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Editoriale

ROTTA DI COLLE

MASSIMO LODI - 09/07/2021

quirinaleRenzi fa endorsement: eleggere il nuovo presidente della Repubblica assieme alla destra. Ed è scandalo a sinistra. Toh e mah. Nel febbraio venturo, quando Mattarella -contrario a succedere a sé stesso- scenderà dal Colle, come pensa d’agire in Parlamento la sinistra? Urgono accordi tempestivi. Il semestre bianco è alle porte, i grillini sono dediti al masochismo, le amministrative d’autunno rischiano di far implodere la coalizione Pd-M5S.

La mancata intesa del 2015 (fu proprio Renzi a impedirla) costò l’affondamento della riforma costituzionale ideata dall’allora premier. Mandando in fumo il patto del Nazareno, evitò d’accordarsi con Berlusconi nella scelta dell’epigono di Napolitano. Il Cavaliere suggeriva Amato, il leader dei Dem puntò su Mattarella. Finale: Berlusconi, dopo aver votato a Montecitorio e Palazzo Madama il progetto riformista, fece campagna per il no al referendum. Allora aveva la forza d’indirizzare quattro-cinque milioni di voti. Quanto bastò al siluramento dell’epocale impresa e all’avvio del declino di Renzi, in precedenza conquistatore d’oltre il quaranta per cento dei consensi alle europee.

L’excursus serve a inquadrare la situazione d’oggi e di domani. Il ravveduto Renzi va sul pratico, indottovi dalla riduzione ai minimi termini del suo partito. Ma dovrebbe andarvi anche il Pd, e tanto più l’M5S, se resterà tale nella sua interezza, e figuriamoci nel caso in cui dovesse scindersi tra seguaci di Grillo e affiliati di Conte.

Insomma: bongré malgré, s’impone la trattativa. Al netto di pregiudizi su alleanze e nomi. Non è una bestemmia se, a pro d’una scelta di largo suffragio, quaglieranno Renzi e Salvini. E magari Letta e la Meloni con i reduci dell’armata pentastellata, che fra dissidenti e transfughi continua a rappresentare la maggior forza parlamentare. Nota a margine: Berlusconi non si propone lanciando un ballon d’essai. Ci crede davvero. Ragiona così: qualora nelle prime votazioni non si raggiungesse il quorum, dalla quarta in poi basterà la maggioranza semplice e potrò farcela. Salvini gli assicura sostegno, Renzi è pronto, la Meloni come può tirarsi indietro? Silvio immagina una permanenza di medio periodo al Quirinale: il tempo di consentire il bis governativo a Draghi nel 2023, dopo il voto per le nuove Camere. Poi un paio d’anni, al massimo tre, necessari a completare il rinascimento italiano. Insomma: Berlusconi al modo di Napolitano.

A sinistra giudicano fantascienza, se non eresia, l’ipotesi del trasloco da Arcore alla cima capitolina più nobile. Ma non calandosi dalla torre d’avorio d’una autoacclarata supremazia culturale, garante di vittoria a prescindere, rischiano la catastrofe. Il nome da contrapporre a Berlusconi ce l’hanno. È Prodi. Anziano anche lui (82 anni contro gli 84 di Berlu), ma adatto al compito di supplenza opportuno nell’attesa d’un Draghi giunto a conclusione del risanamento repubblicano e in pole per il soglio quirinalizio. Nel palazzo dei papi e dei re, ben ci starebbe l’autorevole creditore della gratitudine nazionale. Gli va conservato il posto mentre lui ci conserva la sopravvivenza.

 Ps

Dichiarazione di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, a ‘Repubblica’: la sinistra esiste se scende sulla terra. Ecco.

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