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Diario

LETTERA A UNA COPPIA IN CRISI

CLAUDIO PASQUALI - 06/04/2012

Carissimi Paola e Francesco, volevo comunicarvi le mie impressioni del convegno sulla famiglia, perché credo che una seria riflessione di entrambi possa aiutarvi a superare questo momento temporaneo di crisi. In mattinata si è svolta la relazione dello psicologo professor De Beni alle numerose famiglie presenti, erano in circa mille e duecento. La relazione è stata incentrata sul tema del perdono reciproco nella coppia che genera la vita.

Diceva appunto De Beni citando il Papa, che “non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza amore e non c’è amore senza perdono”. Nella nostra società non vi è la cultura del perdono perché tutti affermano le proprie ragioni e nessuno riconosce i propri torti, la conseguenza è una società perennemente conflittuale. Ma già da ora nel campo della psicoterapia la cultura del perdono si sta affermando come uno dei pochi strumenti efficaci per ricomporre il rapporto in crisi delle coppie. Mi ha colpito il fatto che la conflittualità e l’aggressività nella coppia è manifestazione all’intolleranza di ciascuno che ritiene di aver ricevuto un torto, sia grande come il tradimento, che piccolo come un difetto che si trascina da tempo dal partner.

Il fidanzamento è il momento come dice la parola in cui uno impara a fidarsi dell’altro, al punto che non si vedono i difetti ma si vedono tutte le virtù perché l’amore spesso nell’innamoramento viene idealizzato. La capacità di fidarsi uno dell’altro permette il riconoscere i propri torti e di chiedere perdono da una parte, dall’altra la capacità di accogliere il perdono come sincero e reale con la coscienza del proprio errore come ostacolo all’unità della coppia. Il chiedere però sempre perdono può ingenerare sfiducia o crisi se non è vissuto nel contesto di una reciproca accoglienza, se non esiste la capacità di comunicare o dialogare, cioè di disporsi reciprocamente in ascolto uno verso l’altro.

Ora la capacità di perdonare è fondamentale alla capacità di rinnovare il rapporto d’amore che altrimenti rischia di esaurirsi o divenire conflittuale. Il perdono non significa soltanto l’accettazione da parte del partner del suo errore, o colpa commessa per debolezza oppure anche volontariamente, significa rinnovare la stima e fiducia pienamente e quotidianamente senza il condizionamento del torto subito l’attimo prima, significa ricominciare a credere che l’altro possa sempre cambiare e migliorare. Solo modificando il proprio atteggiamento nei confronti del partner, gli si permette di cambiare. Un’altra cosa mi ha colpito ed è che il perdono ha il potere di rigenerare, o meglio di procreare, cioè di generare amore.

La cultura del reciproco perdono appartiene alla cultura del saper comunicare, alla cultura del dare o dell’essere perdente ed è necessaria alla vita della coppia per stabilizzare i rapporti nella famiglia, infatti la stessa cosa ha detto De Beni vale per il perdono delle colpe dei nostri figli: giusto consigliarli su ciò che è bene o male, ma poi invitare se la scelta è sbagliata ad assumere loro la responsabilità e le conseguenze senza comunque giudicarli, ma accogliendoli come sono, cioè facendo sentire loro che nel cuore del padre e nella madre vi è presente l’amore verso di loro come capacità di accoglierli nell’errore o nella colpa cioè con la misericordia del perdono. Così non si interrompe il rapporto affettivo, piuttosto viene rafforzato il dialogo e la comunicazione che è essenziale all’educazione perché poi i nostri figli dopo aver sbagliato possano tornare a confrontarsi e così a crescere. Il Padre del figliol prodigo aveva già perdonato all’abbandono del figlio, non aveva detto se ritornerai ti perdonerò.

A proposito mi veniva in mente la definizione di perdono di Domenico “il perdono è la purificazione della memoria”. Affidandovi nella preghiera al Signore vi abbraccio fraternamente.

Claudio

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