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Divagando

COCCODÈ

AMBROGIO VAGHI - 19/04/2019

sindacoA metà del cammino il sindaco di Varese Davide Galimberti ha voluto presentarsi alla città per un primo giudizio. Lo ha fatto in un incontro qualche settimana fa ottimamente organizzato al Teatro Santuccio con numerosi qualificati rappresentanti degli organi di informazione e con ricchezza di audiovisivi.

Certamente il sindaco ha dato un’altra dimostrazione della scelta di rapportarsi direttamente coi cittadini nell’espletamento del suo oneroso mandato. Un intendimento manifestato da subito dopo l’elezione, con i noti “giovedì di porte aperte al Palazzo” per ascoltare proteste e proposte dei singoli cittadini. Una iniziativa comportante qualche rischio come quello di non dare subito soddisfazione a giuste richieste. Come infatti in più di un caso è avvenuto.

La struttura dirigenziale era ancora sotto ampia variazione e l’apparato comunale non era tutto di livello eccelso come pure andava dicendo il sindaco. Alcune persone per incapacità o svogliatezza non garantivano il buon funzionamento della macchina. Normale: è la legge dei grandi numeri. Anche il migliore degli apparati evidenzia piccole minoranze insufficienti.

Ma passiamo al comportamento del primo cittadino verso la globalità dei problemi: sempre compassato, riflessivo, chiaro di idee non manifestando mai insofferenza neppure nei momenti in cui ne avrebbe avuto ragione. Pensiamo alla composizione della Giunta, con numerosi e delusi aspiranti. Al mantra di chi pretendeva una pubblica ammissione di accordi preventivi col gruppo di Malerba, come se la ricerca di intese non fosse il pane di chi fa politica.

Pensiamo ai rimpasti avvenuti nel gruppo dei consiglieri eletti nella lista di sostegno al sindaco. Comprensibili se si pensa a persone di eterogenea formazione politica e culturale, giunte per vedere soddisfatte alcune loro proposte. Ma pensiamo soprattutto a difficoltà insorte nella gestione della stessa Giunta comunale. Una collaborazione non facile col vicesindaco, persona di valore che ha interpretato a suo modo, in diverse occasioni, il ruolo di responsabile dell’attuazione del programma. Ruolo che l’ha portato talvolta a sovrapporsi all’attività di altri assessori, o che, spinto dalla sua riconosciuta alta preparazione in campo arboreo, l’ha indotto (vedi futuro di Villa Mylius) a sostenere soluzioni che esulano da accordi già stipulati con Regione ed altri Enti.

Eppure il rapporto con la lista civica Varese 2.0, nata da importanti battaglie di difesa del territorio (autosilo alla Prima Cappella e nel Parco Villa Augusta) è stato giustamente valutato nella maggioranza. L’esiguo numero di consiglieri eletti non le ha impedito l’accredito di un incarico prestigioso quale la supplenza del sindaco.

Incomprensibili e disturbanti certi atteggiamenti di ostentato protagonismo accompagnati da dichiarazioni apparse più consone a partiti di opposizione. Usando per la funzione un linguaggio militaresco: gruppo di sentinelle a controllo di inadempienze, o guardie della iniziale purezza della rivoluzione civica osteggiata da oscuri pericoli. Atteggiamenti che hanno suscitato elementi di crisi nello stesso gruppo consigliare dimezzatosi per la uscita di un valente uomo di cultura. Che dire poi della pretesa di dettare i compitini all’assessore alla cultura Cecchi attraverso un esperto nel divertimento dei bambini?

Un problema aperto e risolto a metà, evidenziato anche dalle recenti dimissioni da presidente della commissione comunale della Cultura da parte del professor Enzo Laforgia, che ha lamentato le lunghe assenze e la mancata interlocuzione con l’assessore. Questione di indubbio peso che sottolinea una insufficienza da parte della struttura dirigenziale comunale e del suo modo di operare.

L’avere ottenuto l’apporto di un prestigioso dirigente culturale di livello nazionale e ultra quale il professor Cecchi che tutti sanno occupato anche in altre iniziative, è un omaggio di valore alla nostra città e di questo egli va ringraziato caldamente. Ad esempio per i suoi interventi operativi riguardano grandi iniziative quali le scorse “Nature Urbane “ o la prossima Mostra permanente di Guttuso con quanto di annessi e connessi. Mi chiedo tuttavia se proprio gli dovesse spettare anche sovrintendere allo sgombero dei sotterranei e dei locali di Villa Mirabello, e poi ai lavori per farne una perfetta galleria d’arte con tanto di adeguati pavimenti, illuminazione, condizionamento calorico e umidificante, impiantistiche di sicurezza eccetera. Tutte cose di competenza e responsabilità di un direttore comunale di settore.

Almeno così si opera secondo i dettati di corretta direzione aziendale e chi scrive, modestamente, ne ha avuto dirette esperienze.

Anche qui conteranno i fatti e sicuramente il 18 maggio avverrà quello che era tanto in dubbio che avvenisse: i quadri di Guttuso di proprietà della Fondazione Pellini troveranno la adeguata collocazione permanente nelle sale di Villa Mirabello. Cosa già possibile, ma mai avvenuta in precedenza.

