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Divagando

IRRESPONSABILITÀ

AMBROGIO VAGHI - 22/11/2019

gdfA proposito di “Giù il cappello”, la nota dell’amico dottor Guido Bonoldi sulla efficienza teutonica, voglio ricordare un fatterello in cui si dimostra che tale efficienza si ottiene oggi anche in Italia. Ovviamente in un’Italia un poco germanizzata. Parlo della Regione Trentino Alto Adige e specificamente della provincia di Bolzano.

Parecchi anni or sono, oltre una trentina, stavo passando le mie vacanze estive con mia moglie a San Candido (Inniken). Non era il primo anno, eravamo ancora in grado di fare lunghe passeggiate a piedi e i dintorni erano splendidi, la Val Fiscalina col lago e le radure ricche di abeti, la val di Dentro dei Tre Scarperi, dalla quale si poteva raggiungere il Rifugio Locatelli dietro le Cime di Lavaredo.  All’inverso Dobbiaco e il suo lago e altro ancora.

Un giorno pensammo di andare nella vicina Sesto Pusteria e lasciata l’auto nell’antistante parcheggio prendemmo la funivia che portava ad una cima da cui si dominava un ampio paesaggio verso la confinante Austria. Pur avendo in tasca un biglietto di andata e ritorno pensammo di scendere a piedi. Un sentiero assai scosceso tagliava tutti i tornanti della strada automobilistica e saremmo arrivati in fretta alla stazione di partenza della funivia. Sennonché in prossimità dell’arrivo mia moglie Elsa scivolò su delle pietre bagnate e il parapetto in tronchi di legno non la salvò. Anzi le procurò un’ampia lacerata contusione sulla gamba sinistra. Una Guardia Forestale ci diede il primo soccorso poi chiamò un’autolettiga che rapidamente portò l’infortunata nell’ospedale di San Candido.

Il nosocomio si trovava vicinissimo al nostro albergo ed era già frequentato da Elsa per sedute di massaggi al corpo. Già nella sala di attesa del pronto soccorso si respirava un’atmosfera rassicurante. Un’infermiera chiamava il paziente e lo accompagnava in sala visite sostenendolo con molta gentilezza. Ma quel giorno per noi le cose andarono per le lunghe. La precedenza venne data ad alcuni alpinisti caduti in montagna e trasferiti con elicottero da Cortina d’Ampezzo. Dopo parecchia attesa finalmente potemmo incontrare il medico subito preoccupato per il tipo di lacerazione. “Dovrò fare un rammendo come a un calzino“ ci disse col suo scarso italiano e fece del suo meglio. Ordinò di non caricare la gamba medicata e di camminare con due bastoncini svedesi. Che ci consegnarono immediatamente all’uscita mentre io mi recai negli uffici amministrativi, nell’altro lato del grande cortile, per lasciare la relativa cauzione. Euro 15 che mi sarebbero stati rimborsati alla restituzione delle grucce. Così dopo un paio di settimane al ritorno provvedemmo a riportarle.

Qui cominciano le sorprese dell’efficienza, del senso di responsabilità, della mancanza di burocrazia, attuate ed attuabili in territorio italiano ma con mentalità tedesca.

In amministrazione mi dicono di recarmi a restituire i bastoncini al pronto soccorso e di ritornare da loro per sistemare la cauzione. Faccio questo piccolo tragitto attraversando l’ampio cortile e ritorno. Fatto? Sì. Nessuna ricevuta, nessun documento, tutto sulla fiducia (un disonesto ne avrebbe approfittato). Una ragazzotta tutta latte e formaggio sulla ventina d’anni estrae un libretto di assegni bancari, ne compila uno a mio nome per 15 euro, lo firma e me lo consegna. Tutto fatto, lo incasserò presto.

Qui cominciano le mie riflessioni e le mie considerazioni di dirigente d’azienda e di revisore legale e contabile della Repubblica Italiana. Se nella grande Coop che avevo diretto in passato un’impiegata fosse stata incaricata di firmare assegni sarebbe iniziata una vertenza sindacale su mansioni, responsabilità, categoria, retribuzione, indennità di firma e non so quanto altro. Quell’impiegata avrebbe preteso una qualifica assai elevata e con qualche ragione.

Qui sul concetto di responsabilità iniziano proprio i guai della nostra inefficienza, della nostra pretesa di vedere riconosciute responsabilità nelle mansioni e contemporaneamente operare per scaricarsele demandandole a qualcun altro.

Il perfetto burocrate ad ogni livello (esperienze provate anche dalle nostre parti) nell’intento di togliersi ogni responsabilità personale vuole il rilascio di altre dichiarazioni, pretende la compilazione di moduli o altro ancora da parte del povero cittadino. I tempi si allungano, le pratiche si complicano, la carta invade gli scaffali. Il burocrate onesto classico complicatore degli affari semplici, si è messo al riparo. Il meno onesto trattiene la pratica nel cassetto e, per rimuoverla, aspetta la stecca.

La burocrazia come madre snaturata della corruzione. Questo la catena di alti funzionari degli enti pubblici non comprende o finge di non comprendere.

La “responsabilità”. Certo nessuno ne è esente, ognuno deve avere le sue. Viene pagato per svolgere delle funzioni e nel compierle ognuno deve sentirsi responsabile. Purtroppo è invece diffuso l’andazzo di tendere a scaricare tutto o parte delle responsabilità proprie su altri, per poter dormire tranquilli senza patemi d’animo.

Questi discorsi iniziati da una passeggiata finita male in Alto Adige mi hanno ricordato l’efficienza teutonica ed i poteri della burocrazia.

Le vicende che ci riportano i giornali in questi giorni e che coinvolgono politici, amministratori pubblici e funzionari stanno a dimostrare dove si annida la gramigna da sradicare mentre si aprono grandi spazi per pericolose infiltrazioni mafiose ad ogni livello della società. A Varese, Busto, Gallarate e nella vicina Legnano, sono saltati nomi illustri di Forza Italia, della Lega e di amici “civici “ a loro vicini. Arresti e provvedimenti restrittivi. All’inchiesta sulle tangenti della “Mensa dei Poveri” si è intrecciata ora quella ben più ampia dell’antimafia. La Guardia di Finanza agisce agli ordini della DIA e questo dovrebbe dirci parecchio su alcuni dei personaggi coinvolti.

Una giovane ragazza di Forza Italia, partita da Saronno e riuscita a raggiungere il Parlamento Europeo, sembra non estranea al sistema tangentizio attuato e ormai ammesso dal factotum Gioacchino Caianiello. Uno scandalo per la destra.

A Varese ha fatto molto rumore l’arresto del patron di una nota catena di supermercati che si è distinto per una clamorosa rapidità di espansione ben superiore a quella della celebrata concorrenza. Ora sarebbe pronto l’approdo a Milano. Secondo il magistrato inquirente,l’accusato “…pur consapevole di essere sottoposto a indagine, ha continuato ad interagire con alcuni dei protagonisti della vicenda corruttiva, in primis con Caianiello”. Parole gravi, rivolte al candidato Sindaco di Varese che contese al ballottaggio il posto di primo cittadino all’avvocato Davide Galimberti.

Bel rischio per il Comune del capoluogo d’aver potuto avere un Sindaco messo ai domiciliari. Pericolo scongiurato dal voto che ha interrotto un ventennale dominio della Lega. Ora lavoreranno gli avvocati. Staremo a vedere.

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