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Società

‘PIANO SOLO’

GIOIA GENTILE - 15/05/2020

Il “concertone” di Zanarella il Primo Maggio

Il “concertone” di Zanarella il Primo Maggio

Sto per fare un’affermazione che spaventa anche me: quasi quasi era meglio la fase 1. Non prendetemi in parola, è solo una provocazione. Mentre scrivo siamo al secondo giorno della fase 2 dell’emergenza sanitaria e, assieme ad una limitata possibilità di uscire e di riprendere alcune attività economiche, è ricominciato anche il rumore.

Non mi riferisco tanto al rumore del traffico; però, certo, anche a quello: non ancora intenso ma già abbastanza percepibile. Quando me ne stavo in terrazza a leggere, nei giorni dell’isolamento, il silenzio aveva il suono delle voci dei bambini che vivevano la loro ora d’aria con i genitori, chiacchierando, correndo sul monopattino o giocando al pallone: voci squillanti in un’atmosfera rarefatta. Aveva la voce degli uccelli – ognuno un cinguettio diverso. Come mi sarebbe piaciuto riconoscerli dal loro canto: quello che emetteva sempre la stessa nota e quello che invece intesseva un’elaborata frase musicale. Ogni tanto il passaggio di un’auto sulla superstrada poco distante: giusto un fruscio attutito dalla vegetazione. Non fosse stato per la pandemia…

No, il rumore che più mi ha infastidito è stato quello delle polemiche riprese alla grande e ad alta voce. La retorica auto-illusoria delle canzoni stonate dai balconi affinché “tutto andasse bene” si era lentamente esaurita, con l’avanzare della consapevolezza che il virus non gradiva e non aveva alcuna intenzione di far andare tutto bene. Di fronte alle migliaia di morti, finalmente aveva prevalso il silenzio, forse generato dalla paura. Le polemiche politico-scientifiche, invece, non si sono mai sopite, ma per lo meno non erano urlate.

La fase 2 non è un “liberi tutti”, come ci stanno raccomandando da giorni, ma certo ha liberato la voce litigiosa di tutti coloro che sono convinti di avere la soluzione dei problemi. Improvvisamente non è più necessario unire le forze per salvare il Paese, ma ognuno cerca di salvare il suo orticello partitico o ideologico.

Qualcuno pensava che la pandemia ci avrebbe resi migliori?

Se c’è stato qualcosa di positivo – qualcosa che già rimpiango – in questa tragedia planetaria è stato il silenzio, non quello desolato delle città deserte, ma quello che ha dato un senso al dolore di tutti e che è rappresentato da tre immagini che difficilmente dimenticherò.

Il Papa, solo, nella Chiesa e sul sagrato, a benedire il mondo e la città senza pronunciar parola, col sottofondo di una pioggia battente: c’era in quel silenzio la voce dell’umanità.

Il Presidente della Repubblica Italiana, solo, sulla scalinata dell’Altare della Patria sorvolato dalle Frecce Tricolori: c’era, in quel silenzio, la voce di tutti gli Italiani che, di fronte alla tomba del Milite Ignoto, rendevano onore agli Ignoti morti in questa guerra senza armi e senza soldati.

Paolo Zanarella, un pianista, solo, in Piazza San Giovanni il Primo Maggio: c’eravamo tutti in quelle note, credenti e non credenti, fedi religiose e fedi laiche. Nessuna bandiera, nessun applauso, nessun comizio a squarciagola. Un furgone bianco si è fermato in una piazza deserta, e un uomo solo ne ha fatto scivolare, con delicatezza, quasi con amore, un pianoforte a coda. E si è messo a suonare l’unica musica che si potesse ascoltare in quei giorni: un pezzo per piano solo.

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