Si sta dunque iniziando una nuova stagione, quella delle opere dopo un lunga preparazione progettuale e di reperimento delle risorse finanziarie. Terminano i lunghi mesi passati tra le lamentele dei cittadini per le buche nelle strade, le lampade mancanti, le immondizie le discariche abusive. I muri imbrattati, le nefandezze urbane fra tante paure di furti e vessazioni. Tutte lamentele giuste originate da manutenzioni mancate, da inefficienze dei servizi comunali, da incivili comportamenti. Cioè da nostri comportamenti, non di marziani in trasferta. Problemi che non si risolvono con telecamere, vigili o poliziotti posti a ogni angolo di strada come con leggerezza chiedono in molti. Occorre un lungo lavoro di educazione civica che parta dalla scuola e dalla famiglia, ma occorrono anche pene certe e severe. Il Sindaco pensa a pene rivolte alla rieducazione e meno a quelle pecuniarie. Eppure colpire i portafogli porta sempre a risultati. In Germania, Svizzera, Paesi Scandinavi anche salate sanzioni pecuniarie dissuadono dal violare norme di sano civismo.

Intanto che continuava la infinita rincorsa a sistemare alla meglio l’ennesima buca che si apriva o a riaccendere i tanti lampioni che si spegnevano, Galimberti ed i suoi uffici hanno lavorato per dare alla città un altro futuro che non fosse soltanto di buone manutenzioni. Grandi progetti ma soprattutto attenzione rivolta a bandi e concorsi per ottenere i necessari finanziamenti. Il colpo grosso è stato quello di 18 milioni ottenuti dal governo Renzi e difeso coi denti, per collegare le due stazioni ferroviarie, inserirle diversamente nella città e nei vicini quartieri, con un grande parco e una nuova viabilità.

Basterà portare a termine questo comparto, rimasto per anni fermo ai faraonici progetti, per qualificare e mandare nella storia cittadina l’amministrazione Galimberti. Che ovviamente non pare fermarsi qui.

Sempre aperto è il problema del futuro dell’ ex Caserma Garibaldi costata diversi milioni per l’acquisto e che il sindaco ha pubblicamente dichiarato che non avrebbe mai acquistato (applausi a scena aperta dal pubblico presente ). L’importante immobile sarebbe comunque giunto gratuitamente al Comune. Certamente fa parte del comparto di Piazza Repubblica, da gestire unitamente alla Regione Lombardia, ma la situazione è in stallo. Va avanti invece al meglio la destinazione dell’ex Caserma nella quale ha deciso di sistemare i propri importanti archivi la prestigiosa Accademia di Architettura di Mendrisio dell’archistar Botta. Anche la collocazione del Comando e degli uffici della Vigilanza urbana darà più sicurezza alla piazza.

E il teatro? Forse verrà in soccorso il Politeama chiuso da tanto tempo. Un altro punto qualità portato a casa dal sindaco, che per almeno un paio di anni ha resistito impavido alle sollecitazioni di chi pretendeva che intervenisse a rimuovere Christian Campiotti dalla Presidenza della Fondazione Molina.

A tempo debito Galimberti ha chiuso il commissariamento della Casa geriatrica e ha nominato alla luce del sole un Consiglio senza il servaggio dei partiti. Il nuovo presidente della Fondazione, il dottor Guido Bonoldi, ha subito offerto la disponibilità ad un rapporto nuovo con la città mettendo a frutto le non poche risorse immobiliari del Molina. Tra queste appunto il Teatro Politeama opportunamente sistemato.

Superato il Capo di Buona Speranza della metà del suo mandato il sindaco ha ancora parecchio tempo per portare a termine altre importanti iniziative e tagliare nastri prima della scadenza.

La pista coperta al Calcinate degli Orrigoni per le attività sportive indoor; la sistemazione del Palazzo del ghiaccio; la collocazione del prestigioso Centro Geofisico Schiapparelli nella dacia nel parco della Villa Baragiola insieme alla Direzione generale della Protezione Civile; la sede dell’Istituto Silvio Pellico reso energeticamente autosufficiente e innovativo nelle sue funzioni; il rinnovo a tappe forzate della rete illuminante con le lampade a led peraltro meno divoratrici di energia.

Ai cittadini occorre offrire opere eseguite, toccabili con mano e usufruibili, progetti e solo parole non bastano più. Non sta a noi dare o anticipare giudizi che spettano, tradotti in voti, agli elettori, ma è un interesse civico generale evitare che essi decidano solo a seguito della presenza di una buca nella strada. Conoscere per decidere. Da qui l’importanza di sapere comunicare.

Fino a qualche tempo fa gli addetti all’ufficio stampa del Comune non mi sono apparsi all’altezza. Si dice che tutto fosse in cantiere e che non ci fossero notizie, cose concrete da segnalare. In verità una buona comunicazione è proprio quella che sa coprire tempi morti, tener viva l’attenzione.

Un sensibile miglioramento ultimamente l’abbiamo notato. La stessa iniziativa al Teatro Santuccio di cui parliamo ne è stato un eclatante esempio. Ora gli assessori scrivono, comunicano, si rapportano al territorio. Il sindaco risponde personalmente sulla stampa locale a chi gli pone problemi. Organi di informazione e singoli cittadini ricevono Varese Informa, la newsletter del Comune di Varese ricca di notizie, programmi, segnalazioni di eventi. Ottima cosa.

Ci si è ricordati del classico esempio della gallina che quando fa l’uovo col suo insistito coccodè lo comunica a tutto il vicinato.

Complimenti al sindaco e buon lavoro per la città.

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