Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

SAPERLA LUNGA

RENATA BALLERIO - 08/10/2020

alrightIn una recente trasmissione televisiva, Roberto Vecchioni, nelle vesti di professore, ha spiegato una delle possibili origini della formula scaramantica: In bocca al lupo. Il lupo, secondo questa interpretazione, non c’entra, visto che è il risultato di una lenta trasformazione linguistica da un augurio greco che significava grosso modo: prendi la retta via. Senza dilungarci a esemplificare come i suoni del verbo greco abbiano per assonanza nella tradizione orale portato alla parola lupo, la lezione di Vecchioni sulle parole e sui modi di dire alimenta la curiosità, senza modificare – di fatto – il nostro linguaggio che vive anche di rassicuranti stereotipi. Infatti, avremo sempre bisogno di un augurio, anche senza l’assistenza di un vero lupo. Diverso è, invece, l’uso di espressioni, frutto o di ignoranza o di sfoggio di falsa cultura. O svuotate del vero senso storico. L’attualità ci offre lo spunto per riflettere sul limite e sul rischio di un uso poco consapevole di formule linguistiche. Un esempio è collegabile al mantra, detto, scritto su lenzuola appese alle finestre o su vignette di Whatsapp e, perfino, cantato da Elisa alcuni mesi fa: Andrà tutto bene. Chi lo percepiva come speranza, chi con disperata incredulità e chi come offesa al dolore del momento. Qualcuno, addirittura, lo associava ad una italica capacità di reazione. D’altra parte, Freud ci ha insegnato il potere magico del linguaggio. E insieme con il padre della psicanalisi alcuni studiosi ripetono spesso che “quando si nomina qualcosa, quel qualcosa diventa reale, trasformandosi in una immagine nella nostra mente capace di influenzare il nostro pensiero”. Ecco perché rimane importante quel “andrà tutto bene”.

Però molti, potremmo dire la maggioranza, non pensavano che quelle tre parole fossero i versi di una poesia. Il 1° ottobre si è spento Derek Mahon, quasi settantanovenne poeta irlandese, autore di quei versi, consegnati alla storia di questo surreale 2020 ma scritti nel 2011. Senza essere profeti si può immaginare (o temere) che Everything is Going To Be Alright verrà ricordato come simbolo di un anno funesto e non come una poesia di un importante, ma a volte trascurato, autore che ha affrontato sia la quotidianità di piccole cose sia la brutalità della storia. Il suo editore, annunciandone la morte, ha parlato di lui come di un artista puro e molti commenti in doverosi necrologi ne hanno fatto conoscere la sua potenza lirica.

Basti ricordare come i suoi versi seppero dare un respiro diverso, o meglio andare oltre al quasi dimenticato sanguinoso conflitto irlandese degli anni tra il Settanta e l’Ottanta. E non sarà un caso che il poeta Mahon, autore anche di una intensa raccolta dal titolo Live on Earth (si può ascoltare la sua voce recintante anche su YouTube) abbia davvero testimoniato il valore del vivere sulla terra, su questo nostro pianeta malato. Proprio per questo ci commuove pensare che scrisse fino a pochi giorni prima di morire poesie per quella che sarà una raccolta postuma e che quasi sicuramente sarà intitolata Whashing up, cioè Lavare.

Anche se non la leggeremo, ci sentiremo in dovere di pensare che dietro lo slogan che ci ha accompagnato per mesi c’è un grande poeta, quasi capostipite di un modo di vivere e di intendere la poesia. E pensare come sia limitante ogni interpretazione semplicistica e banalizzante. Questo in tutti i campi. Insomma, non rinunciare mai al bisogno di sapere di più. Forse più che in bocca al lupo dobbiamo stare attenti ai lupi che divorano la nostra curiosità.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login