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Editoriale

ORAZÌADE

MASSIMO LODI - 12/02/2021

????????????Speriamo in Orazio: Graecia capta ferum victorem cepit. La Grecia, conquistata dai Romani, conquistò il selvaggio vincitore. Draghi non è stato conquistato da nessuno, però deve render conto parlamentare ai conquistatori di Montecitorio e Palazzo Madama nell’anno 2018. I grillini innanzitutto, e poi la Lega. Gli uni e l’altra sostenitori del suo governo. Con nettezza la Lega, tra i singulti l’M5S. A seguire, la compagnia allargata: Pd, Forza Italia, Italia Viva, Leu, rimasugli vari.

Sul programma, chiarissimo il neo premier: poca roba e subito, in campo sanitario, economico-sociale, scolastico, giudiziario. Si direbbe: cose vecchie di buon senso, mai fatte o fatte male da una schiera di presunti homines novi. A proposito di uomini. Di donne. Di nomi. Dei prescelti -individuati con l’orecchio quirinalista ai partiti: 15 politici contro 8 tecnici- conteranno specialmente i ministri-chiave: a Economia, Transizione ecologica, Innovazione digitale. Sono loro il programma. Si va verso: 1) la rivalutazione della competenza, basta con l’uno vale uno; 2) il riconoscimento dell’unicità europea, stop agli sbiellati sovranismi; 3) una prospettiva di periodo, l’opposto dell’arrangiarsi day by day. Sbracamenti al bando, mutatis mutandis. Avanti con stile, regola, misura, equilibrio. In soffitta immagini volgari, pensieri vani, modelli banali. E sforzo massimo per dominare i propri risentimenti, nel segno indicato dal Colle.

Ora, il punto è: i citati partiti, sfasciatisi causa autoreferenzialità, fin quando daranno retta al Professore? E gliela daranno davvero, o fingeranno di? Siamo sicuri che gli ‘amici pro tempore’ non useranno Marione (The Mario One) come taxi di convenienza, al più presto riavviandosi ciascuno en solitaire per il suo tortuoso e obliquo sentiero? Quesito realistico, dubbi veri. Di qui l’auspicio unico: che il neo-inquilino di Chigi faccia come i Greci coi Romani. E dia contemporaneità all’Orazìade. Cioè: ottenuto oggi un sostegno obbligato dalle forze politiche, lo perpetui domani tramite una convinta adesione.

Si chiama processo di virtuosa osmosi in un ‘team di rivali’. Vale specialmente nel caso della Lega e dei Cinquestelle. La prima attesa da una definitiva svolta euro-atlantista (è l’ora delle felpe con su scritto Von der Leyen e Biden), i secondi disposti a chiudere nell’armadio for ever gilet gialli e il resto dell’abbigliamento vaffa-demagogico. Sperabile è che i due presidenti -Draghi in entente col Mattarella/Mattatore- riescano a modificare dall’esterno la composizione interna delle fazioni di Salvini e Grillo. Tenendone insieme il mosaico, ma cambiando i colori. È questo il restauro più importante di cui ha bisogno l’Italia. E di cui han bisogno i medesimi Salvini e Grillo, per non essere messi in liquidazione da chi li issò al vertice di Lega e Cinquestelle.

Infine, e circa il ruolo salvifico del banchiere-statista. Si sbaglia ad accreditargli voglie di grandeur. Meglio ripiegare sullo spirito da civil servant. Quello che lo ha sempre mosso e sembra ispirato da un passaggio di Pirandello nel Piacere dell’onestà: ‘È molto più facile essere un eroe, che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev’essere sempre’. Può accadere che un galantuomo da sempre, diventi eroe una volta tanto, costrettovi dall’obbedienza etica a un richiamo superiore. Non solo della Repubblica.

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