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Opinioni

“SENZA PADRI NÉ MAESTRI”

ROMOLO VITELLI - 24/03/2012

In questo Terzo Millennio, le società occidentali, in modo particolare, stanno vivendo una situazione di grave crisi, tipica dei passaggi d’epoca. Questa crisi non scuote solo le Borse, l’economia, la condizione di vita della gente, ma sta demolendo, con violenza, anche il principio di autorità. Il sociologo francese Alain Ehrenberg, nel libro “La fatica di essere se stessi,” sostiene che da almeno due generazioni l’educazione si svolge sotto il segno dell’assenza di confini e di limiti. Dovunque in Europa ed anche in Italia, si assiste alla rapida e diffusa caduta di ogni autorità. Negli ultimi anni la mancanza di civismo, inteso come rispetto degli altri e delle norme che regolano la vita collettiva, si è andata aggravando nel nostro Paese. La crisi ha spinto il Consiglio Permanente della CEI a parlare di un “Paese spaesato,” in cui si sono allentati i principi dell’autorità e i vincoli civili della solidarietà e dell’umana fratellanza”. Più di uno studioso riconduce la maleducazione generalizzata e la mancanza di civismo a una causa di fondo: la de – costruzione dei valori tradizionali e dell’autorità in nome dell’individualismo.

Tutto ciò fa dire al sociologo De Rita che: “questa è l’Italia delle pulsioni che ha smarrito il senso delle norme etiche”; “un Paese dove i genitori sono meno severi e la scuola non insegna più a vivere”; e ciò provoca pesanti ripercussioni sulla famiglia e sulle giovani generazioni che si trovano senza padri né maestri, a vivere entrambi un profondo disagio esistenziale.

I prodromi di questo stato di cose erano già però reperibili e colti acutamente sin dal suo primo manifestarsi, dal filosofo Ugo Spirito, in questa lucida analisi degli anni Settanta: (…) “Il senso di rispetto e di devozione che legava una volta agli anziani, era dovuto al fatto che questi rappresentavano con maggiore esperienza e competenza i valori di una tradizione religiosa, morale, storica, della quale non si poteva dubitare(…). Ma ora quei valori sono tutti revocati in dubbio e il processo di revisione si svolge con metodi e con risultati sempre più distruttivi.

I padri e i maestri continuano a predicarli, ma l’ombra del dubbio comincia a vivere anche in loro e la loro parola non è più convinta e appassionata come una volta. Vi credono e non vi credono. (…) Sono valori sopravvissuti in menti e in cuori incapaci di riaffrontare il problema con l’energia e la sincerità che sarebbero necessarie per rinnovarli o sostituirli. E allora la parola diventa fredda, regola . La generazione dei padri dà prove manifeste di questa interna disgregazione e l’ipocrisia vela inesorabilmente ogni buona intenzione ostentata. Non si crede abbastanza, ma si continua ad agire come se si credesse. E il dramma investe, con i padri e con i maestri, tutta la classe politica dirigente”. I problemi denunciati da U. Spirito negli anni ’70 però oggi si sono aggravati ulteriormente perché la società globalizzata ha trasformato profondamente la famiglia tradizionale: in forme sempre più atipiche e complesse: padri e madri, biologici o adottivi, nonni e baby sitters, coppie e single, omosessuali ed eterosessuali.

Inoltre “il significativo aumento, in Europa, delle famiglie a doppio reddito”- dice la ricercatrice Isfol, Tiziana Canal – “ha ridefinito i ruoli di genere nella gestione dei compiti domestici e di cura, modificando la tradizionale divisione sessuale del lavoro”. Gli studi condotti nei diversi paesi hanno evidenziato che il tempo trascorso dai padri con i figli è concretamente cresciuto in questi ultimi anni. Questo mutato contesto spinge necessariamente ciascuno a svolgere diverse funzioni, variabili ed interscambiabili, non più rigidamente codificate dal sesso e dalle generazioni, come avveniva prima. Tutto ciò offre a donne e uomini nuove possibilità di costruirsi un’identità diversa, libera dalle convenzioni del passato.

