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Noterelle

L’ALTRA INFEZIONE

EMILIO CORBETTA - 12/03/2021

banchi a rotelle: servono?

banchi a rotelle: servono?

“Ma cosa sta succedendo?”, vien da chiederci. Ondate di ” positivi ” ai tamponi diagnostici si susseguono con un andamento quasi ritmico. I letti ospedalieri sembrano quasi svuotarsi e poi improvvisamente diventano insufficienti. Le categorie professionali, certi imprenditori, gruppi di così dette “partite IVA” a turno manifestano la loro incipiente miseria, mentre statistiche sociali rivelano l’aumento dei disoccupati. Tutti invocano aiuti dall’alto, incapaci di riprogettarsi in modo positivo contro la ((catarsi)) incombente crisi economica.

La pandemia sembra aver inibito la fantasia, l’intelligenza, l’inventiva degli imprenditori, alcuni dei quali sembrano capaci solo di sfornare mascherine taroccate, mentre “uomini d’affari” (o meglio forse feroci speculatori) si dicono capaci di manovrare grandi quantità di vaccini, offrendoli addirittura a stressati presidenti di Regione preoccupati per la salute dei loro cittadini. (La hanno?). Situazioni misteriose! Potrebbero essere tipi che si basano sull’ipotesi che tra qualche mese l’industria farmaceutica sarà ingolfata da milioni di boccette contenenti vaccini più o meno validi.

Viviamo nel mondo globale che permette a certi figuri, appunto “gli uomini d’affari”, di giocare nel mondo delle materie prime, ad esempio il petrolio greggio, acquistandolo all’origine e rivendendolo alla fine del tempo di trasporto, sfruttando gli aumenti avvenuti nei mesi di viaggio. Certo può andar male, ma loro sanno anche scomparire quando necessario, come evidentemente sanno sfruttare a loro favore le difficoltà in cui oggi si dibatte la medicina “per tutti”.

Nella sua piccola realtà il lavoratore disoccupato si chiede cosa stia succedendo, come l’artigiano non pagato dal cliente insolvente, lo studente che non può frequentare la scuola, l’impiegato che deve lavorare da casa e che nonostante tutto si sente fortunato perché il suo lavoro non è stato annullato. Vien da pensare che il protagonista di questa infezione, il virus maligno ed eclettico, non aggredisca solo i polmoni delle vittime ma anche i cervelli dei responsabili della amministrazione delle nazioni, che restano intorpiditi dall’evento infettivo globale.

In effetti non puoi scendere a patti con questa molecola micidiale che ubbidisce ciecamente alle inesorabili leggi che la natura le impone e che regolano la sua aggressività nei confronti dei nostri corpi, ospiti finali delle sue possibilità di sviluppo. La diplomazia non può nulla nei confronti della biologia. Non si deve essere dei geni per capire questo, ma quello che è incomprensibile è la nostra incapacità ad adeguarci alle leggi biologiche che non ammettono quello che chiamiamo “libertà”. Se in nome di questa “libertà” ci ribelliamo, veniamo inesorabilmente sconfitti, come sintetizzano le curve della mortalità e della morbilità della patologia stessa.

In noi è radicata l’illusoria convinzione che per vincere le malattie siano sufficienti i farmaci, le sostanze quasi miracolose che annullano la patologia, dimentichi dei successi in termini di salute ottenuti con le semplici seppur faticose sagge regole di igiene. Il virus, non percepibile dai nostri sensi, è però molto fragile nel mondo esterno e questo dovrebbe essere questo un punto a nostro favore per difenderci.

Una esperienza importante: il calpestare certi principi nell’allevare gli animali danneggia loro ma anche noi; in un allevamento igienicamente disastrato di castori è stato trovato il virus Covid 2 … Si sa anche che la resistenza agli antibiotici è favorita dalle condizioni e modalità di certi allevamenti e che se gli animali vivono in spazi più ampi hanno vita più salubre e non corrono il rischio d’essere portatori di patologie. Perché allora certi sfruttamenti? La voglia di maggio reddito suggerisce certi comportamenti: come al solito nulla di nuovo sotto il sole.

Come ho già detto, c’è tanta difficoltà a interpretare gli eventi. Cito un’esperienza recente; abbiamo un focolaio infettivo in un paese (area circoscritta): vacciniamo il maggior numero possibile di abitanti (70-80% della popolazione), ma non è un po’ la tardiva chiusura della porta della stalla …? Il vero rimedio è la prevenzione, non c’è dubbio, e poi il vaccino per essere efficace vuole molti giorni. Il vaccino è l’unica arma, c’è da accontentarci; ma se non si fa un controllo epidemiologico con area analoga non trattata, non possiamo valutare l’efficacia della operazione, cosa importante per essere certi di manovre veramente valide.

Altre criticità: abbiamo visto pubblicizzare i banchi con le rotelle e in certe località buttare ottimi materiali per dar spazio a questa novità, ma non c’è stata nessuna preoccupazione invece per la purificazione e sanificazione dell’aria degli ambienti. In certe località fu evidente e vivace la capacità d’assistenza domiciliare ai deboli in contrasto con episodi di sfruttamento speculativo della situazione: esorbitanti tariffe di noleggio di autolettighe oltre tutto taroccate. Cito ancora l’incapacità di modificare le tecniche di vendita nei negozi di fronte alle restrizioni imposte, mentre in certe ditte è stata vivace e rivoluzionaria la metodica di svolgere il lavoro. Proprio impossibile per altri seguire questo cammino? Impossibile per tutti avere quel minimo di saggezza necessario per prevenire il contagio?

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