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Opinioni

COVID/2 RIVOLUZIONE

LIVIO GHIRINGHELLI - 15/10/2020

disuguaglianzeLa grave crisi provocata dal Covid ha purtroppo accentuato le disuguaglianze sociali di fronte alla malattia e alla morte, lasciato incertezza nel progettare, quando non si tratti di un immobilismo dettato dalla pigra fedeltà a vecchi schemi e/o dalla paura che rimane al fondo rispetto alla necessità dell’ardimento. Si pensa di dover distribuire aiuti a pioggia a scopo elettorale, anziché concepire un piano articolato e organico di interventi a sanare vecchie carenze e squilibri, riconvertendo economia e società; perché non si può più ad esempio tollerare che la sanità venga sacrificata alle leggi dell’economia capitalistica del solo profitto a scapito d’ogni forma d’umanesimo e tutela della persona.

Siamo passati da presunti possessori che eravamo (grazie alla tecnologia, alla scienza) a posseduti dal pianeta, non riconoscendoci in stretto rapporto con tutta la biosfera. L’incertezza va comunque abitata, gestita l’angoscia con senso profondo di responsabilità e capacità di sperimentare percorsi nuovi, reimpostando la rotta e facendo della libertà il primo segno dell’intelligenza: va soprattutto intesa come esplorazione delle possibilità offerte nella costruzione del bene comune, evitando il pericolo di una grande rimozione. Questo in tempi in cui la spettacolarizzazione degli avvenimenti fa appunto da specchio alla rimozione della morte reale. Soprattutto si deve creare a dispetto d’ogni egoismo individualistico un profondo senso di empatia, oltre le strette esigenze della giustizia. E sempre più echeggia con forza il richiamo di Papa Francesco all’ecologia integrale.

Inquinamento diffuso, causato soprattutto dalle imprese, perturbazione degli ecosistemi, inediti apporti tra specie diverse hanno favorito indubbiamente, con la globalizzazione dei rapporti, l’insorgere della pandemia, e prospettano per fine secolo disastri ecologici in mancanza di rimedi immediati. Purtroppo lo spirito critico non si è ancora destato a sufficienza. Vanno altresì abbandonate concezioni deterministiche della storia, come le idolatrie della scienza. La vecchia metafisica si fondava sulla differenza ontologica tra il Dio eterno e l’essente, oscillante fra l’essere e il niente. La morte dell’essente, la nostra morte, non è e non può essere annientamento. Troppa enfasi comunque grava sull’individuo in un presentismo permanente, che rincorre i desideri dell’opinione pubblica. Di fronte al capitalismo selvaggio si impone il rischio dell’impopolarità. Ci stanno davanti col loro grido di protesta 80 milioni di profughi, reietti nelle periferie del mondo e delle nostre città. Anche il vaccino sarà riservato alla logica del privilegio? La possibilità di riflettere dataci dal lockdown va sprecata? Il coronavirus è stato un castigo, oppure una prova? Per cui bisogna trasformare l’evento in decisione e cambiamento di sensibilità, scommettendo sul futuro.

Dopo la cesura profonda aperta nella nostra vita va riscoperta la resilienza nel riprenderci dagli eventi estremi, anche perché ci sembra di ritrovarci in un corpo a corpo notturno con un Dio inconoscibile, che si lasci intuire alle spalle. Se l’insidia di un ritorno al passato è inaccettabile, bisogna comunque ripartire senza perdere la memoria. Ingenti devono essere gli investimenti in capitale umano, mutando stili di vita. Sfatata la legge dell’autoaccumulo del capitale a scapito dei valori della persona, anche il capitale educativo si autoaccumula di generazione in generazione, mentre nel lungo periodo solo l’accesso alla formazione e la diffusione delle conoscenze permette la risoluzione delle disuguaglianze.

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