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Divagando

L’ERRORE, L’ERRANTE

AMBROGIO VAGHI - 08/03/2019

frontePoche settimane fa nell’articolo “Impresa in cui credere” riferito alla proposta di Carlo Calenda di presentare una unica lista di forze europeiste alle prossime elezioni per il Parlamento dell’ UE, ho fatto cenno alle elezioni politiche italiane del lontano 1948. Anche in quella occasione fu presentata una lista unica senza simboli di partito, il Fronte Democratico Popolare, che subì una pesantissima sconfitta, anche e soprattutto per la pesante interferenza delle gerarchie cattoliche a sostegno di un partito politico, la Democrazia Cristiana. Elencai alcune di questi interventi che certamente truccarono la partita.

Ora due attenti lettori del nostro giornale amici miei che ci seguono pur da lontano, mi hanno fatto rilevare una dimenticanza non di poco valore, una scomunica ai comunisti decretata dal Santo Uffizio, che ha turbato milioni di coscienze. Il torinese ingegner Luciano Scagliarini, 94 anni, dall’archivio del padre e suo ha rinvenuto e mi ha inviato una copia del manifesto originale della scomunica. Due parole sul caro vegliardo. Scagliarini, una vita alla FIAT con incarichi importanti, con Vittorio Valletta anche in momenti difficili della casa automobilistica italiana, durante la Resistenza militò in una formazione patriottica del Partito d’Azione. Ha lasciato un segno del suo impegno e della sua capacità organizzativa come presidente della Federazione Italiana delle società di cremazione. Lo ringraziamo. Quasi contemporaneamente eguale segnalazione abbiamo avuta dal ragionier Angelo Minoia, anziano dirigente della Coop, che vive a Sesto San Giovanni.. Anche lui possiede una copia del documento che riportiamo e lo tiene caro.

Non vogliamo dilungarci sul manifesto, parla da sé, anche per la sua totalitarietà che condannava ogni persona che si avvicinava al comunismo a qualsiasi titolo, leggendo libri o giornali o raccogliendo a caso fogli volanti addirittura anche leggendoli. Eccessi considerati quasi umoristici. Come pure il perfetto linguaggio curiale che spiega che “la scomunica è un pena medicinale…”.

Questa chiusura netta è durata alcuni anni fin quando un rapporto nuovo tra due mondi diversi cominciò a delinearsi e ad essere favorito dal Concilio Vaticano II, aperto nel 1962 dal Papa Giovanni XXIII e chiuso nel 1965, dopo la sua morte, dal successore Papa Paolo VI.

Nel contempo anche dall’altro lato della barricata il PCI in una tesi congressuale esprimeva fiducia in una alleanza coi cattolici sui temi quali la promozione umana, la pace, la lotta alle ingiustizie, l’opzione per i poveri. Tutti valori già presenti nelle istanze morali del popolo cattolico

Papa Giovanni XXIII non aveva mancato interventi personali per superare la grave crisi innescata con la minaccia sovietica di installare a Cuba missili con testata atomica puntati sui vicinissimi Stati Uniti d’America. Lo stesso Papa non mancava poi occasione per allacciare contatti con l’URSS, Aveva ricevuto in udienza privata in Vaticano la figlia del presidente Russo Krusciev.

Il momento parve opportuno al segretario del PCI Palmiro Togliatti il quale d’accordo o meno coi vertici del Vaticano (non si saprà mai) fece la prima e decisiva mossa.

Osserviamo le date. Il giorno 20 maggio del 1963 il capo dei comunisti italiani si reca a Bergamo e al Teatro Duse pronuncia uno storico discorso pubblicato qualche settimana dopo sulla rivista Rinascita col significativo titolo “Il destino dell’uomo”.

Di fronte alla possibilità reale di distruzione del genere umano maturava la necessità di tutelare tutta l’umanità dalle minacce di una guerra nucleare. Si faceva urgente la ricerca di nuovi rapporti tra due mondi pure distanti. Togliatti sceglie Bergamo, si reca nella terra che ha dato i natali a Papa Roncalli. Non una scelta a caso e non solo per dare visibilità all’evento ma in una plaga dove il cattolicesimo è radicato ed esteso in ogni ceto sociale. Sa che in fabbrica l’operaio cattolico lavora a fianco dell’operaio comunista. Faticano, sudano e lottano insieme per migliorare le loro condizioni. Sa soprattutto che il pericolo di un conflitto nucleare preoccupa tutto il mondo e che dalla rimozione di questo pericolo dipende appunto il destino dell’uomo. Garantire la pace è l’obiettivo primario.

Qualche settimana dopo esattamente il giorno 11 di aprile esce l’enciclica “ Pacem in terris” l’ultima prodotta la Papa Giovanni XXIII. ormai vicino alla morte avvenuta nel giugno successivo. In quella sua enciclica di alto valore spirituale, nonché politico, il Papa esprime il rifiuto di ogni guerra e sostiene il bene primario della pace. Pur ribadendo la condanna del marxismo (l’errore) introduce il riconoscimento dell’errante, la persona, il singolo che sbaglia. Una distinzione di principio appunto tra l’errore e l’errante.

La morte del Papa Roncalli lasciò nei cuori la speranza di vedere chiusa l’epoca dei fanatismi e finita l’epoca delle crociate. Un problema che impegna oggi più che mai ogni sforzo quotidiano di Papa Francesco.

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