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Garibalderie

LINGUA D’OCHE

ROBERTO GERVASINI - 05/02/2021

totoCol trascorrere del tempo mutano gli accenti ed i pensieri; mutano le bandiere e gli inni. Una dozzina di anni addietro qui da noi, nella culla, erano i secessionisti padani che volevano come inno di libertà un noto e lamentoso coro mestamente cantato da un popolo di schiavi in esilio, ebrei. Sarebbe stata una scelta geniale, precorritrice; del resto per tirar su il morale un coro funebre è sempre la cosa più adatta per coltivare il buonumore, naturalmente tra i membri della goliardia (“È morto un biscaro tapin tapun” sarebbe alla portata di tutte le ugole, anche secessioniste). Oggi, dopo più’ di due lustri, la questione si ripropone. Non è più in ballo l’Inno di Mameli che oggidì garba anche agli ex secessionisti di dieci anni fa; va cambiato solamente un nome. Gli schiavi son nel frattempo grandemente cresciuti in Italia.

“….dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Londra Iddio la creò”. Tutto qui.

La guerra era stata dichiarata da W. Churchill il 6 settembre 1943. Il primo ministro inglese capì allora che la lingua che domina il mondo conquista più bottini economici dell’occupazione di territori. Gli imperi dei territori venivano sostituiti dagli imperi delle menti e della cultura dominante. Amen.

L’invasione e la conquista con la tattica della RANA BOLLITA (si scalda l’acqua, e la rana gode, poi l’acqua bolle e la rana cuoce) è iniziata 75 anni fa. In Italia già allora era stata introdotta l’educazione a distanza.

Programmi radio, film, telefilm, musica e canzoni in inglese sono stati gli strumenti e lo sono tutt’ora, per vincere e stravincere la guerra. Tra 100 anni gli italiani avranno un posto di rilievo nel Museo dello Schiavismo di Liverpool, questo è certo. La Gran Bretagna è uscita dall’Europa Unita ma l’inglese resta in vigore. Peccato che ci sia l’inglese nell’ Europa Unita come lingua di lavoro e NON ci sia però l’italiano, diversamente dalla lingua francese, tedesca, spagnola. Lingua di lavoro in Europa vuol dire la lingua che viene usata per presentare progetti, partecipare a bandi, chiedere sussidi e finanziamenti. È stato stimato che la Gran Bretagna, grazie all’uso internazionale della lingua inglese, incassa 18 miliardi di euro ogni anno con l’indotto. La lingua italiana è rimasta lingua di lavoro europea fino al 1973 perché la colonizzazione, l’essere schiavizzati, fa parte del nostro DNA; abbiamo raggiunto la libertà e l’unità della nazione ultimissimi in Europa, perché il motto era ed è “Franza o Spagna, basta che se magna”.

Veri eroi della tavola gli italiani son sempre stati, anche americanizzati (Alberto Sordi docet). Sempre in tema di goliardia come non ridere delle famose tre “ I” della ministra Gelmini? Impresa, Informatica e Inglese. In Italia, Paese quasi invisibile sul mappamondo, è radunato il 65% dei beni culturali di tutto il globo, ma non contiamo nulla. Siamo via via decaduti in 30 anni dalla quarta potenza mondiale all’ottava/ nona e finiremo intorno alla ventesima prima del 2050. Come è possibile? Non esiste un mito culturale italiano congruo rispetto al patrimonio. Non esiste una difesa della nostra identità, della nostra lingua. Stiamo andando volontariamente verso il suicidio identitario. Eppure la lingua italiana pare sia la quarta tra le più studiate al mondo. La lirica, la letteratura, la moda, l’arte, l’ambiente, la storia, cosa mai spinge la gente a studiare l’italiano?

Noi italiani però sostituiamo termini facili con termini inglesi. Abbiamo infatti nientemeno che un ministro del Welfare che il contadino ultrasessantenne della Val Seriana o di Aspromonte capisce benissimo di cosa si occupa. Deficienti, non i contadini. Arriviamo a sponsorizzare artisti anglo sassoni, statunitensi, che magari son solamente bravi artigiani “pompati” dalla finanza internazionale. Musei statali comperano robaccia alle aste, perché l’artista sta sulle riviste internazionali e non si guarda fuori dall’uscio di casa dove si trova anche di meglio. La domanda è poi devastante: ma quale inglese conoscono gli italiani? Lo capiscono? Come lo parlano? Abbiamo sentito i rampolli al vertice dei partiti italiani; ci ricordano Toto’ e Peppino in piazza Duomo a Milano. Tuttavia la prova della stupidità italiota la fornisce la radio. La prova si svolge in meno di sessanta secondi: si fanno scorrere tutti i canali radio FM dalla frequenza più bassa alla massima. Dove si sente solo musica almeno 8 su 10 canali trasmettono canzoni in inglese di cui solo un’infima parte del popolo italiano capisce anche solo il senso, figuriamoci il testo. Esiste un canale di SOLO MUSICA ITALIANA che pare una stazione di riserva indiana dove soggiorno spesso. L’italiano gareggia col francese come lingua più dolce e musicale tra le tutte esistenti. Allora? Siamo ridicoli? Da una malattia si può guarire, da una identità persa non ci si risolleva più. Spariremo presto; come i celti, gli etruschi, i normanni….

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