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Garibalderie

VARESE ALLA CRÈME

ROBERTO GERVASINI - 02/10/2020

Il crematorio di Varese

Il crematorio di Varese

In settembre 2020 cadono tre ricorrenze significative, perlomeno per chi scrive: si celebra o si festeggia, grazie a sparuti gruppi di laici resistenti, socialisti e radicali, repubblicani, qualche agnostico, rari eretici, forse delle streghe, queste solamente in Val Sessera, dove il 7 settembre del 1307 venne messo al rogo Fra Dolcino con la sua compagna Margherita e furono trucidati non meno di duemila eretici; non si demorde, il 7 settembre si balla si beve e si canta lo stesso, come tutti gli anni sul sentiero nell’Oasi Zegna, nel biellese. Dove c’è fuoco c’è sempre la certezza che qualcosa cambia.

La più importante ricorrenza riguarda il XX settembre. Son trascorsi 150 anni dal 1870, dalla famosa breccia di Porta Pia nella Roma papalina ma già dal 1929, col Concordato mussoliniano tra Stato italiano e papato la festa nazionale del xx settembre è stata abolita. Roma era diventata italiana. Papa Giovanni XXIII affermò che la fine del potere temporale della Chiesa cattolica era stata una grazia della Divina Provvidenza ma sta di fatto che Roma capitale di una nazione italiana unita fu una delle poche cose che condivisero per lustri i canonici quattro padri della Patria: Vittorio Emanuele, Cavour, Mazzini e soprattutto Garibaldi che nel 1849 combatté a difesa della Repubblica Romana di Mazzini. Nel 1862 Garibaldi partì dall’Aspromonte dove l’esercito italiano tentò di fucilarlo per poi esser rinchiuso nel carcere di Varignano, ferito, tra lo sdegno della nazione e di mezza Inghilterra (il Primo Ministro inglese Lord Palmerston inviò in carcere un letto speciale per Garibaldi) con la conseguente caduta del Governo italiano, e infine nel 1867 quando perse in battaglia contro i francesi a Mentana. Mazzini nel 1870, per inciso, stava nelle patrie galere. Viva l’Italia, via la Repubblica e la sua festa del 2 giugno che è poi il giorno della morte di Garibaldi: siamo un popolo di creativi. A Varese, città garibaldina per eccellenza, la data è stata splendidamente celebrata grazie all’Associazione mazziniana di Varese “Giovanni Bertolè Viale” che ha visto schierati bersaglieri in divisa storica con fucili del 1857 con l’intervento quale oratore del prof. Enzo Laforgia, quanto mai incisivo.

Sempre in settembre ma dieci anni dopo la Breccia che non fa breccia, Porta Pia, nel 1880, a casa nostra, Varese, un gruppo tutto varesino di notabili, avvocati, imprenditori, funzionari, giornalisti, con prevalenza netta di repubblicani e mazziniani, fonda il 12 settembre 1880, 140 anni fa, la nostra attuale So.crem, società per la cremazione dei cadaveri. Dopo Lodi, Milano e Cremona si costruisce a Varese, non certo per caso, il quarto Tempio Crematorio dell’Italia unita. Erano i primi anni di un periodo felice per la città, di crescita economica, imprenditoriale, culturale e soprattutto turistica e che durerà fino al 1912. Preme ricordare qui i fondatori, personaggi amati ed illustri della Varese di fine 800. Primo presidente fu Cesare Veratti che avrebbe di fatto donato alla città nel 1882 “la Corte” come veniva chiamata allora, cioè il Palazzo Estense (oltre 77000 mq) con parco annesso. Milanese, banchiere, fu presidente dalla fondazione al 1886. Ugo Scuri, avvocato che con Rinaldo Arconati e Giuseppe Bolchini e Federico della Chiesa (vie della città portano il loro nome) difese operai ed operaie varesini; furono mazziniani, fondatori di società operaie di mutuo soccorso e soprattutto di giornali. Scuri, nato a Busto Arsizio, anticlericale, primo segretario della So.crem, fu sindaco di Varese. Tesoriere fu nominato l’avv. Giulio Cesare Bizzozero, poi assessore al Comune di Varese, fratello di Giulio Bizzozero, varesino, patologo di fama mondiale. Tra i fondatori l’ing. Luigi Riva, per 30 anni ingegnere municipale a Varese; Luigi Cremona, agrimensore (oggi si direbbe geometra), assessore nella giunta di Francesco Magatti ed infine quell’Angelo Poretti che, figlio di contadini di Vedano Olona, emigrò giovanissimo in Austria e poi in Boemia per tornare poi in Italia e creare la birreria Angelo Poretti, là dove l’acqua era “miracolosa” in quel di Induno Olona, presso la famosa “Fontana degli ammalati”. Ecco, questi erano tra gli attori, grandi personaggi, eccellenti professionisti, saldi nel tempo congiuntivo come in quello condizionale, imprenditori, fondatori di giornali, mazziniani i più e repubblicani accaniti nella piccola Italia monarchica e umbertina. Nel dopoguerra la So.crem, grazie alle presidenze di uomini saldi nei principi e validi nella conduzione è cresciuta in modo esponenziale per il numero di iscritti. Oggi il 62% dei defunti varesini vengono cremati, contro ad esempio il 43% dei gallaratesi ed il 53% dei bustocchi. Doveroso ricordare la lunga presidenza dell’avv. Mario Gallini (dal 1952 al 1995), di Franco Taco Henny (dal 1995 al 1999) e soprattutto quella del nostro incombustibile Ambrogio Vaghi, presidente dal 1999, in un periodo che ha visto un aumento di iscritti alla So.crem inimmaginabile solo vent’anni addietro. Ambrogio Vaghi, rimasto come tesoriere, ha lasciato la presidenza all’amico Ivo Bressan e da tre anni la So. crem è guidata da Alessandro Bonfadini.

Un bel mese di settembre 2020 si è chiuso con una spolverata alle pagine di storia locale e non. Come diceva Montanelli, restiamo comunque un popolo che vive solamente il presente, non conosce il passato, non vede quindi il futuro. È girata nel social una fulminante vignetta che vede Sergio Mattarella camminare al fianco di Virginia Raggi, sindaco di Roma.

“Sindaco, oggi è l’anniversario della Breccia di porta Pia “. Risposta della Raggi: “Sì ma le responsabilità sono delle precedenti amministrazioni”. La Raggi della vignetta rappresenta fedelmente il 70% del popolo italiano, in fatto di cultura storica. È giusto che venga confermata nella sua carica. Viva l’ItaGlia.

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