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Economia

LA TENTAZIONE DEL DENARO

GIANFRANCO FABI - 25/06/2021

bonusLa ricerca della ricchezza è vecchia quanto il mondo. La descrizione più efficace l’ha data Virgilio nell’Eneide che commenta l’uccisione di Polidoro, figlio di Priamo ed Ecuba, da parte di Polimestore, re dei Traci cui i genitori lo avevano affidato, per impossessarsi del tesoro che il giovane portava con sé. E afferma con una delle frasi latine più studiate negli anni del liceo: “Quid non mortalia pectora cogis, / Auri sacra fames” che significa “a cosa non spingi i petti mortali, miserabile cupidigia dell’oro”.

Ma il denaro non è solo ricerca della ricchezza. La pretesa di risolvere con il denaro tutti i problemi del mondo è probabilmente più recente e ha avuto negli ultimi un particolare successo, un successo che rischia pericolosamente di essere ancora più forte con l’impiego dei fondi europei che dovrebbero iniziare ad arrivare alla fine dell’estate.

Negli ultimi anni infatti la politica italiana è stata contrassegnata dalla politica dei bonus, delle elargizioni, dei sostegni monetari che spesso rispondevano ad esigenze reali per i danni subiti dalla pandemia, ma altrettanto spesso nascevano da una logica assistenziale accompagnata dalla ricerca del consenso.

La storia sarebbe lunga, ma nel più recente passato possiamo ricordare gli 80 euro concessi da Governo Renzi nel 2014 per sostenere i redditi delle classi medio-basse. Per poi passare al reddito di cittadinanza, fortemente voluto dai Cinquestelle con la pretesa di “abolire la povertà”, salvo poi accorgersi che la povertà è dovuta molto più a fattori reali, come la salute, l’istruzione, l’emarginazione, che non a fattori semplicemente monetari. Sulla stessa linea anche quota 100 voluta dalla Lega. Quando poi è arrivata la pandemia e i bonus sono germogliati come fiori a primavera: dalle vacanze alle biciclette, dai monopattini alle baby sitter, dagli affitti ai lavori nei centro storici, i bonus hanno riempito pagine di leggi, decreti e istruzioni per l’uso. E hanno fatto aumentare i debiti dello Stato.

L’ultima proposta “monetaria” è venuta nelle scorse settimane dal segretario del Pd, Enrico Letta: diecimila euro per tutti i giovani al momento della maggiore età con una spesa finanziata da un aumento delle tasse di successione. Se è positivo il fatto che si proponga una spesa per i giovani senza ricorrere a nuovo debito, non è altrettanto positivo che si pensi di risolvere il problema dei giovani con una nuova elargizione.

Diecimila euro sono troppi per chi vive con i genitori e va studiare nell’università vicina a casa. Diecimila euro sono troppo pochi per chi ha bisogna di finanziare i propri studi in una città lontana, magari all’estero. ­

Elargire denaro è un comodo alibi quando non si riesce a rispondere alle necessità dei cittadini con servizi reali su misura delle persone. Realizzando una scuola a servizio degli studenti e non degli insegnanti, una università in grado di premiare il merito e avvicinare l’istruzione al sistema economico. Migliorando i servizi sanitari di base, la rete dei medici di famiglia, l’assistenza domiciliare: tutti elementi che hanno dimostrato la loro inadeguatezza di fronte alle ondate della pandemia.

Elargire denaro è il fallimento della politica. Se alcune iniziative possono essere utili, anzi indispensabili in momenti di emergenza, non dovrebbero comunque diventare misure permanenti. Anche per un motivo non secondario: stabilire dei limiti di reddito per ottenere questo o quel bonus costituisce un incentivo all’evasione fiscale e al lavoro nero. Chi evade è doppiamente “premiato”: pagando meno tasse e ricevendo anche contributi per i più diversi motivi.

 

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