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Divagando

COME IL PRODE ANSELMO

AMBROGIO VAGHI - 11/10/2019

Fontana e Giorgetti al Circolo di Bizzozero

Fontana e Giorgetti al Circolo di Bizzozero

Davanti ai risultati sempre più concreti della Giunta di centrosinistra del sindaco Galimberti stiamo assistendo ad un tormentato risveglio di Forza Italia e della Lega ridotte all’opposizione dopo avere gestito per una ventina di anni il Comune di Varese.

La Lega rivela una folle paura di essere emarginata nella città che l’ha vista culla dei suoi successi e vuole tornarci. Aspirazione legittima in democrazia, ma “La paura fa 90” dice la smorfia. Tanto che il Carroccio riunisce i nostalgici della fortunata prima ora bossiana e parte lancia in resta. Come il prode Anselmo che andò in guerra e mise l’elmo. Simboli d’antan, riunione nel rione di Bizzozero in un Circolo vinicolo di periferia, “covo” da esaltare come legame col popolo e con i suoi problemi. Linguaggio di una aggressività allarmante. “Sarà una battaglia a mani nude” urlano i “moderati” Giorgetti e Fontana. Così riporta con grande evidenza la stampa locale. Parole da scena western con turbolento saloon. Linguaggio figurato naturalmente, ma passibile di essere raccolto da qualche debole di mente. Allora sì, sarebbero guai.

Quelli della Lega vorrebbero tornare a comandare. Proprio comandare, questa la preoccupante espressione pronunciata, secondo la cronaca di un serio giornalista presente, da uno dei maggiori dirigenti del momento, il varesotto lacuale prestato alla politica e assurto ai massimi livelli del partito e del governo da poco defunto. Una espressione di localismo spinto, non amministrare e governare, bensì il “qui comandiamo noi”, l’equivalente dei pieni poteri pretesi in più occasioni da Matteo Salvini. La radice del sovranismo isolazionista… Padroni in casa nostra e zitti.

Quello che non si sono chiesti gli ante marcia di Bizzozero è a chi vada attribuita la sconfitta di Varese.

Al vecchio Verderio, capostipite di una lunga serie di parlamentari verdi, che ideò le sagome in legno dei leghisti arrancanti in bicicletta sulla rotonda di Buguggiate? Aveva scambiato l’effigie di qualcuno? Quello era il benvenuto che Varès dava a chi arrivava in città insieme alle insegne stradali tutte in dialetto bosino. Oppure qualcuno pensa ancora che la Lega sia stata sconfitta per non avere realizzato i posteggi auto distruggendo un pezzo di montagna alla Prima Cappella o l’intero giardino di Villa Augusta? La volontà c’era ma quei civici rompiscatole lo hanno impedito. Anche gli avveniristici progetti dei due grattacieli alle stazioni ferroviarie o le residenze di lusso sulla collina dell’ex collegio Sant’Ambrogio per finanziare una diversa Piazza della Repubblica erano pronti. Furono (fortunatamente) impediti dalla indignazione popolare. Insomma, tante domande che i leghisti varesini avrebbero dovuto già porsi due anni or sono e che sarebbe utile che si ponessero anche ora. Nulla di tutto questo, solo aggressività, una chiamata alle armi vera e propria, un “facite ‘a faccia firoce “ per spaventare il nemico come chiedeva il Franceschiello Re di Napoli e delle due Sicilie, a quei poveracci di suoi soldati.

Eppure nel simbolico covo di Bizzozero era presenti anche personaggi come Maroni e Fontana che qualche responsabilità del passato dovrebbero pur averla avuta. O delle buche nelle strade e dei lampioni spenti, frutto di anni di mancate manutenzioni, loro non ne sanno assolutamente nulla ? E che ruolo vogliono assumere oggi? Portare avanti una stanca alleanza coi resti di FI per sopravvivere ? Sia Roberto Maroni che Attilio Fontana sono noti per il tratto gentile e per i loro comportamenti politicamente corretti, che ci fanno dunque con nostalgici ante marcia ? Credono anche loro che la politica del fare cose concrete svolta ogni giorno dalla Giunta Galimberti, possa essere sconfitta con la faccia feroce ? Si associano a quelli che intendono contrastare un’opera storica come il piano stazioni che segnerà il futuro della città affermando gravemente che in Piazzale Kennedy e vicinanze nascerà “un parco per la criminalità”? Così si offende l’intelligenza dei varesini anche se la stampa locale offre ampio appoggio a questo e ad altro.

Se mai per i leghisti duri e puri sarebbe il caso di chiedere conto sia a Maroni che a Fontana della disastrata situazione della sanità. Da Varese, da Busto, da Gallarate si denunciano vergognose inefficienze ai pronto soccorso, nei reparti ospedalieri nonché nelle strutture collaterali di assistenza. Si sente dire che si stava meglio quando si stava peggio… alludendo al lungo periodo di governo regionale di Roberto Formigoni. Certamente il clientelismo e l’onnipresenza di ciellini era la cifra del momento, ma i servizi erano migliori e garantiti pur condotti da persone di dubbi meriti professionali.

Da parte loro anche i malandati resti di Forza Italia si sono riuniti per contarsi con il desiderio di riprendersi Varese e non essere fagocitati dalla Lega. Sono le propaggini del noto feudo gallaratese e della “Mensa dei poveri “ che ha portato frange di berlusconiani a conoscere le patrie galere. Naturalmente in tale rimpatriata tutti muti come pesci. Nulla sull’enorme scandalo che ha visto coinvolti personaggi ad ogni livello, da parlamentari europei a quelli italiani e, giù giù, fino all’ultimo degli amministratori pubblici della piccola municipalizzata. Personaggi nello stesso tempo eccellenze e vittime del sistema delle decime. Burattinai e burattini. Come nulla fosse successo, tutto da dimenticare. I posti negli enti pubblici e gli incarichi conferiti, erano alla mercè di un classico sistema medioevale. Quello di nobile lignaggio delimitava un feudo e lo concedeva al feudatario. Che nominava i suoi vassalli, e poi a cascata venivano valvassori, vassallini e vassalletti.

Anche qui tutti dovevano versare la decima a chi li aveva nominati. Si dice dovesse finanziare il partito, in realtà finiva nelle tasche del ”dominus” del sistema. Anche a Varese la congrega ha fatto i suoi affari fino ad eleggere deputato un pagatore anziché un candidato sparagnino. Manipolazioni dei risultati delle urne.

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