In questa realtà radicalmente mutata è inutile richiamarsi a valori e a principi d’autorità non più proponibili come quelli del passato. Il padre del passato, per rimanere nell’ambito della famiglia, affettivamente assente e siderale, che si preoccupava di assicurare il sostentamento economico e l’amministrazione delle punizioni, è definitivamen¬te uscito di scena. Sono molti ormai i padri che hanno conquistato negli ultimi due decenni esperienze intime di gioco, di frequentazione, di tenerezza che erano loro estranee nel ménage famigliare. E sono queste le ragioni come afferma la psicoanalista Simona Argentieri – che portano all’affermazione parallela di una figura nuova quella del ‘padre materno’. Questo processo in Italia, dove l’occupazione femminile registra valori bassi rispetto al resto d’Europa, sta investendo però, come rivela l’Istat, soprattutto le coppie con un titolo di studio superiore, un lavoro dipendente ed una moglie che lavora: sono queste le caratteristiche dei nuovi padri italiani che più si occupano dei figli.

Ma il fenomeno, com’è noto, ha contagiato da un po’ di tempo a questa parte anche molti uomini politici stranieri ed italiani. Da Blair a Cameron, dal leader dell’Udc, Casini al Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Per loro accudire i figli non è più un tabù. Molti probabilmente ricorderanno che Blair, prese alcuni giorni di congedo per paternità per occuparsi del figlioletto, quando era Primo Ministro; il conservatore David Cameron, attuale primo ministro inglese, “accompagna, tuttora, i bambini in piscine,” dice in un’intervista la moglie Sam; e Casini, racconta di aver avuto notti difficili, e di essersi alzato almeno “settanta volte tra ciucci e biberon”, per accudire la figlioletta Azzurra, avuta dal secondo matrimonio; e Fini che più volte si è lasciato fotografare a cambiare i pannolini alla figlia, nata dalla sua attuale compagna ecc.

Tutti i politici nominati vogliono differenziarsi dal modello classico di leader tradizionalisti legati a vecchi cliché maschili, che mai avrebbero cambiato un pannolino ai propri figli.

E’ un processo che procede parallelamente a una progressiva e lenta parità effettiva fra i sessi. Ma, come ogni processo sociale, anche questo ha due facce. Se gli uomini di oggi hanno imparato a fare la mamma, il padre invece non lo vuole fare più nessuno. Il padre con la P maiuscola, quello che impone la norma e i limiti, quello che si fa carico di dire di no è merce rara. Intendiamoci, è evidente e positivo che i papà di oggi abbiano sviluppato nuove capacità affettive però capita spesso che a questa evoluzione corrisponda una speculare carenza di capacità a svolgere compiti normativi tipici del padre di un tempo e purtroppo va registrato che i figli di questi padri è facile che vivano una pericolosa sensazione di mancanza di regole, che può sfociare in un vero e proprio senso di abbandono.

“Quali sono gli effetti di questa debolezza normativa nei con¬fronti dei figli? Il superamento del complesso di Edipo prevedeva la sfida e l’uccisione simbolica del padre quale condizione per la crescita. Ma oggi dove sono i padri da sfidare? “Non ci sono più”. “Oggi” – risponde la psicoanalista Argentieri – “la ribellione dell’Edipo i giovani la rivolgono contro le forze dell’ordine, come ha acutamente notato lo psichiatra Miguel Benasayag. Dietro le nuove trasgressioni, che a volte si traducono in veri e propri comportamenti anti-sociali, c’è la disperata ricerca di un limite invalicabile. Questi giovani cercano qualcuno che li acciuffi e dica loro: questo non lo puoi fare. Pensate poi che danno possono fare quei genitori che, in situazioni come queste, cercano di annullare la punizione, negoziando con l’autorità pubblica, che sia l’insegnante, il vigile o il poliziotto”.

Che fare a questo punto? Penso che sia necessario smetterla di lamentarsi per la fine dello Stato, della Scuola, della Chiesa, della Famiglia e ritornare a dire “No”, forte e chiaro a un figlio quando c’è da dire no, come ci ricorda il titolo del bel libro di Asha Phililps: “I no che aiutano a crescere”, Feltrinelli”

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