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Lettera da Roma

DOVE WOJTYLA PREGAVA

PAOLO CREMONESI - 13/04/2012

Ci voleva un Papa venuto da lontano, Giovanni Paolo II, per far riscoprire ai romani il santuario della Mentorella. A soli dieci chilometri da Palestrina seguendo un percorso che sfiora i centri di Castel San Pietro Romano, Capranica e Guadagnolo, il breve viaggio si trasforma in una escursione in piena regola che gli antichi pellegrini compivano a piedi. Arroccato su di una rupe, con davanti un panorama mozzafiato, il Santuario è stata la meta prediletta di Papa Wojtyla che spesso vi si recava senza avvisare, accompagnato solo dalla scorta, secondo la abitudine che aveva inaugurato in Vaticano.

La vicenda cristiana che si fonda sulla Mentorella vanta in realtà duemila anni di storia. Comincia mentre a Roma impera Traiano. Un soldato di ventura che aveva terreni sul posto, l’ufficiale pagano Placido, ebbe in visione il volto del Cristo tra le corna di un grande cervo. Il militare si convertì, si fece battezzare come i cristiani e cambiò il nome in Eustachio. Una scelta pagata cara: morì martire pochi anni dopo.

Sul posto dove apparve il cervo oggi c’e’ una piccola cappella. Pochi gradini per arrivarci, un campanile, gli affreschi scrostati. A reggere il santuario vi sono i padri polacchi redentoristi. E questo spiega anche l’affetto che Giovanni Paolo II ebbe per il posto.

In questo semplice compendio di storia dei primi secoli del cristianesimo, arriva poi il tempo del monachesimo occidentale. Secondo la tradizione infatti Benedetto da Norcia abitò la piccola grotta che si apre sotto la rupe di Eustachio. Si fermò due anni, sembra, prima di raggiungere la vicina Subiaco. Per entrare nella grotta si passa per una stretta fenditura. All’interno poche candele accese, teschi e ossa umane custodite in una teca, un grande e spoglio crocifisso: il silenzio avvolge cose e persone.

Entrati nella chiesa del Santuario invece ti accoglie un canto gregoriano appena udibile. L’edificio consta di tre navate, la centrale più grande con capriate in legno. Nella cappella a sinistra dell’altare l’antica tavola di quercia che ricorda la consacrazione da parte di Papa Silvestro I. Sull’altare il ciborio del Trecento con all’interno la piccola statua della Madonna, seduta con il Figlio in braccio. Anche qui tutto è silenzio e raccoglimento: d’inverno non è raro che il Santuario rimanga isolato a causa delle abbondanti nevicate (il Monte Guadagnolo con i suoi milleduecento metri è il più alto del Lazio). Il vento gelido che spira lascia immaginare quello che nei secoli ha significato questo luogo.

Anche oggi però la Madonna della Mentorella è meta domenicale di visite di pellegrini, di gruppi scout alla ricerca di natura incontaminata. D’ estate il numero dei fedeli cresce sino alla vigilia dell’Assunzione il 14 Agosto, quando una processione notturna di fiaccole illumina la cima del monte. “Un luogo che mi ha aiutato molto a pregare” amava ripetere Papa Wojtyla e che in duemila anni di storia non ha mutato la sua identità nascosta e sacra.

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