poi per completare il quadro è stato chiesto al professore Giovanni Maria Vian dopo undici anni di lasciare la direzione dell’Osservatore Romano per fare posto al piu giovane Andrea Monda, scrittore e docente di religione.

“Riforma – ha detto Papa Francesco – non è imbiancare un po’ le cose, ma organizzarle in altro modo”. E certamente l’informazione è uno dei terreni dove questo pontificato sta spendendo maggiore energia. La visita di Papa Francesco alla Giornata della Gioventù di Panama che si sta concludendo in queste ore ma soprattutto l’incontro di fine febbraio in Vaticano sulla piaga degli abusi sono due test decisivi per la nuova squadra della comunicazione vaticana.

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